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trimestrale - ISSN 1121-0095, e-ISSN 1594-2201

Recensioni
Supplemento elettronico alla versione analogica del n. 3-4, a. 26, luglio-dicembre 2008

Archivi, biblioteche, musei ai tempi del web 2.0: esperienze a confronto. Genova, Festival della Scienza, 28 ottobre 2008
Laura Testoni
Laura Testoni
Università di Genova - laura.test@gmail.com

Bibliotecaria presso il CSB di Economia dell'Università di Genova e documentalista presso il Centro di Documentazione Europea (CDE) di Genova, si occupa prevalentemente del servizio di reference con particolare attenzione all'utilizzo delle risorse elettroniche e alla formazione dell'utenza.

Il Festival della scienza, che si svolge a Genova con l'obiettivo di avvicinare soprattutto i giovani ad una comprensione "al quotidiano" della tecnologia e della cultura scientifica, è il quadro che accoglie l'incontro "Archivi, biblioteche, musei ai tempi del web 2.0: esperienze a confronto". L'incontro, che si è svolto il 28 ottobre presso la Biblioteca Berio, era organizzato dal Comune di Genova, dall'Archivio storico del Comune, dalla Biblioteca universitaria, dal Museo di arte contemporanea di Villa Croce.

Obiettivo dell'incontro era far dialogare i rappresentanti di musei archivi e biblioteche che hanno "aperto" i propri siti a pratiche tipiche del "web 2.0" ed all'interazione diretta con l'utente.
Il taglio dell'incontro era quindi decisamente orientato alla descrizione di buone pratiche: il dato che sembra emergere è che "web 2.0" è diventata un'espressione "scontata", o comunque pacificamente condivisa nel mondo di biblioteche archivi e musei, che allude ad un insieme di strumenti e strategie per "aprire" l'istituzione ad una maggiore interazione con l'utente e promuovere servizi e collezioni.
La rassegna delle buone pratiche copriva in misura equilibrata l'esperienza di biblioteche, musei e archivi (pubblici e privati).

Le esperienze delle biblioteche

Sul fronte delle biblioteche viene illustrata da Marco Fiorilla l'esperienza della Biblioteca Lancisiana, depositaria di 20.000 volumi, tra cui 375 manoscritti di storia della medicina. La biblioteca, fondata nel 1714 da Giovanni Maria Lancisi ha sede presso il complesso storico-monumentale dell'Ospedale di Santo Spirito a Roma e dipende dall'Azienda sanitaria locale.
L'adozione di strumenti web è stato un modo per rendere comunque fruibili i manoscritti (la biblioteca non è attualmente accessibile al pubblico per lavori di restauro). In una sezione dell'archivio, disponibile online, c'è un forum, dove l'utente (trattasi ovviamente di utenza specialistica), previa registrazione, può inserire suoi contributi. Il Forum è suddiviso in tre aree: "cantiere aperto", "bibliografia partecipata" e il vero e proprio "forum". Mentre le prime due sezioni permettono di pubblicare lavori o commenti concernenti i manoscritti della biblioteca stessa, validati dallo staff, nel forum è possibile inserire richieste di informazioni, osservazioni e contributi diversi. Gli utenti registrati possono sapere chi è iscritto e visualizzare tutti gli archivi del forum.

La biblioteca civica della Sala Borsa di Bologna ha sviluppato alcune applicazioni che permettono una interlocuzione diretta con l'utente: oltre al servizio online "chiedilo al bibliotecario" (che è ormai un classico del reference a distanza) vale la pena di menzionare la sezione "Sala Borsa di tutti" dove gli utenti sono invitati a pubblicare piccole storie brevi sul "prendersi cura" del patrimonio della biblioteca. Alcuni dei testi inseriti dagli utenti sono davvero belli. L'obiettivo è educare alla restituzione puntuale di libri e CD, ma la strategia adottata, piuttosto inconsueta, è proporre un esercizio collettivo/partecipato di "scrittura creativa".

Le esperienze dei musei, tra Facebook e laboratori web per ragazzi


Per quanto concerne i musei, l'esperienza del MART (Museo di arte moderna di Trento e Rovereto) è incentrata su un uso istituzionale piuttosto intensivo di Facebook, uno dei più frequentati ed emergenti social network [1].
Luca Melchionna declina il senso dell'uso di Facebook da parte del museo MART: portare il museo nel social network significa non solo attivare uno strumento di promozione e marketing (attualmente gli "amici del Mart" sono 1412, e superata quota 1000 è stato organizzato un Facebook day al museo) ma anche mantenere il controllo sulla propria autorevolezza: aprire spazi istituzionali su Facebook, come su Flickr e su Youtube significa infatti portare il proprio logo "in prima persona" sui social network. Favorire la pubblicazione di foto e video degli utenti del museo, nel rispetto del copyright delle opere esposte, significa non solo trovare nuovi pubblici, ma anche lasciare ai visitatori una maggiore "quota di controllo" sull'esperienza museale.

La Fondazione Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo è presente al convegno genovese non solo con Diletta Zanelli, ma con un folto gruppo di giovani del liceo artistico Boccioni di Milano, che il museo ha "adottato" in un progetto di partenariato con la finalità di far costruire ai ragazzi un sito web "giovani" di promozione del museo.

Gli archivi integrati dagli utenti (e da Google maps)

Carla Sava racconta che l'Archivio di Stato di Udine riceve molte richieste da cittadini dell'America latina, Stati uniti, Australia. E' infatti noto che il Friuli, nella seconda metà dell'800, fu un territorio toccato da fenomeni intensi di emigrazione economica: i contadini poveri partivano cercando fortuna nelle Americhe, ed oggi i loro pronipoti cercano attraverso l'archivio le loro "radici" venete e contadine. Il progetto "Friul in prin (= Friuli dapprima), anagrafe storica delle famiglie friulane", finanziato attraverso la legge 482/99 in materia di tutela delle minoranze storico-linguistiche, ha permesso l'inserimento di dati relativi a 84.091 atti di matrimonio (1871-1900) e 133.000 atti di leva (1846-90).
Il sito dedicato al progetto permette di accedere direttamente alla base dati, e fare ricerche, attraverso un template semplice, su campi specifici (cognome, nome, luogo, anno di nascita). L'output è una scheda che riporta gli estremi dell'atto di riferimento (di nascita o di leva) ed informazioni proprie del record archivistico: nome, cognome, eventuale soprannome, eventuali varianti del nome, luogo, relazioni (coniugi).

Attraverso un email è possibile richiedere copia dei documenti originali. Le istruzioni per recuperare i dati sono molto semplici ed intuitive (pensate quindi per il grande pubblico e non per gli specialisti). Oltre alla consultazione "aperta" dell'archivio, una sezione di Friul in prin è "Storie di storia" nella quale sono raccolte, e consultabili, alcune biografie familiari scritte direttamente dagli utenti, spesso nipoti o figli, e spedite all'archivio, autorizzandone la pubblicazione. Attualmente questa sezione contiene 50 items, che sono vere e proprie testimonianze di storia orale. Il sito, aperto nel maggio 2008, ha registrato fino al 30 settembre 133.000 accessi. Lo sviluppo del progetto prevede, oltre all'estensione dei mandamenti e dell'arco temporale relativi all'acquisizione dei documenti anagrafici, anche lo sviluppo di una interfaccia in portoghese, spagnolo, francese e l'ampliamento della parte in inglese.

L'Istituto piemontese per la storia della resistenza e della società contemporanea Giorgio Agosti di Torino fa parte della rete degli archivi sociali che testimoniano storicamente le vicende della Resistenza italiana. Nello specifico, l'archivio torinese è articolato in un numero molto ampio di fondi originari e di nuova accessione. Gli archivi digitalizzati dell'Istituto sono consultabili in parte attraverso database locali, in parte attraverso i database Isis/guida realizzati cumulativamente dall'INSMLI (Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia) per tutta la rete degli istituti resistenziali, ed infine attraverso il sistema integrato Archos, oggetto dell'esposizione di Carlo Pischedda, responsabile dell'archivio digitale.
L'archivio, indicizzato attraverso gli standard ISAD (G) e ISAR (CPF), contiene attualmente 5787 schede ed è consultabile attraverso form di ricerca semplici ed intuitivi o per punti di accesso in modalità browse: biografie (persone od enti) e metaricerca, che permette di navigare tutta la struttura gerarchica dell'archivio. Alcuni aspetti interessanti di Archos sono: per ogni unità documentale dell'archivio (testi, foto, video) c'è un numero piuttosto ampio ma controllato di tag navigabili (754 soggetti, 1142 luoghi, 1890 enti) ed un modulo "collabora con noi" in cui l'utente è invitato a integrare (in modalità del tutto simili a quelle del post di un blog) le descrizioni contenute nella scheda con sue personali osservazioni, aggiungere un commento o proporre rettifiche a nomi o date. Attraverso il form è sempre possibile contattare l'archivista. Questa funzione è stata usata da figli o nipoti dei personaggi citati, per indicare inesattezze o rettifiche.
Nelle schede dell'archivio il campo "luogo" è linkato a Google maps, e quando si tratta di un luogo molto specifico (una via, una piazza) è stata aggiunta una "recensione" direttamente in Google maps, che ricollega quel luogo (ad esempio il Poligono di tiro del Martinetto, a Torino) ad un particolare evento resistenziale. L'archivio comprende anche video che è possibile inserire in una pagina web con modalità "embedded" attraverso il copia/incolla del link all'oggetto.

Il nuovo quaderno Minerva/MIBAC sull'interazione dell'utente nei siti web culturali

La conclusione del dibattito è affidata a Maria Teresa Natale (MIBAC), che ricorda come già nel manuale sulle linee guida sulla qualità dei siti web culturali, pubblicato nel 2003 nell'ambito del progetto Minerva del Mibac ed aggiornato nel 2005, ci fosse un orientamento forte verso la centralità dell'utente. In questi ultimi anni emerge la figura di un utente "ibrido" che contemporaneamente trasmette e riceve (transceiver), ed è consumatore e produttore (prosumer) egli stesso di contenuti culturali. Questo tema viene indagato in un quaderno Minerva di recente pubblicazione (settembre 2008): Handbook on cultural web user interaction in cui, tra l'altro, sono elencate numerose "buone pratiche" nell'utilizzo dei social network (citati Myspace, Facebook, Linkedin, Second life) e degli strumenti "web 2.0" (blog, wiki, forum). Obiettivo del manuale è aiutare gli operatori dei beni culturali a comprendere cosa vogliono e come si comportano gli utenti su web, quali sono i servizi adeguati che una biblioteca o un museo possono attivare a partire da bisogni concreti.

Beni culturali come beni comuni. "Prendersene cura" attraverso il web 2.0

Un tema che, evocato nell'introduzione da Paola De Ferrari, ha attraversato sottotraccia tutti gli interventi, è che i beni culturali sono essenzialmente "beni comuni", beni della comunità. Non a caso le "buone pratiche" oggetto del dibattito illustrano sostanzialmente strategie per una "riappropriazione dal basso" di questi beni da parte dell'utente.
Intervenire per aggiungere un dettaglio in un archivio, inventare una storia sul libro smarrito nella biblioteca Sala borsa, postare foto sullo spazio Facebook del museo Mart, inserire una storia familiare friulana sono tutte azioni che alludono ad una percezione del bene culturale come bene comune, di cui ci si appropria e ci si "prende cura" con un intervento personale accurato, mediato dalla tecnologia. In questo senso, nel corso del dibattito, il concetto "web 2.0" ha forse perso contorni definiti (se mai ne ha avuti) per diventare un "termine ombrello" forse un po' vago, ma operativamente utile per raccogliere e dare senso a pratiche diverse (vecchie e nuove), orientate alla partecipazione dell'utente.

Un altro elemento emerso dal dibattito è che l'organizzazione di spazi "web 2.0" da parte di archivisti, bibliotecari, operatori non si improvvisa.
Far funzionare uno strumento "web 2.0" in una istituzione culturale presuppone infatti una profonda conoscenza dell'utenza reale, di quella potenziale che si vuole fidelizzare, ma anche avere un progetto chiaro sul tipo di "conversazione" che si vuole facilitare e strutturare, affinchè essa sia un'esperienza ricca utile e sensata per l'utente, ed adeguata per l'Istituzione che la sollecita.

Ci pare questa una delle sfide più interessanti che l'utilizzo di strategie "web 2.0" sollecita nell'ambito della nostra esperienza professionale.

Note

[1] - Gli utenti di Facebook sono attualmente più di 132 milioni nel mondo con un aumento in Italia degli iscritti del 135% e dei visitatori del 961% su base annua. Fonte: ZeusNews 20/10/2008 "Facebook esplode in Italia, più 961% in un anno"


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