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trimestrale - ISSN 1121-0095, e-ISSN 1594-2201

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Supplemento elettronico alla versione analogica del n. 3-4, a. 26, luglio-dicembre 2008

Di ritorno dall'ICOLC Fall 2008, München 19-22 Ottobre. Alcuni spunti di riflessione
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Maria Cassella
Università di Torino - maria.cassella@unito.it

Laureata in Lingue, ha diretto dal 1997 la biblioteca d'ateneo dell'Università "Partenope" di Napoli  e quasi fin da sùbito ha collaborato con CIBER. Ha partecipato al gruppo di lavoro di ITALE per la catalogazione UNIMARC del libro antico. All'Università di Torino dal 2005, è oggi coordinatore per le Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche del sistema bibliotecario universitario. Redattrice di "AIDAlampi" e parte del gruppo di lavoro del Wiki italiano sull'Open Access. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni, tutte rigorosamente su E-Lis, e attività didattica sulla misurazione e valutazione delle raccolte digitali.

Segue una nota in e-mail di Ezio.Tarantino@uniroma1.it

La sessione autunnale europea dell'ICOLC 2008 si è tenuta quest'anno a Monaco di Baviera.

I convegni dell'ICOLC sono in genere molto densi e non è possibile commentare tutto ciò che viene relazionato e discusso nelle diverse sessioni del convegno ma, come sempre accade, alcune presentazioni hanno di fatto indotto i partecipanti a riflessioni più profonde delle altre e su queste mi soffermerò di seguito.

La sessione sulle Exit strategies ha messo in evidenza ancora una volta come per trovare delle alternative reali ai contratti di Big Deal il mondo delle biblioteche e dei consorzi debba cercare un dialogo proficuo con gli editori e prendere in considerazione seriamente l'Open Access e la sua possibile combinazione con i modelli commerciali.

Ralf Schimmer della Max Planck Gesellschaft ha descritto nei dettagli l'accordo concluso nel 2008 tra la sua organizzazione, cui fanno capo 78 istituti di ricerca e 74 biblioteche in tutta la Germania, e l'editore Springer.
L'accordo consente ai ricercatori della Max Planck di partecipare gratuitamente al programma author-pays di Springer, denominato "Open Choice", per tutta la durata del contratto. La rottura iniziale delle trattative a Novembre 2007 ha avuto il grande vantaggio di ridurre i costi complessivi del contratto di licenza firmato dalla Max Planck. Il fattore locale potrebbe aver giocato un ruolo strategico per il successo dell'accordo, ma la strada è segnata e Springer sta per annunciare la firma di un contratto molto simile con un consorzio negli Stati Uniti.

Le successive due presentazioni della sessione e cioè quella di Nol Verhagen dell'Università di Amsterdam e di Tom Sanville del consorzio statunitense OhioLink non hanno aggiunto nulla di nuovo a ciò che era già noto agli addetti ai lavori e cioè che è difficile uscire dai contratti di Big Deal (ma la Cornell University in passato lo ha fatto) o che l'alternativa è selezionare un numero di titoli non utilizzati, escluderli dal contratto e farsi applicare una proporzionale percentuale di sconto (Sanville).

Dalla sessione sugli e-books sono emerse alcune novità quali l'ennesimo interessante progetto finanziato dal JISC presentato da Hazel Woodward.  Il Joint Information Systems Commette (JISC) ha tenuto durante il convegno ben cinque presentazioni su quattro temi differenti e tutte hanno suscitato molto interesse nei partecipanti. In effetti il JISC finanzia nel Regno Unito una serie di progetti relativi alla biblioteca digitale, per sostenere lo sviluppo dell'istruzione e della ricerca nelle università britanniche.
Hazel Woodword lavora per il JISC National e-books Observatory, che produce analisi, studi e realizza iniziative per la diffusione del libro elettronico (e-book) nelle università britanniche. L'Osservatorio ha lanciato nel 2008 un progetto per monitorare i bisogni e l'utilizzo dei libri di testo (text-books) tra gli utenti delle università britanniche. Dall'indagine, basata sull'analisi dei file di log (Deep Log Analysis) e su otto focus group, emerge che sia i docenti che gli studenti sono poco soddisfatti del numero di copie cartacee dei libri di testo messe a loro disposizione dalle biblioteche, che il 60% della popolazione accademica già utilizza gli e-books nelle attività didattiche, che gli studenti sono poco disposti ad acquistare copie dei libri di testo e che le condividono molto volentieri. Per ciò che riguarda più in generale gli e-books, è aumentato il tempo che viene utilizzato dagli studenti per leggere a video un libro elettronico (19 minuti in media) ed è diminuito in proporzione anche il numero di pagine che vengono stampate. L'accesso dall'esterno del campus al materiale licenziato è sempre molto gradito soprattutto per alcune fasce di utenti come gli studenti lavoratori. I vantaggi di un e-book sono l'accessibilità, la possibilità di fare ricerche nel full-text.

Il mondo accademico sembra dunque essere maturo per un utilizzo consapevole e massiccio degli e-books. Questa esigenza si scontra però ancora con modelli commerciali proposti dagli editori che appaiono, tutto sommato, ancora obsoleti e limitati a causa della tendenza paranoica degli editori a proteggere questa tipologia di risorsa digitale dalla pirateria. Il timore di abusi frena la possibilità che alcuni editori concedano un uso simultaneo della copia digitale di un manuale e impone limiti pesanti al servizio di prestito, limitando così di fatto la diffusione degli e-books nel circuito accademico.

Non è certo questo l'unico ostacolo all'utilizzo degli e-books nelle attività quotidiane di studio e ricerca. Sovente si citano nella letteratura professionale anche: la mancanza di standard nello sviluppo e nella distribuzione degli e-book, le modalità di accesso complesse, i modelli di determinazione dei prezzi tra loro non omogenei e le limitate opzioni di ricerca e di interoperabilità.
Il JISC, tuttavia, sta investendo pesantemente sul libro elettronico e grazie a un altro progetto ha finanziato nel 2007 l'acquisto di 36 text-book per tutte le università in Gran Bretagna per un valore complessivo di 600.000 sterline.

Per i consorzi, i modelli commerciali degli e-book pongono numerosi problemi. Per esempio solo alcuni editori consentono ai singoli membri di selezionare i titoli, all'interno di un pacchetto predefinito. Alcuni (Springer) offrono pacchetti a soggetto. Di alcuni di questi problemi ha parlato Hildegard Schaeffler della Biblioteca Nazionale Bavarese nella sua presentazione Requirements for e-book standards.

Nella sessione General licensing issues, Arja Tuuliniemi, del consorzio finlandese FinELib, ha discusso con i presenti il cambiamento legislativo in atto in Finlandia nel settore culturale. Il progetto riguarda le università, i politecnici e i comuni il cui numero sarà ridotto in futuro. A parte l'impatto sui modelli organizzativi e finanziari, la riforma avrà un impatto anche sui contratti nazionali di licenza. Va sottolineato come in Finlandia il sistema delle biblioteche sia molto avanzato e omogeneo. Molte  public libraries sono incluse nei contratti di licenza e l'esigenza per FinELib è di aggiungere altre tipologie di organizzazioni quali ad esempio musei, ospedali, comuni, scuole, laboratori scientifici e nuovi gruppi di utenti tra quelli autorizzati all'accesso al materiale oggetto della licenza.

Lorraine Estelle del JISC ha presentato il modello di suddivisione dei costi dei contratti adottato in UK. Le università britanniche vengono suddivise in 10 categorie sulla base dei finanziamenti statali ottenuti e i costi vengono ripartiti in proporzione. Il modello appare essere molto vantaggioso per le università che ricevono un numero esiguo di finanziamenti pubblici, ma talvolta possono contare su un numero notevole di finanziamenti dal settore privato - e in pratica la Estelle ha ammesso che sono le università più grandi dove si fa più ricerca a sostenere gran parte dei costi dei contratti di licenza. Ma l'ottimo è nemico del bene e il JISC ha escluso, in quanto meno vantaggiosi, l'adozione di altri criteri per la ripartizione dei costi, quali ad esempio quelli sull'uso (usage-based)  o sul numero degli studenti Full Time Equivalent.

La sessione generale è stata chiusa da Tom Sanville che ha messo in evidenza come il nuovo modello e-only proposto da American Chemical Society, il cui costo è basato sostanzialmente sui download dei titoli abbia generato praticamente ovunque un aumento notevole del prezzo del pacchetto.

Nell'ultimo giorno del convegno tre relazioni hanno attratto l'interesse dei partecipanti.

La prima di Liam Earney, dell'immancabile JISC, sul text-mining e le problematiche correlate con i contratti di licenza. Fino a oggi in nessun contratto viene consentito il riutilizzo dei testi per le operazioni di text-mining.  Ovviamente le restrizioni sono da mettere in relazione con il sistema di copyright e la cessione in esclusiva dei diritti dell'autore all'editore, con i formati utilizzati (il .pdf non facilita certo le operazioni di text-mining), con gli obblighi di citazione della fonte nelle opere derivate ecc.
Stupisce che nessuno abbia parlato delle licenze Creative Commons oppure della possibilità che gli autori hanno di depositare il preprint di un loro articolo in un IR e quindi di consentire le operazioni di text-mining su questo tipo di materiale. Earney ha però citato, come una possibile soluzione al problema del copyright, il JISC-SURF License to Publish oppure lo Science Commons Scholar's Copyright Addendum Engine.

Wilma Mossink della SURFfoundation ha invece presentato una nuova iniziativa che sta nascendo in Olanda per consentire alle biblioteche di digitalizzare parte del loro patrimonio pregresso. Per  affrontare i problemi di copyright che derivano da iniziative di mass digitization si è costituito in Olanda un tavolo di lavoro al quale partecipano rappresentanti delle categorie di editori, autori e bibliotecari. Molta attenzione viene posta alle opere fuori commercio e a quelle definite “orfane”, ma il progetto dovrebbe riguardare anche altre categorie di opere come quelle che hanno un particolare interesse per la cultura olandese. Tutto ciò che viene digitalizzato dovrebbe essere reso disponibile attraverso la rete interna (Secure network) delle biblioteche. Un obiettivo che, al momento, sembra essere dal punto di vista dell'accesso un po' limitato, ma la discussione con gli editori è ancora aperta.

Da ultimo va segnalata la presentazione di Portico fatta da Eileen Fenton, Esecutive Director di Portico, che ha introdotto i presenti al problema della conservazione del digitale. La Fenton ha fatto un esame comparativo di tre importanti iniziative di e-journals-archiving: LOCKSS, CLOCKSS e Portico. Portico è un progetto ormai decisamente consolidato nel contesto internazionale della conservazione del digitale (Digital preservation), in quanto è sostenuto da un numero molto ampio di editori e di grandi biblioteche e può contare sul supporto della Mellon Foundation. Portico è concepito come un grande archivio centralizzato, nel quale vengono conservati i file dei titoli, forniti direttamente dagli editori. In caso di trigger event ovvero di disastri naturali o, più banalmente, nel caso l'editore decida di non pubblicare più un titolo o decida di chiudere la propria attività, il contenuto di Portico diviene immediatamente accessibile a tutte le biblioteche che sostengono il servizio, senza eccezione per nessuna.

Mi ha stupito come tra alcuni colleghi stranieri presenti ci fosse una scarsa consapevolezza dell'urgenza del problema della conservazione del digitale. In Italia per alcuni editori siamo tutelati dalla clausola contrattuale che consente di archiviare i fascicoli dei titoli elettronici in locale sui server dei consorzi CILEA e CASPUR, ma laddove questa possibilità non viene offerta non è certo una garanzia, quella offerta da alcuni editori, di accesso perpetuo al materiale oggetto della licenza  attraverso le loro piattaforme e lo dimostra il fatto che mentre prima questo accesso veniva garantito per l'intero pacchetto, oggi le clausole di Perpetual Access stanno diventando più restrittive e nelle clausole di questo tipo si cominciano a fare delle differenze tra core collection (ovvero i titoli sottoscritti) e non-core collection (ovvero i titoli non sottoscritti). Come è puntualmente accaduto anche in Italia per il contratto Elsevier.

Sulla conservazione del digitale è intervenuto anche Liam Earney del JISC, presentando uno studio comparativo del JISC sui alcuni progetti di e-journal archiving. Lo studio, condotto tra marzo e aprile 2008, ha esaminato i vantaggi e svantaggi dei seguenti progetti: LOCKSS, che è stato finanziato in UK in via sperimentale per due anni dal JISC, CLOCKSS, Portico, ECO OCLC, il progetto olandese e-Depot e il nuovo progetto della British Library e-journal Digital Archive.

Tra le conclusioni dello studio vi è quella che le strategie di e-journals archiving possono convivere, che le varie iniziative appaiono ancora in una fase embrionale (tranne e-Depot e ECO OCLC), che il problema è ancora scarsamente avvertito nella comunità bibliotecaria internazionale in quanto comporta ulteriori costi  per le biblioteche e fino ad oggi ci sono state poche esperienze veramente negative di perdita di contenuto digitale per le biblioteche dovute a trigger events. Un tema maggiormente sentito è, per esempio, quello del trasferimento dei titoli che non di rado crea numerosi problemi di accessibilità per i sottoscrittori dei contratti.

ICOLC è come sempre un convegno di grande interesse per chi segue i temi dei consorzi e dei contratti. L'impressione generale è che sia necessario puntare molto su iniziative che coinvolgano gli editori (come riescono a fare molto bene in Olanda anche perché si tratta di un paese di piccole dimensioni, come ha ammesso Wilma Mossink) e il mondo dell'Open Access.


da      ezio tarantino <ezio.tarantino@uniroma1.it>
a       infer_comunicati@cilea.it
data    24 ottobre 2008 10.52
oggetto Re: [Infer_comunicati] alcune osservazioni su ICOLC fall 2008

Carissimi,
di ritorno anche io da Monaco devo dire che ho trovato la conferenza abbastanza deludente.
In particolare ho trovato davvero preoccupante la sessione chiamata Exit strategies, sulla quale facevo molto affidamento. Il collega olandese Nol Verhagen, della biblioteca nazionale, ha solo cercato di scoraggiare qualsiasi iniziativa innovativa, difendendo implicitamente la bontà del big deal, a fronte di enormi catastrofi impossibili da gestirsi, in caso di fuoriuscita dal contratto stesso.

Dal canto suo Tom Sanville (OhioLink) ha riciclato la medesima presentazione che la maggior parte di noi aveva avuto già modo di ascoltare nel 2005 a Poznan. Meno dettagliata e comunque non molto interessante, visto che il sistema escogitato da OhioLink per cercare di limitare il peso dei contratti basati sul big deal mi è sembrato (già 3 anni fa) alquanto inapplicabile (e, credo, inapplicato).

Interessante l'esperienza del Max Planck con Springer: sarà vero che Springer sta concludendo un accordo analogo con un consorzio americano; resta il fatto che un accordo di questo tipo (il meccanismo lo spiega Maria Cassella nel suo documento) deve essere strategico per entrambi: Springer mostra una sua debolezza nel dichiarare di non poter fare a meno di Max Planck, Max Planck una sua debolezza nel dichiarare di non poter fare a meno di pubblicare con le riviste Springer (attenzione, non di "consultare" le riviste Springer) quantunque con un sistema molto ibrido di open access.

Sugli e-books non c'è stato un vero e proprio dibattito, né sono uscite posizioni nuove o critiche o quantomeno problematiche. Anche qui speravo di capire meglio una materia ancora nuova per molte realtà universitarie italiane.

Monaco molto bella, colleghi simpatici, alla fine è sempre un'occasione di confronto, ma dovrebbe esserlo di più, specie per contrastare in modo davvero coalizzato le strategie dei publishers.

Un saluto
Ezio


© AIDA - Mail to Webmaster - Creato 2008-06-20