Laureata in Lingue, ha diretto dal
1997 la biblioteca d'ateneo dell'Università "Partenope" di Napoli e quasi
fin da sùbito ha collaborato con CIBER. Ha
partecipato al gruppo di lavoro di ITALE per
la catalogazione UNIMARC del libro antico. All'Università di Torino dal 2005, è
oggi coordinatore per le Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e
storico-artistiche del sistema bibliotecario universitario. Redattrice di "AIDAlampi" e parte del gruppo di lavoro del Wiki italiano sull'Open
Access. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni, tutte rigorosamente su E-Lis, e
attività didattica sulla misurazione e valutazione delle raccolte
digitali.
La sessione autunnale europea dell'ICOLC 2008 si è tenuta
quest'anno a Monaco di Baviera.
I convegni dell'ICOLC sono in genere
molto densi e non è possibile commentare tutto ciò che viene relazionato e
discusso nelle diverse sessioni del convegno ma, come sempre accade, alcune
presentazioni hanno di fatto indotto i partecipanti a riflessioni più profonde
delle altre e su queste mi soffermerò di seguito.
La sessione sulle Exit strategies ha messo in
evidenza ancora una volta come per trovare delle alternative reali ai contratti
di Big Deal il mondo delle
biblioteche e dei consorzi debba cercare un dialogo proficuo con gli editori e
prendere in considerazione seriamente l'Open Access e la sua possibile
combinazione con i modelli commerciali.
Ralf Schimmer della Max Planck Gesellschaft ha descritto nei dettagli
l'accordo concluso nel 2008 tra la sua organizzazione, cui fanno capo 78
istituti di ricerca e 74 biblioteche in tutta la Germania, e l'editore Springer.
L'accordo consente ai ricercatori della Max Planck di partecipare
gratuitamente al programma author-pays di Springer, denominato "Open
Choice", per tutta la durata del contratto. La rottura iniziale delle trattative
a Novembre 2007 ha avuto il grande vantaggio di ridurre i costi complessivi del
contratto di licenza firmato dalla Max Planck. Il fattore locale potrebbe aver
giocato un ruolo strategico per il successo dell'accordo, ma la strada è segnata
e Springer sta per annunciare la firma di un contratto molto simile con un
consorzio negli Stati Uniti.
Le successive due presentazioni della
sessione e cioè quella di Nol Verhagen dell'Università di Amsterdam e di Tom
Sanville del consorzio statunitense OhioLink non hanno aggiunto nulla di nuovo a
ciò che era già noto agli addetti ai lavori e cioè che è difficile uscire dai
contratti di Big Deal (ma la Cornell
University in passato lo ha fatto) o che l'alternativa è selezionare un numero
di titoli non utilizzati, escluderli dal contratto e farsi applicare una
proporzionale percentuale di sconto (Sanville).
Dalla sessione sugli e-books sono emerse alcune
novità quali l'ennesimo interessante progetto finanziato dal JISC presentato da
Hazel Woodward. Il Joint Information
Systems Commette (JISC) ha tenuto durante il convegno ben cinque
presentazioni su quattro temi differenti e tutte hanno suscitato molto interesse
nei partecipanti. In effetti il JISC finanzia nel Regno Unito una serie di
progetti relativi alla biblioteca digitale, per sostenere lo sviluppo
dell'istruzione e della ricerca nelle università britanniche. Hazel Woodword
lavora per il JISC National e-books
Observatory, che produce analisi, studi e realizza iniziative per la
diffusione del libro elettronico (e-book) nelle università britanniche.
L'Osservatorio ha lanciato nel 2008 un progetto per monitorare i bisogni e
l'utilizzo dei libri di testo (text-books) tra gli utenti delle università
britanniche. Dall'indagine, basata sull'analisi dei file di log (Deep Log
Analysis) e su otto focus group,
emerge che sia i docenti che gli studenti sono poco soddisfatti del numero di
copie cartacee dei libri di testo messe a loro disposizione dalle biblioteche,
che il 60% della popolazione accademica già utilizza gli e-books nelle attività didattiche, che gli
studenti sono poco disposti ad acquistare copie dei libri di testo e che le
condividono molto volentieri. Per ciò che riguarda più in generale gli e-books, è aumentato il tempo che viene
utilizzato dagli studenti per leggere a video un libro elettronico (19 minuti in
media) ed è diminuito in proporzione anche il numero di pagine che vengono
stampate. L'accesso dall'esterno del campus al materiale licenziato è sempre molto
gradito soprattutto per alcune fasce di utenti come gli studenti lavoratori. I
vantaggi di un e-book sono
l'accessibilità, la possibilità di fare ricerche nel full-text.
Il mondo accademico sembra
dunque essere maturo per un utilizzo consapevole e massiccio degli e-books. Questa esigenza si scontra però
ancora con modelli commerciali proposti dagli editori che appaiono, tutto
sommato, ancora obsoleti e limitati a causa della tendenza paranoica degli
editori a proteggere questa tipologia di risorsa digitale dalla pirateria. Il
timore di abusi frena la possibilità che alcuni editori concedano un uso
simultaneo della copia digitale di un manuale e impone limiti pesanti al
servizio di prestito, limitando così di fatto la diffusione degli e-books nel circuito accademico.
Non è
certo questo l'unico ostacolo all'utilizzo degli e-books nelle attività quotidiane di studio e
ricerca. Sovente si citano nella letteratura professionale anche: la mancanza di
standard nello sviluppo e nella distribuzione degli e-book, le modalità di accesso complesse, i
modelli di determinazione dei prezzi tra loro non omogenei e le limitate opzioni
di ricerca e di interoperabilità. Il JISC, tuttavia, sta investendo
pesantemente sul libro elettronico e grazie a un altro progetto ha finanziato
nel 2007 l'acquisto di 36 text-book per
tutte le università in Gran Bretagna per un valore complessivo di 600.000
sterline.
Per i consorzi, i modelli commerciali degli e-book pongono numerosi problemi. Per esempio
solo alcuni editori consentono ai singoli membri di selezionare i titoli,
all'interno di un pacchetto predefinito. Alcuni (Springer) offrono pacchetti a
soggetto. Di alcuni di questi problemi ha parlato Hildegard Schaeffler della
Biblioteca Nazionale Bavarese nella sua presentazione Requirements for e-book
standards.
Nella sessione General
licensing issues, Arja Tuuliniemi, del consorzio finlandese FinELib, ha
discusso con i presenti il cambiamento legislativo in atto in Finlandia nel
settore culturale. Il progetto riguarda le università, i politecnici e i comuni
il cui numero sarà ridotto in futuro. A parte l'impatto sui modelli
organizzativi e finanziari, la riforma avrà un impatto anche sui contratti
nazionali di licenza. Va sottolineato come in Finlandia il sistema delle
biblioteche sia molto avanzato e omogeneo. Molte public libraries sono incluse nei contratti di
licenza e l'esigenza per FinELib è di aggiungere altre tipologie di
organizzazioni quali ad esempio musei, ospedali, comuni, scuole, laboratori
scientifici e nuovi gruppi di utenti tra quelli autorizzati all'accesso al
materiale oggetto della licenza.
Lorraine Estelle del JISC ha presentato
il modello di suddivisione dei costi dei
contratti adottato in UK. Le università britanniche vengono suddivise in
10 categorie sulla base dei finanziamenti statali ottenuti e i costi vengono
ripartiti in proporzione. Il modello appare essere molto vantaggioso per le
università che ricevono un numero esiguo di finanziamenti pubblici, ma talvolta
possono contare su un numero notevole di finanziamenti dal settore privato - e
in pratica la Estelle ha ammesso che sono le università più grandi dove si fa
più ricerca a sostenere gran parte dei costi dei contratti di licenza. Ma
l'ottimo è nemico del bene e il JISC ha escluso, in quanto meno vantaggiosi,
l'adozione di altri criteri per la ripartizione dei costi, quali ad esempio
quelli sull'uso (usage-based) o
sul numero degli studenti Full Time Equivalent.
La sessione generale è stata chiusa da Tom
Sanville che ha messo in evidenza come il nuovo modello e-only proposto da American Chemical Society,
il cui costo è basato sostanzialmente sui download dei titoli abbia generato
praticamente ovunque un aumento notevole del prezzo del
pacchetto.
Nell'ultimo giorno del convegno tre relazioni hanno attratto
l'interesse dei partecipanti.
La prima di Liam Earney,
dell'immancabile JISC, sul text-mining e le
problematiche correlate con i contratti di licenza. Fino a oggi in nessun
contratto viene consentito il riutilizzo dei testi per le operazioni di
text-mining. Ovviamente le restrizioni sono da mettere in relazione con il
sistema di copyright e la cessione in
esclusiva dei diritti dell'autore all'editore, con i formati utilizzati (il .pdf
non facilita certo le operazioni di text-mining), con gli obblighi di citazione
della fonte nelle opere derivate ecc. Stupisce che nessuno abbia parlato
delle licenze Creative Commons oppure
della possibilità che gli autori hanno di depositare il preprint di un loro articolo in
un IR e quindi di consentire le operazioni di text-mining su questo tipo di materiale.
Earney ha però citato, come una possibile soluzione al problema del copyright, il JISC-SURF License to Publish
oppure lo Science Commons
Scholar's Copyright Addendum Engine.
Wilma Mossink della
SURFfoundation ha invece presentato una nuova iniziativa che sta nascendo in
Olanda per consentire alle biblioteche di digitalizzare parte del loro
patrimonio pregresso. Per affrontare i problemi di copyright che derivano da iniziative di mass digitization si è
costituito in Olanda un tavolo di lavoro al quale partecipano rappresentanti
delle categorie di editori, autori e bibliotecari. Molta attenzione viene posta
alle opere fuori commercio e a quelle definite “orfane”, ma il progetto dovrebbe
riguardare anche altre categorie di opere come quelle che hanno un particolare
interesse per la cultura olandese. Tutto ciò che viene digitalizzato dovrebbe
essere reso disponibile attraverso la rete interna (Secure network) delle biblioteche. Un
obiettivo che, al momento, sembra essere dal punto di vista dell'accesso un po'
limitato, ma la discussione con gli editori è ancora aperta.
Da ultimo va
segnalata la presentazione di Portico fatta da Eileen
Fenton, Esecutive Director di Portico, che ha introdotto i presenti al problema
della conservazione del digitale. La
Fenton ha fatto un esame comparativo di tre importanti iniziative di e-journals-archiving: LOCKSS, CLOCKSS e
Portico. Portico è un progetto ormai decisamente consolidato nel contesto
internazionale della conservazione del digitale (Digital preservation), in quanto è sostenuto
da un numero molto ampio di editori e di grandi biblioteche e può contare sul
supporto della Mellon Foundation. Portico è concepito come un grande archivio
centralizzato, nel quale vengono conservati i file dei titoli, forniti direttamente dagli
editori. In caso di trigger event ovvero
di disastri naturali o, più banalmente, nel caso l'editore decida di non
pubblicare più un titolo o decida di chiudere la propria attività, il contenuto
di Portico diviene immediatamente accessibile a tutte le biblioteche che
sostengono il servizio, senza eccezione per nessuna.
Mi ha stupito come
tra alcuni colleghi stranieri presenti ci fosse una scarsa consapevolezza
dell'urgenza del problema della conservazione del digitale. In Italia per alcuni
editori siamo tutelati dalla clausola contrattuale che consente di archiviare i
fascicoli dei titoli elettronici in locale sui server dei consorzi CILEA e CASPUR, ma laddove
questa possibilità non viene offerta non è certo una garanzia, quella offerta da
alcuni editori, di accesso perpetuo al materiale oggetto della licenza
attraverso le loro piattaforme e lo dimostra il fatto che mentre prima questo
accesso veniva garantito per l'intero pacchetto, oggi le clausole di Perpetual Access stanno diventando più
restrittive e nelle clausole di questo tipo si cominciano a fare delle
differenze tra core collection (ovvero i
titoli sottoscritti) e non-core
collection (ovvero i titoli non sottoscritti). Come è puntualmente
accaduto anche in Italia per il contratto Elsevier.
Sulla conservazione
del digitale è intervenuto anche Liam Earney del JISC, presentando uno studio
comparativo del JISC sui alcuni progetti di e-journal archiving. Lo studio, condotto
tra marzo e aprile 2008, ha esaminato i vantaggi e svantaggi dei seguenti
progetti: LOCKSS, che è stato finanziato in UK in via sperimentale per due anni
dal JISC, CLOCKSS, Portico, ECO OCLC, il progetto olandese e-Depot e il nuovo progetto della British
Library e-journal Digital Archive.
Tra le conclusioni dello studio vi è quella che le strategie di e-journals archiving possono convivere, che le
varie iniziative appaiono ancora in una fase embrionale (tranne e-Depot e ECO
OCLC), che il problema è ancora scarsamente avvertito nella comunità
bibliotecaria internazionale in quanto comporta ulteriori costi per le
biblioteche e fino ad oggi ci sono state poche esperienze veramente negative di
perdita di contenuto digitale per le biblioteche dovute a trigger events. Un tema maggiormente sentito
è, per esempio, quello del trasferimento dei titoli che non di rado crea
numerosi problemi di accessibilità per i sottoscrittori dei
contratti.
ICOLC è come sempre un convegno di grande interesse per chi
segue i temi dei consorzi e dei contratti. L'impressione generale è che sia
necessario puntare molto su iniziative che coinvolgano gli editori (come
riescono a fare molto bene in Olanda anche perché si tratta di un paese di
piccole dimensioni, come ha ammesso Wilma Mossink) e il mondo dell'Open
Access. da ezio
tarantino <ezio.tarantino@uniroma1.it> a
infer_comunicati@cilea.it data 24 ottobre 2008
10.52 oggetto Re: [Infer_comunicati] alcune
osservazioni su ICOLC fall 2008
Carissimi, di ritorno
anche io da Monaco devo dire che ho trovato la conferenza abbastanza
deludente. In particolare ho trovato davvero preoccupante la
sessione chiamata Exit strategies, sulla
quale facevo molto affidamento. Il collega olandese Nol Verhagen, della
biblioteca nazionale, ha solo cercato di scoraggiare qualsiasi iniziativa
innovativa, difendendo implicitamente la bontà del big deal, a fronte di enormi catastrofi
impossibili da gestirsi, in caso di fuoriuscita dal contratto stesso.
Dal
canto suo Tom Sanville (OhioLink) ha riciclato la medesima presentazione che la
maggior parte di noi aveva avuto già modo di ascoltare nel 2005 a Poznan. Meno
dettagliata e comunque non molto interessante, visto che il sistema escogitato
da OhioLink per cercare di limitare il peso dei contratti basati sul big deal mi è sembrato (già 3 anni fa)
alquanto inapplicabile (e, credo, inapplicato).
Interessante l'esperienza del Max Planck con
Springer: sarà vero che Springer sta concludendo un accordo analogo con un
consorzio americano; resta il fatto che un accordo di questo tipo (il meccanismo
lo spiega Maria Cassella nel suo documento) deve essere strategico per entrambi:
Springer mostra una sua debolezza nel dichiarare di non poter fare a meno di Max
Planck, Max Planck una sua debolezza nel dichiarare di non poter fare a meno di
pubblicare con le riviste Springer (attenzione, non di "consultare" le riviste
Springer) quantunque con un sistema molto ibrido di open access.
Sugli e-books non c'è stato un vero e proprio
dibattito, né sono uscite posizioni nuove o critiche o quantomeno problematiche.
Anche qui speravo di capire meglio una materia ancora nuova per molte realtà
universitarie italiane.
Monaco molto
bella, colleghi simpatici, alla fine è sempre un'occasione di confronto, ma
dovrebbe esserlo di più, specie per contrastare in modo davvero coalizzato le
strategie dei publishers.