Elena Giglia coordina attualmente
l'Ambito 6 "Scienze storiche e filosofiche, pedagogiche e psicologiche"
del Sistema Bibliotecario di Ateneo dell'Università di Torino. Fa parte della
"Commissione Nazionale Università e Ricerca" dell'AIB. Ha lavorato presso la
Divisione Biblioteche dell'Università di Milano, presso la Biblioteca Centrale
di Economia e presso la Biblioteca Centralizzata di Medicina dell’Università di
Torino. Si interessa - oltre che dei suoi tre bimbi - di Open Access, di strategie di ricerca
dell’informazione biomedica e di integrazione fra risorse informative e sistemi
avanzati di e-learning.
La giornata dell'8 maggio 2008, dedicata a "Open Access, digital preservation e deposito legale: policy, progetti e servizi per la
ricerca", tenutasi presso le sale della Biblioteca Centrale "Guglielmo
Marconi" del Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma, prevedeva un programma
denso di comunicazioni sull'Open Access
nelle sue diverse declinazioni, a livello europeo, nazionale, istituzionale per
il CNR ospite, disciplinare.
Come ha ricordato Paola De Castro dell'Istituto Superiore di
Sanità nel suo originalissimo intervento, corredato di suggestive immagini,
l'Open Access è la nostra finestra sul
mondo: al tempo stesso proietta noi verso il mondo - via Internet possiamo
vedere molto lontano - e consente al mondo di vedere noi. Pregio del
convegno è stato di offrire, insieme con lo stato dell'arte sui progetti in
corso, alcune interessanti visioni dei possibili scenari futuri, e delle vie
percorribili verso un Open Access più
maturo e incisivo per il mondo della ricerca: cercheremo di darne conto per
parole chiave, seguendo le linee comuni o leggendo in controluce i numerosi
interventi.
Le "politiche", innanzitutto: dei passi che sta compiendo
l'Unione Europea verso un accesso pieno e libero alla comunicazione scientifica
ha parlato Celina Ramjoué, della
Commissione Europea - DG Ricerca. Basandosi sui pilastri dell'Agenda di Lisbona,
del progetto i2010 e della creazione dell'ERA, European Research Area quale mercato interno
della conoscenza, l'Europa gioca il duplice ruolo di legislatore - nel trattato
di Lisbona in via di ratifica l'art. 179 prevede esplicitamente la libera
circolazione di ricercatori, conoscenza scientifica e tecnologia - e di ente
finanziatore della ricerca, con tutto l'interesse a migliorare l'efficienza
degli investimenti e il ritorno sugli investimenti stessi. Nello sforzo di
creazione di un continuum nella ricerca
e nella sua disseminazione, che accresca la competitività dell'Europa, diversi
sono i piani di azione, secondo una strategia step by step che tenga conto del valore e
degli interessi degli attori coinvolti: ciò è valido sia per la valorizzazione
dell'eredità culturale (il lancio di Europeana, la biblioteca digitale europea,
è previsto per la fine di quest'anno) sia per la creazione di infrastrutture che
sostengano adeguatamente la ricerca (programma E-Infrastructure), sia per la questione
dell'accesso, disseminazione e preservazione dell'informazione: si sono
susseguiti, a partire dall'indagine
sull'editoria del 2006, le comunicazioni della Commissione (COM2007-56),
le conclusioni
del Consiglio sull'accesso all'informazione, le linee
guida dell'European Research Council sul deposito in Open Access dei risultati delle ricerche
finanziate con fondi europei. Una nota pratica a chiosa dell'intervento: già nel
VII
programma quadro è previsto che il costo sostenuto per le spese di
pubblicazione dei risultati delle ricerche possa essere rimborsato.
Francis André,
dell' INIST-CNR francese ha invece illustrato gli sforzi di ristrutturazione in
corso nell'intera area della ricerca di oltralpe, dove il Ministero sta pensando
a politiche Open Access nazionali. La
logica è di dare maggiore visibilità alle istituzioni, e la via scelta è proprio
quella dell'accesso aperto ai risultati della ricerca: la nuova ANR, Agence Nationale de la Recherche, richiederà
il deposito delle ricerche finanziate con fondi pubblici in HAL, la
piattaforma nazionale OA nata sotto l'ombrello istituzionale del Ministero
stesso, che prevede una logica distribuita e - rispetto ai depositi
istituzionali locali - un controllo di qualità centrale. A questo si
affianca una politica culturale, che prevede che AERES, Agence pour l'évaluation de la Recherche et
Enseignement Supérieur, tenga conto nelle logiche di valutazione anche
delle pubblicazioni archiviate nei depositi istituzionali.
Quanto alle
politiche istituzionali, Salvatore Mele
(CERN), oltre a presentare lo stato di avanzamento del progetto SCOAP3 per convertire in Open Access l'editoria della fisica delle alte
energie, ha posto l'accento sul valore relativo e sui limiti reali delle policies di mandato istituzionale: non basta
che l'ente - come il CERN dal 2005 - obblighi al deposito nel proprio deposito
istituzionale, perché in certe discipline la percentuale di autoarchiviazione
resta comunque dello 0%. Nella fattispecie, al CERN la biblioteca supplisce con
uno scarico diretto da ArXiv, in modo da aver la copertura totale dei papers prodotti, ma la lezione appresa è che
gli autori autoarchiviano solo se vedono un riscontro immediato al loro sforzo,
che nel caso del più consolidato archivio disciplinare è evidente in termini di
rapidità di disseminazione e di aumento di citazioni.
La linea indicata
per il futuro è quindi quella dell'attenzione costante ai ricercatori, per
accrescere la consapevolezza dei reali vantaggi dell'Open Access. Su questo
ha concordato anche il citato intervento di Paola De Castro, che ha puntualizzato come la
ratifica del mandato istituzionale all'Istituto Superiore di Sanità non sia il
termine di un percorso ma piuttosto il punto di partenza, l'avvio di quel
cambiamento culturale che si raggiunge solo con uno sforzo di sensibilizzazione
dei ricercatori.
Un percorso analogo, seppure con passo e tempi
differenti, si sta compiendo anche all'interno del CNR stesso, come dimostrano
gli interventi di Brunella Sebastiani, di
Stefania Biagioni e Alberto Salvati che hanno sottolineato
rispettivamente il valore di deposito legale per le pubblicazioni scientifiche
presso il CNR, secondo la legge 106/2004; il valore della gestione del ciclo
completo del documento scientifico, obiettivo del progetto PUMA - Publication Management; la necessità di
interfacce evolute per la gestione della sempre crescente massa di dati
strutturati e non attraverso il text
mining, il data mining, e il KDD
(Knowledge Discovery in Database), di
cui ha fornito un buon esempio con il software che gestisce la Intranet del CNR: dai
termini estratti si procede alla "clusterizzazione" con algoritmi di analisi e
quindi alla successiva estrazione di nuovi metadati che portano a nuove
aggregazioni in base alla domanda formulata.
La seconda linea guida è
quella della "cooperazione", suggerita già da Celina Ramjoué ma cifra di lettura di quasi
tutti gli interventi con diverse sfumature, dalla citata Biagioni a Maurizio Lunghi che ha presentato gli sforzi
della Fondazione Rinascimento Digitale a Domenico Dellisanti (CILEA) che ha
sottolineato non solo la necessità di condivisione delle risorse ma anche della
collaborazione fra editori e ricercatori nel rispetto dei diversi punti di
vista.
Esemplari, in questo senso, due interventi: quello di Paola Gargiulo (CASPUR), che ha mostrato
l'evoluzione di PLEIADI, la
piattaforma per la disseminazione della ricerca italiana curato da CASPUR e
CILEA, con la personalizzazione nella logica del Web 2.0 - alerting, RSS feed o l'esportazione in del.icio.us e
Facebook - e ha presentato i nuovi servizi realizzati su Openarchives.it, il portale per la
comunità Open Access italiana: da WIKi-Italia Open Access che intende essere un punto di
aggregazione e di riferimento aggiornato per informazioni, link e buone
pratiche, alla lista di discussione OA Italia.
Donatella Castelli (CNR –ISTI,
Pisa) ha fatto il punto sul progetto europeo DRIVER e la sua mission di
costruire un'infrastruttura sostenibile a sostegno della disseminazione della
ricerca, senza duplicare gli sforzi ma anzi coordinando e mettendo in comune le
competenze e i servizi già realizzati, in vista di una confederazione europea di
depositi Open Access. Dal punto di vista
organizzativo, si è ancora alla ricerca di una configurazione possibile e
condivisa, ma per l'Italia la nota dolente è che manca un referente a livello
nazionale.
La terza parola chiave è "innovazione", sempre legata a
"sperimentazione". Suggestivo a questo proposito il paragone suggerito da Frans Lettenstrom (Springer) con il ciclo
dell'evoluzione della vita: Internet sarebbe il meteorite che ha cambiato in
modo radicale l'ambiente, per cui sono mutate le esigenze - dalla stampa
all'online, dal testo al multimedia, dal veloce all'immediato, dal browsing al searching, dal reading al mining - e al momento attuale non si sa quale
sarà il modello che meglio saprà adattarsi e sopravvivere a queste mutate
condizioni ambientali… anche se l'Open
Access sembra il discendente diretto delle comunicazioni fra scienziati
del secolo XVII, e sembra aver meglio colto le potenzialità del nuovo.
"Innovazione" ha avuto diverse declinazioni durante la giornata: in primis le sperimentazioni sulla
sostenibilità economica, con il citato progetto SCOAP3 per la fisica e
il nuovo approccio di Springer nelle inedite soluzioni in corso di
sperimentazione con la Max Planck
Gesellschaft, con le Università e la Royal Library in Olanda o con l'Università di
Goettingen in Germania per una "institution fee" in virtù della quale tutti i
ricercatori dell'ente possono pubblicare con l'opzione Open Choice. Il concetto che le spese di
pubblicazione siano parte delle spese per la ricerca sembra ormai acquisito,
purché rientrino - come ha sottolineato Francis
André - nei limiti della ragionevolezza.
Di sperimentazioni
editoriali hanno invece parlato Marco
Cassi (EBSCO) presentando Open Science Directory, un progetto di
interrogazione one stop shopping delle
pubblicazioni Open, e auspicando la
ricerca condivisa di uno sviluppo sostenibile nel rispetto dei differenti ruoli,
e Patrizia Cotoneschi (Firenze University Press) che ha mostrato il nuovo
sito e il nuovo catalogo FUP con
strumenti interattivi e accesso semantico e il progetto EPI, Electronic Publishing Infrastructure,
piattaforma integrata per gestire progettazione, produzione, disseminazione e
vendita dei prodotti editoriali. Nell'ottica della sperimentazione di
modelli Open Access, valutati gli
aspetti economici e culturali legati alle singole discipline - all'interno delle
quali vanno ricercate soluzioni ad hoc -, FUP
partecipa anche al progetto europeo di editoria Open Access nelle scienze umane OAPEN.
Innovazione come rivitalizzazione
è stata la tendenza evidenziata dall'intervento di Maria Cassella (Università di Torino), sulla
base del postulato secondo cui è necessario il cambiamento tanto nella green quanto nella gold road - sempre più frammiste secondo
Guédon [1] - perché gli utenti si evolvono ancora
più velocemente, come attestato dalle istanze del Web 2.0. Cassella si è
soffermata sulle novità a livello politico – le raccomandazioni
della EUA, European Academic
Association sul deposito in archivi OA, i mandati dipartimentali che
sembrano più efficaci di quelli istituzionali -; a livello editoriale - i
percorsi interagenti del "Lund Virtual Medical Journal" che attinge direttamente
dal deposito istituzionale; gli esperimenti già ricordati di un nuovo tipo di
supporto economico -; a livello gestionale - le nuove release dei software per archivi aperti che tengano conto
delle esigenze di versioning, e di
strumenti Web 2.0; interfacce semplificate; maggiore attenzione alle reali
esigenze dei ricercatori e alla maggiore integrazione con il workflow quotidiano: perché gli "archivi
istituzionali", che già nel nome evocano staticità, conservazione e ufficialità
non possono piuttosto evolversi in strumenti agili di creazione di contenuti e
supporto alle attività di ricerca? E perché non evocare anche un maggiore appeal a partire dal nome? "Depositi
personali" indicherebbe una centralità del ricercatore e valorizzerebbe
l'aspetto di vetrina della propria produzione [2].
Di innovazione e cambiamento
nella cultura della valutazione, qualificandola come una vera e propria sfida,
ha invece parlato Susanna Mornati (CILEA)
presentando il modulo SURPLUS, un supporto
applicativo per la gestione integrata delle informazioni, interoperabile con i
sistemi gestionali già presenti negli Atenei ma che mira a una interfaccia
privilegiata con il deposito istituzionale: valorizzare il deposito
istituzionale rendendolo strumento base sia nel workflow del ricercatore sia sul desktop dell'amministrativo, che deve
raccogliere e trasmettere i dati utili, significa farne il perno del sistema
valutazione-finanziamento della ricerca. Ciò potrebbe costituire una leva
del cambiamento e al tempo stesso, facendo del deposito istituzionale il punto
di raccolta unificato per dati, metadati e fulltext dei prodotti della ricerca, potrebbe
ottenere il duplice risultato di semplificare i flussi di lavoro e di garantire
la massima visibilità alla produzione scientifica dell'ente.
Un ultimo
cenno al secondo tema della giornata, il deposito legale, di cui si sono
occupati trasversalmente molti degli interventi: Patrizia Cotoneschi ha parlato della politica
di deposito volontario presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze di
tutte le pubblicazioni FUP dal 2000; Brunella
Sebastiani delle convenzioni in corso di stipula fra gli editori e la
Biblioteca del CNR per il deposito legale delle pubblicazioni di area
scientifica. Antonia Ida Fontana
(Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze) ha tracciato un quadro dettagliato
dello stato dell'arte normativo, tecnologico e gestionale della questione,
ponendo molti interrogativi aperti per il futuro, dai criteri di selezione dei
testi da conservare ai problemi legali a quelli tecnologici legati alla
conservazione - il progetto "Magazzini Digitali II" ha compiuto un'opzione
decisa verso il principio dell'emulazione - insistendo comunque sul valore
fondante della cooperazione fra i diversi attori coinvolti.
Note
Guédon, Jean Claude, Mixing and matching the green and the gold road -
Take two, "Serials review", March 2008, 34 (1), pp. 41-51,
<doi:10.1016/j.serrev.2007.12.008>
Bankier, Jean Gabriel - Perciali,
Irene, The Institutional Repository
rediscovered: what can a University do for Open Access publishing?,
"Serials review", March 2008, 34 (1), pp. 21-26
<doi:10.1016/j.serrev.2007.12.003>.