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trimestrale - ISSN 1121-0095, e-ISSN 1594-2201

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Supplemento elettronico alla versione analogica del n. 1-2, a. 26, gennaio-giugno 2008

Open Access, digital preservation e deposito legale: policy, progetti e servizi per la ricerca, Roma, CNR, 8 maggio 2008
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Elena Giglia
Università di Torino - elena.giglia@unito.it

Elena Giglia coordina attualmente l'Ambito 6 "Scienze storiche e  filosofiche, pedagogiche e psicologiche" del Sistema Bibliotecario di Ateneo dell'Università di Torino. Fa parte della "Commissione Nazionale Università e Ricerca" dell'AIB. Ha lavorato presso la Divisione Biblioteche dell'Università di Milano, presso la Biblioteca Centrale di Economia e presso la Biblioteca Centralizzata di Medicina dell’Università di Torino. Si interessa - oltre che dei suoi tre bimbi - di Open Access, di strategie di ricerca dell’informazione biomedica e di integrazione fra risorse informative e sistemi avanzati di e-learning.

La giornata dell'8 maggio 2008, dedicata a "Open Access, digital preservation e deposito legale: policy, progetti e servizi per la ricerca", tenutasi presso le sale della Biblioteca Centrale "Guglielmo Marconi" del Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma, prevedeva un programma denso di comunicazioni sull'Open Access nelle sue diverse declinazioni, a livello europeo, nazionale, istituzionale per il CNR ospite, disciplinare.

Come ha ricordato Paola De Castro dell'Istituto Superiore di Sanità nel suo originalissimo intervento, corredato di suggestive immagini, l'Open Access è la nostra finestra sul mondo: al tempo stesso proietta noi verso il mondo - via Internet possiamo vedere molto lontano - e consente al mondo di vedere noi.
Pregio del convegno è stato di offrire, insieme con lo stato dell'arte sui progetti in corso, alcune interessanti visioni dei possibili scenari futuri, e delle vie percorribili verso un Open Access più maturo e incisivo per il mondo della ricerca: cercheremo di darne conto per parole chiave, seguendo le linee comuni o leggendo in controluce i numerosi interventi.

Le "politiche", innanzitutto: dei passi che sta compiendo l'Unione Europea verso un accesso pieno e libero alla comunicazione scientifica ha parlato Celina Ramjoué, della Commissione Europea - DG Ricerca. Basandosi sui pilastri dell'Agenda di Lisbona, del progetto i2010 e della creazione dell'ERA, European Research Area quale mercato interno della conoscenza, l'Europa gioca il duplice ruolo di legislatore - nel trattato di Lisbona in via di ratifica l'art. 179 prevede esplicitamente la libera circolazione di ricercatori, conoscenza scientifica e tecnologia - e di ente finanziatore della ricerca, con tutto l'interesse a migliorare l'efficienza degli investimenti e il ritorno sugli investimenti stessi.
Nello sforzo di creazione di un continuum nella ricerca e nella sua disseminazione, che accresca la competitività dell'Europa, diversi sono i piani di azione, secondo una strategia step by step che tenga conto del valore e degli interessi degli attori coinvolti: ciò è valido sia per la valorizzazione dell'eredità culturale (il lancio di Europeana, la biblioteca digitale europea, è previsto per la fine di quest'anno) sia per la creazione di infrastrutture che sostengano adeguatamente la ricerca (programma E-Infrastructure), sia per la questione dell'accesso, disseminazione e preservazione dell'informazione: si sono susseguiti, a partire dall'indagine sull'editoria del 2006, le comunicazioni della Commissione (COM2007-56), le conclusioni del Consiglio sull'accesso all'informazione, le linee guida dell'European Research Council sul deposito in Open Access dei risultati delle ricerche finanziate con fondi europei. Una nota pratica a chiosa dell'intervento: già nel VII programma quadro è previsto che il costo sostenuto per le spese di pubblicazione dei risultati delle ricerche possa essere rimborsato.

Francis André, dell' INIST-CNR francese ha invece illustrato gli sforzi di ristrutturazione in corso nell'intera area della ricerca di oltralpe, dove il Ministero sta pensando a politiche Open Access nazionali. La logica è di dare maggiore visibilità alle istituzioni, e la via scelta è proprio quella dell'accesso aperto ai risultati della ricerca: la nuova ANR, Agence Nationale de la Recherche, richiederà il deposito delle ricerche finanziate con fondi pubblici in HAL, la piattaforma nazionale OA nata sotto l'ombrello istituzionale del Ministero stesso, che prevede una logica distribuita e - rispetto ai depositi istituzionali locali - un controllo di qualità centrale.
A questo si affianca una politica culturale, che prevede che AERES, Agence pour l'évaluation de la Recherche et Enseignement Supérieur, tenga conto nelle logiche di valutazione anche delle pubblicazioni archiviate nei depositi istituzionali.

Quanto alle politiche istituzionali, Salvatore Mele (CERN), oltre a presentare lo stato di avanzamento del progetto SCOAP3  per convertire in Open Access l'editoria della fisica delle alte energie, ha posto l'accento sul valore relativo e sui limiti reali delle policies di mandato istituzionale: non basta che l'ente - come il CERN dal 2005 - obblighi al deposito nel proprio deposito istituzionale, perché in certe discipline la percentuale di autoarchiviazione resta comunque dello 0%. Nella fattispecie, al CERN la biblioteca supplisce con uno scarico diretto da ArXiv, in modo da aver la copertura totale dei papers prodotti, ma la lezione appresa è che gli autori autoarchiviano solo se vedono un riscontro immediato al loro sforzo, che nel caso del più consolidato archivio disciplinare è evidente in termini di rapidità di disseminazione e di aumento di citazioni.

La linea indicata per il futuro è quindi quella dell'attenzione costante ai ricercatori, per accrescere la consapevolezza dei reali vantaggi dell'Open Access.
Su questo ha concordato anche il citato intervento di Paola De Castro, che ha puntualizzato come la ratifica del mandato istituzionale all'Istituto Superiore di Sanità non sia il termine di un percorso ma piuttosto il punto di partenza, l'avvio di quel cambiamento culturale che si raggiunge solo con uno sforzo di sensibilizzazione dei ricercatori.

Un percorso analogo, seppure con passo e tempi differenti, si sta compiendo anche all'interno del CNR stesso, come dimostrano gli interventi di Brunella Sebastiani, di Stefania Biagioni e Alberto Salvati che hanno sottolineato rispettivamente il valore di deposito legale per le pubblicazioni scientifiche presso il CNR, secondo la legge 106/2004; il valore della gestione del ciclo completo del documento scientifico, obiettivo del progetto PUMA - Publication Management; la necessità di interfacce evolute per la gestione della sempre crescente massa di dati strutturati e non attraverso il text mining, il data mining, e il KDD (Knowledge Discovery in Database), di cui ha fornito un buon esempio con il software che gestisce la Intranet del CNR: dai termini estratti si procede alla "clusterizzazione" con algoritmi di analisi e quindi alla successiva estrazione di nuovi metadati che portano a nuove aggregazioni in base alla domanda formulata.

La seconda linea guida è quella della "cooperazione", suggerita già da Celina Ramjoué ma cifra di lettura di quasi tutti gli interventi con diverse sfumature, dalla citata Biagioni a Maurizio Lunghi che ha presentato gli sforzi della Fondazione Rinascimento Digitale a Domenico Dellisanti (CILEA) che ha sottolineato non solo la necessità di condivisione delle risorse ma anche della collaborazione fra editori e ricercatori nel rispetto dei diversi punti di vista.

Esemplari, in questo senso, due interventi: quello di Paola Gargiulo (CASPUR), che ha mostrato l'evoluzione di PLEIADI, la piattaforma per la disseminazione della ricerca italiana curato da CASPUR e CILEA, con la personalizzazione nella logica del Web 2.0 - alerting, RSS feed o l'esportazione in del.icio.us e Facebook - e ha presentato i nuovi servizi realizzati su Openarchives.it, il portale per la comunità Open Access italiana: da WIKi-Italia Open Access che intende essere un punto di aggregazione e di riferimento aggiornato per informazioni, link e buone pratiche, alla lista di discussione OA Italia.

Donatella Castelli (CNR –ISTI, Pisa) ha fatto il punto sul progetto europeo DRIVER e la sua mission di costruire un'infrastruttura sostenibile a sostegno della disseminazione della ricerca, senza duplicare gli sforzi ma anzi coordinando e mettendo in comune le competenze e i servizi già realizzati, in vista di una confederazione europea di depositi Open Access. Dal punto di vista organizzativo, si è ancora alla ricerca di una configurazione possibile e condivisa, ma per l'Italia la nota dolente è che manca un referente a livello nazionale.

La terza parola chiave è "innovazione", sempre legata a "sperimentazione". Suggestivo a questo proposito il paragone suggerito da Frans Lettenstrom (Springer) con il ciclo dell'evoluzione della vita: Internet sarebbe il meteorite che ha cambiato in modo radicale l'ambiente, per cui sono mutate le esigenze - dalla stampa all'online, dal testo al multimedia, dal veloce all'immediato, dal browsing al searching, dal reading al mining - e al momento attuale non si sa quale sarà il modello che meglio saprà adattarsi e sopravvivere a queste mutate condizioni ambientali… anche se l'Open Access sembra il discendente diretto delle comunicazioni fra scienziati del secolo XVII, e sembra aver meglio colto le potenzialità del nuovo.

"Innovazione" ha avuto diverse declinazioni durante la giornata: in primis le sperimentazioni sulla sostenibilità economica, con il citato progetto 
SCOAP3 per la fisica e il nuovo approccio di Springer nelle inedite soluzioni in corso di sperimentazione con la Max Planck Gesellschaft, con le Università e la Royal Library in Olanda o con l'Università di Goettingen in Germania per una "institution fee" in virtù della quale tutti i ricercatori dell'ente possono pubblicare con l'opzione Open Choice.
Il concetto che le spese di pubblicazione siano parte delle spese per la ricerca sembra ormai acquisito, purché rientrino - come ha sottolineato Francis André - nei limiti della ragionevolezza.

Di sperimentazioni editoriali hanno invece parlato Marco Cassi (EBSCO) presentando Open Science Directory, un progetto di interrogazione one stop shopping delle pubblicazioni Open, e auspicando la ricerca condivisa di uno sviluppo sostenibile nel rispetto dei differenti ruoli, e Patrizia Cotoneschi (Firenze University Press) che ha mostrato il nuovo sito e il nuovo catalogo FUP con strumenti interattivi e accesso semantico e il progetto EPI, Electronic Publishing Infrastructure, piattaforma integrata per gestire progettazione, produzione, disseminazione e vendita dei prodotti editoriali. Nell'ottica della sperimentazione di modelli Open Access, valutati gli aspetti economici e culturali legati alle singole discipline - all'interno delle quali vanno ricercate soluzioni ad hoc -, 
FUP partecipa anche al progetto europeo di editoria Open Access nelle scienze umane OAPEN.

Innovazione come rivitalizzazione è stata la tendenza evidenziata dall'intervento di Maria Cassella (Università di Torino), sulla base del postulato secondo cui è necessario il cambiamento tanto nella green quanto nella gold road - sempre più frammiste secondo Guédon [1] - perché gli utenti si evolvono ancora più velocemente, come attestato dalle istanze del Web 2.0. Cassella si è soffermata sulle novità a livello politico – le raccomandazioni della EUA, European Academic Association sul deposito in archivi OA, i mandati dipartimentali che sembrano più efficaci di quelli istituzionali -; a livello editoriale - i percorsi interagenti del "Lund Virtual Medical Journal" che attinge direttamente dal deposito istituzionale; gli esperimenti già ricordati di un nuovo tipo di supporto economico -; a livello gestionale - le nuove release dei software per archivi aperti che tengano conto delle esigenze di versioning, e di strumenti Web 2.0; interfacce semplificate; maggiore attenzione alle reali esigenze dei ricercatori e alla maggiore integrazione con il workflow quotidiano: perché gli "archivi istituzionali", che già nel nome evocano staticità, conservazione e ufficialità non possono piuttosto evolversi in strumenti agili di creazione di contenuti e supporto alle attività di ricerca? E perché non evocare anche un maggiore appeal a partire dal nome? "Depositi personali" indicherebbe una centralità del ricercatore e valorizzerebbe l'aspetto di vetrina della propria produzione [2].

Di innovazione e cambiamento nella cultura della valutazione, qualificandola come una vera e propria sfida, ha invece parlato Susanna Mornati (CILEA) presentando il modulo SURPLUS, un supporto applicativo per la gestione integrata delle informazioni, interoperabile con i sistemi gestionali già presenti negli Atenei ma che mira a una interfaccia privilegiata con il deposito istituzionale: valorizzare il deposito istituzionale rendendolo strumento base sia nel workflow del ricercatore sia sul desktop dell'amministrativo, che deve raccogliere e trasmettere i dati utili, significa farne il perno del sistema valutazione-finanziamento della ricerca.
Ciò potrebbe costituire una leva del cambiamento e al tempo stesso, facendo del deposito istituzionale il punto di raccolta unificato per dati, metadati e fulltext dei prodotti della ricerca, potrebbe ottenere il duplice risultato di semplificare i flussi di lavoro e di garantire la massima visibilità alla produzione scientifica dell'ente.

Un ultimo cenno al secondo tema della giornata, il deposito legale, di cui si sono occupati trasversalmente molti degli interventi: Patrizia Cotoneschi ha parlato della politica di deposito volontario presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze di tutte le pubblicazioni FUP dal 2000; Brunella Sebastiani delle convenzioni in corso di stipula fra gli editori e la Biblioteca del CNR per il deposito legale delle pubblicazioni di area scientifica. Antonia Ida Fontana (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze) ha tracciato un quadro dettagliato dello stato dell'arte normativo, tecnologico e gestionale della questione, ponendo molti interrogativi aperti per il futuro, dai criteri di selezione dei testi da conservare ai problemi legali a quelli tecnologici legati alla conservazione - il progetto "Magazzini Digitali II" ha compiuto un'opzione decisa verso il principio dell'emulazione - insistendo comunque sul valore fondante della cooperazione fra i diversi attori coinvolti.


Note 

 
  1. Guédon, Jean Claude, Mixing and matching the green and the gold road - Take two, "Serials review", March 2008, 34 (1), pp. 41-51, <doi:10.1016/j.serrev.2007.12.008>
  2. Bankier, Jean Gabriel - Perciali, Irene, The Institutional Repository rediscovered: what can a University do for Open Access publishing?, "Serials review", March 2008, 34 (1), pp. 21-26 <doi:10.1016/j.serrev.2007.12.003>.

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