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AIDAinformazioni
trimestrale - ISSN 1121-0095, ISSN elettronico 1594-2201
anno 27, numero 3-4, luglio-dicembre 2009

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Manifestazioni dopo
Prima giornata nazionale sull'Open Access, Roma, 23 ottobre 2009
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Maria Cassella
Università di Torino - maria.cassella@unito.it

Maria Cassella, laureata in Lingue, ha diretto dal 1997 la biblioteca d'ateneo dell'Università "Partenope" di Napoli  e quasi fin da sùbito ha collaborato con CIBER. Ha partecipato al gruppo di lavoro di ITALE per la catalogazione UNIMARC del libro antico. All'Università di Torino dal 2005, è oggi coordinatore per le Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche del sistema bibliotecario universitario. Redattrice di "AIDAlampi" e parte del gruppo di lavoro del Wiki italiano sull’Open Access. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni, tutte rigorosamente su E-Lis, e attività didattica sulla misurazione e valutazione delle raccolte digitali.

In un'atmosfera priva di inutili formalismi si è celebrata a Roma, ospitata dall'Università di Roma Tre, il 23 ottobre scorso la prima giornata nazionale sull' Open Access, organizzata dal Sistema bibliotecario dalla stessa Università di Roma Tre in collaborazione con il CASPUR e AIDA.

La giornata mondiale chiudeva la settimana (19-23 ottobre) dedicata quest'anno all'accesso aperto. In 5 continenti e in svariati paesi del mondo tra i quali l'Italia si sono succeduti eventi, convegni, seminari, iniziative di tipo informale, come, ad esempio, l 'incontro organizzato da Wikimedia Italia a Milano sempre venerdì 23 ottobre o il dibattito sull'OA che si è tenuto nello storico caffè Tommaseo di Trieste il 19 ottobre, che hanno acceso la discussione sui temi dell'accesso aperto, celebrato le recenti conquiste, presentato i progetti futuri. [1].

Il filo conduttore del convegno che si è tenuto a Roma erano le politiche (policies) - mandatarie [2]  e non  - a sostegno dell'azione dei repositories, ma la giornata si è rivelata anche una preziosa occasione per presentare le linee guida pubblicate ad aprile 2009 dal Gruppo di lavoro Open Access della CRUI.


Antonella De Robbio, Università di Padova e componente del gruppo OA della CRUI, nell'intervento di apertura del convegno dal titolo Is Open Access ready to move beyond the libraries walls? ha condiviso con i presenti una profonda riflessione su come  le comunità scientifiche percepiscono l'accesso aperto : la loro consapevolezza nei confronti dell'accesso aperto (sanno che esiste?), i dubbi sui vantaggi dell'accesso aperto (ci serve davvero?), sui diritti riservati dagli editori agli autori (ma il copyright?), gli ostacoli  alla diffusione della pratica dell'autoarchiviazione (vorrei, ma non ho tempo), il dilemma sulla qualità delle riviste ad accesso aperto (si ma l'OA non è di qualità). La De Robbio ha declinato i tempi dell'OA tra passato (ciò che è stato fatto), presente (a che punto siamo?), futuro semplice (situazioni ed eventi futuri) e futuro anteriore (situazioni ed eventi considerati compiuti che di fatto non lo sono). La tesi fondamentale esposta nell'intervento della De Robbio é quella che la gestione dei repositories deve valicare le anguste mura delle biblioteche, in quanto uno degli elementi di debolezza degli stessi consiste nel fatto che loro la conduzione è affidata in modo prevalente, se non assoluto, ai bibliotecari, alle biblioteche e/o ai sistemi bibliotecari. Secondo la De Robbio, in parte per problemi di carattere organizzativo, in parte per problemi di comunicazione l'immagine che meglio descrive i depositi istituzionali nel contesto italiano è quella di un silos. Un archivio istituzionale invece dovrebbe essere concepito come parte di un network, interoperabile dal punto di vista organizzativo prima ancora che tecnico per interagire con le diverse componenti del sistema universitario locale e nazionale.


La tesi di Antonella De Robbio è stata ripresa da Stefania Arabito, Università di Trieste e componente del gruppo di lavoro OA CRUI, che con estrema chiarezza espositiva ha aperto la tornata degli interventi dedicati alle Linee guida della CRUI presentando le Linee guida per gli archivi istituzionali .
La Arabito, rimandando i presenti alla lettura delle linee guida, ha evidenziato alcuni elementi che mettono in luce la complessità di un archivio istituzionale, che nasce per essere un insieme di servizi per le comunità scientifiche ma impone un radicale cambiamento organizzativo istituzionale e culturale che non è facile indurre. Infatti, per potere essere efficaci, gli archivi aperti devono riuscire  a realizzare una serie di sinergie con altre componenti e strutture di un Ateneo, quali, ad esempio, il sistema informativo, l'ufficio legale, l'area ricerca, le segreterie didattiche, i nuclei di valutazione interni e, da ultimo ma non per ultimo, le university press.

Relativamente alle policies mandatarie ovvero obbligatorie Stefania Arabito ha ammesso la difficoltà di una loro adozione  nel controverso contesto universitario italiano ma ha anche sottolineato l'efficacia dell'approccio graduale delineato qualche anno fa da Arthur Sale in un suo articolo pubblicato sulla rivista D-Lib Magazine [3]. Sale faceva riferimento al "Patchwork Mandate" ovvero all'adozione progressiva di una serie di mandati dipartimentali. Il Patchwork Mandate si può oggi declinare in un senso più ampio ed allargarsi anche alle Thesis mandates ovvero a quelle politiche che rendono obbligatoria, previa modifica dei Regolamenti di Dottorato, la pubblicazione nell'archivio istituzionale delle tesi.

Infine Stefania Arabito  ha ricordato la necessità e l'importanza di un'azione interna di promozione e advocacy a sostegno degli archivi.


A seguire Francesca Valentini, Università di Trento e Gruppo di lavoro OA CRUI, ha discusso i punti essenziali delle  Raccomandazioni su Open Access e valutazione dei prodotti della ricerca scientifica . La Valentini ha delineato le tappe fondamentali della valutazione della ricerca in Italia dal 1998, anno della costituzione del Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca, fino alla recente costituzione nel 2008 dell'Agenzia  Nazionale di Valutazione del sistema universitario e della Ricerca (ANVUR) . Secondo la Valentini gli archivi aperti possono giocare un ruolo cruciale per superare alcune criticità dell'attuale sistema della valutazione della ricerca in Italia, senza necessariamente sovvertire alcuni dei parametri fondamentali della valutazione, ad esempio la pratica del peer-review o l'utilizzo dell'Impact Factor. Piuttosto gli archivi aperti consentono di adottare dei parametri complementari a quelli tradizionali, di ampliare la visione concettuale della valutazione, affiancando, ad esempio, all'IF i nuovi indici webometrici che «permettono una valutazione dei prodotti di ricerca secondo modalità continuative, (più) economiche e semplici, più precise e accurate per più aree disciplinari ».

Sempre in relazione alla scientometria Francesca Valentini ha, inoltre, sottolineato come il deposito di un preprint o di un postprint in un archivio aperto, massimizzando la visibilità di un prodotto della ricerca scientifica, contribuisca ad aumentarne l'indice citazionale. Nella letteratura professionale, infatti, sono numerosi gli articoli che dimostrano come l'accesso abbia un impatto positivo sugli indici bibliometrici basati sull'analisi delle citazioni (Impact Factor, EigenFactor e Indice di Hirsch). [4] Infine gli archivi aperti consentono di sottoporre a valutazione molteplici tipologie di materiale, dalla letteratura grigia alle "pubblicazioni liquide" [5].

Le raccomandazioni della CRUI su OA e valutazione della ricerca suggeriscono uno standard minimo per dati e metadati delle pubblicazioni depositate che devono essere sottoposte a valutazione, invitano all'adozione di anagrafi della ricerca locali che siano interoperabili con gli archivi aperti, consigliano, infine, di estendere la valutazione della ricerca anche agli articoli pubblicati nelle riviste elettroniche ad accesso aperto [6].


Roberto Delle Donne, Università di Napoli e coordinatore del gruppo di lavoro OA della CRUI, ha chiuso la serie delle presentazioni dedicate alle Linee guida della CRUI pubblicate ad Aprile, presentando le Linee guida per le riviste ad accesso aperto . Delle Donne ha delineato la parabola dell'editoria scientifica degli ultimi anni a partire dalla crisi dei prezzi dei periodici scientifici uno dei principali fattori ad aver innescato, nell'ottica dei bibliotecari, la reazione del movimento dell'accesso aperto. Delle Donne ha descritto alcuni modelli economici OA alternativi  all'editoria tradizionale, ad esempio SCOAP3 o il modello authors pays/institution pays delle riviste ibride invitando a «promuovere forti sinergie tra il mondo della ricerca accademica e quello delle biblioteche, a creare e mantenere la cooperazione tra la governance di Ateneo, i servizi informatici e bibliotecari, il circuito di produzione e di distribuzione dei risultati della ricerca ».


La seconda sessione mattutina è stata coordinata con maestria e simpatia da Roberto Caso dell'Università degli Studi di Trento.

All'inizio della sessione Paola Galimberti, Università di Milano e Gruppo di lavoro OA CRUI, ha presentato lo stato dell'arte dell'applicazione delle Linee guida per il deposito delle Tesi di dottorato negli archivi aperti della CRUI, pubblicate ad ottobre 2007. Ad oggi in Italia sono 20 le Università che hanno modificato i loro regolamenti  rendendo obbligatorio il deposito delle tesi di dottorato negli archivi istituzionali (Thesis mandate). Le tesi di dottorato sono un documento amministrativo e, al tempo stesso, un prodotto di una ricerca scientifica. Sono "referate" in quanto sottoposte al controllo di un docente e non hanno mai trovato in precedenza un adeguato canale di diffusione e pubblicazione. Gli archivi aperti, invece, sono uno strumento idoneo alla pubblicazione e conservazione delle tesi, consentono di eliminare il deposito delle copie cartacee nelle biblioteche, danno visibilità ad un tipo di ricerca che altrimenti rimarrebbe relegata nell'oblio. Sul wiki OA Italia si trova l'elenco aggiornato delle Università italiane che hanno adottato una Thesis mandate .

Da settembre 2009 le politiche mandatarie relative alle tesi vengono registrate anche nella  ROARMAP, mantenuta dall'Università di Southampton.


In una giornata di studio dedicata al tema dei depositi istituzionali un piacevole intermezzo è stato portato dall'intervento di  Adriano Martinoli e Damiano Preatoni dell'Università dell'Insubria sull'esperienza di successo di una rivista peer-reviewed ad accesso aperto: Hystrix : the Italian Journal of MammAlogy .

Hystrix è la rivista dell'Associazione teriologica italiana. Nasce nel 1986 e nel 2005 adotta per la versione elettronica ad accesso aperto il software open source OJS. Hystrix fa riferimento ad una comunità scientifica molto ristretta composta da accademici e non per un totale di circa 1200 lettori potenziali. Il comitato editoriale della rivista é internazionale, la rivista è pubblicata in inglese.

Damiano Preatoni, relatore in videoconferenza, ha evidenziato i vantaggi di pubblicare ad accesso aperto: la produzione scientifica viene condivisa a livello internazionale, la fruibilità e la disseminazione dei risultati delle ricerche sono immediati, la visibilità è alta, i costi sono ridotti, le comunità di riferimento possono contare su un efficace veicolo di aggregazione. Preatoni ha inoltre sottolineato come il canale digitale consenta di arricchire il testo con immagini, file audio e video, dati grezzi aggiungendo valore al contenuto e ha chiuso il suo intervento con una suggestiva metafora: quella di una rivista ad accesso aperto come una palestra di scrittura per i giovani ricercatori, in un contesto editoriale scientifico dai meccanismi estremamente delicati e complessi.


Di seguito si sono succeduti due interventi dedicati a due policies obbligatorie tra loro molto diverse:
Il funder mandate della seconda charity italiana per la ricerca biomedica e cioè Telethon [7] e l’institutional mandate dell'Istituto Superiore di Sanità.

Lucia Monaco, Direttrice Scientifica di Telethon, ha descritto la mission dell'agenzia di finanziamento per la distrofia muscolare, seconda in Italia dopo l'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), nata per volontà di un'associazione di pazienti nel 1990. Per Telethon  i portatori di interesse sono i malati, i ricercatori e i pubblici donatori. Nel 2008 Telethon ha cominciato a lavorare in favore dell'adozione di una policy per rendere obbligatorio il deposito dei lavori scientifici realizzati grazie al proprio contributo Dal 1990 i ricercatori finanziati dalla charity hanno pubblicato 6.400 articoli. La qualità di tali lavori scientifici è superiore alla media italiana, statunitense e europea, come dimostra l'indice medio delle citazioni dei lavori pubblicati Telethon nelle riviste biomediche. Telethon coprirà tutti gli eventuali costi aggiuntivi correlati con il deposito e ha anche concluso un accordo con la British Library che arricchirà l'indicizzazione degli articoli e la completerà con un link ai dati primari della ricerca al costo di 35 euro per ogni articolo. La policy di Telethon partirà nel 2010.


Ultimo intervento della mattinata quello di Paola De Castro, Istituto Superiore di Sanità (ISS). Utilizzando la metafora della musica, la De Castro ha ribadito con forza come nella società della conoscenza il trasferimento dell'informazione sia un dovere, «una responsabilità che deve essere riconosciuta ed assunta». L'adozione di nuovi modelli della comunicazione scientifica non è sempre immediata da parte delle comunità di studiosi. E' necessaria, pertanto un'azione corale, un uso consapevole degli strumenti che vanno declinati nei diversi contesti nei quali un ente di ricerca o un'istituzione accademica si trovano ad operare. Paola De Castro ha, quindi, delineato il percorso che ha condotto l'ISS  all'adozione nel gennaio 2008 di una politica mandataria istituzionale, unica fino ad oggi in Italia. In riferimento alla politica mandataria dell'ISS la De Castro ha sottolineato come sia necessario per ottenere una policy di questo tipo coinvolgere in prima persona la leadership di un Istituto,  di una Università o di un Centro di ricerca . Una policy  obbligatoria è tuttavia, al tempo stesso,  un punto di arrivo e di partenza come dimostra il fatto che, nonostante il mandato, solo il 38% dei ricercatori dell'ISS depositi i propri lavori  nell'archivio  aperto dell'Istituto. L'azione dall'alto deve, quindi, essere sostenuta da strategie bottom-up, servizi a valore aggiunto per i ricercatori che depositano  e incentivi di vario tipo.


La prima giornata nazionale dedicata all'Accesso Aperto si è conclusa con una tavola rotonda condotta da Susanna Mornati, alla quale hanno partecipato alcuni degli autori [8] degli articoli contenuti nel numero speciale di AIDAinformazioni n. 3/4, 2008 dedicato all'accesso aperto e pubblicato da AIDA. Il fascicolo è disponibile in full-text . Tutte le presentazioni del convegno sono disponibili sul sito del Sistema Bibliotecario dell'Università di Roma Tre.




[1] Sul wiki OA Italia si trova l'elenco delle iniziative organizzate in Italia in occasione della settimana mondiale dedicata all'accesso aperto.
[2] Secondo la definizione della Registry of Open Access Repository Material Archiving Policies (ROARMAP) una politica (policy) mandataria è «una politica ufficiale per mettere a disposizione ad accesso aperto [...] gli articoli referati che illustrano i risultati della ricerca» (traduzione di Susanna Mornati). Esistono diversi tipi di politiche mandatarie: Funder mandates ovvero le politiche adottate dalle agenzie che finanziano la ricerca, Institutional mandates ossia le politiche obbligatorie di Università e Centri di ricerca, Departmental mandates adottate dai singoli dipartimenti universitari e Thesis mandates che hanno come finalità quella di rendere obbligatorio il deposito delle tesi negli archivi aperti. Si possono applicare a seconda dei casi solo alle tesi di dottorato o a tutti i tipi di tesi prodotte in un Ateneo.
[3] Sale Arthur,
The patchwork mandate, "D-Lib Magazine", 13 (2007), n.1 / 2 < http://www.dlib.org/dlib/january07/sale/01sale.html>
[4] Una bibliografia sull'argomento è disponibile all'indirizzo: <http://opcit.eprints.org/oacitation-biblio.htm>
[5] Di pubblicazioni liquide parlano Fabio Casati, Fausto Giunchiglia, Maurizio Marchese,
Liquid Publications: Scientific Publications meet the Web: changing the way scientific knowledge is produced, disseminated, evaluated, and consumed (disponibile alle pagine <http://www.liquidpub.org/attachment/wiki/WikiStart/2007%2009%2010%20LiquidPub%20paper.docx>  e <http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00001313/>), evoluzione dell'articolo di Casati, Giunchiglia, Marchese, Publish and perish: why the current publication and review model is killing research and wasting your money, "ACM Ubiquity" v. 8 n. 3 (febbraio 2007),< http://www.acm.org/ubiquity/views/v8i03_fabio.html> e < http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00001086/ >
[6] In realtà in riferimento a questo punto e, dunque, successivamente alle linee guida sulla valutazione della CRUI, va detto che il 28 luglio 2009 è stato pubblicato il Decreto Ministeriale n. 89 all'articolo che 3 recita: «Le commissioni giudicatrici delle procedure di cui all'articolo 1, nell'effettuare la valutazione comparativa dei candidati, in considerazione prendono esclusivamente pubblicazioni o testi accettati per la pubblicazione secondo le norme vigenti nonchè saggi inseriti in opere collettanee e articoli editi su riviste in formato cartaceo o digitale con l'esclusione di note interne o rapporti dipartimentali».
[7] <http://www.telethon.it/Pagine/homepage.aspx >. Nel Periodo 1990-2007 Telethon ha raccolto in totale 382 milioni di euro. Ha finanziato nel periodo 2001-2008 2,160 progetti e 1,364 ricercatori.
[8] Erano presenti alla Tavola Rotonda: Maria Cassella, Paola Gargiulo, Paola Galimberti, Elena Giglia, Daniela Cermesoni, Lucia Antonelli, Andrea Marchitelli.


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