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AIDAinformazioni
trimestrale - ISSN 1121-0095, ISSN elettronico 1594-2201
anno 27, numero 3-4, luglio-dicembre 2009

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Cultural Heritage on line: empowering users: an active role for user communities, Firenze, 15-16 dicembre 2009
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Maria Cassella
Università di Torino - maria.cassella@unito.it

Maria Cassella, laureata in Lingue, ha diretto dal 1997 la biblioteca d'ateneo dell'Università "Partenope" di Napoli  e quasi fin da sùbito ha collaborato con CIBER. Ha partecipato al gruppo di lavoro di ITALE per la catalogazione UNIMARC del libro antico. All'Università di Torino dal 2005, è oggi coordinatore per le Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche del sistema bibliotecario universitario. Redattrice di "AIDAlampi" e parte del gruppo di lavoro del Wiki italiano sull’Open Access. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni, tutte rigorosamente su E-Lis, e attività didattica sulla misurazione e valutazione delle raccolte digitali. È membro dello Standing Committee on Statistics and Evaluation dell'IFLA.

Si è svolto nei giorni 15 e 16 dicembre, nella splendida cornice del teatro “la Pergola” di Firenze, il convegno Cultural Heritage on line: empowering users: an active role for user communities organizzato dalla Fondazione Rinascimento Digitale in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) e la Library of Congress.

Il tema dominante del convegno quest'anno era il Web interattivo ovvero il contributo che gli utilizzatori della rete apportano ai contenuti digitali culturali attraverso gli strumenti del Web 2.0, arricchendo, integrando, commentando le risorse accessibili in rete, presentando prospettive diverse e dando vita a comunità di pratica complesse composte da accademici, liberi professionisti, "policy makers", semplici cittadini. Il programma della giornata del 15 dicembre prevedeva sia per la mattina che per il pomeriggio un'unica sessione plenaria con gli interventi degli "invited speakers".

Decisamente ricco di spunti "Web 2.0" l’intervento di Laura Campbell della Library of Congress (LC). La Campbell ha ricordato alcune delle attività di digitalizzazione e di conservazione del digitale che vedono coinvolta in primo piano la LC: il progetto American Memory, le collezioni del Global Gateway World Culture and Resources e il National Digital Information Infrastructure & Preservation Program (NDIIPP) . Rispetto al tema principale del convegno la Campbell ha raccontato le sperimentazioni di successo della Library of Congress su Flickr, YouTube e, più di recente, su Twitter.

Luciana Duranti, ordinario di archivistica dell’Università della British Columbia, Vancouver, ha introdotto i presenti alle tematiche complesse e multiformi della conservazione delle risorse digitali. Dalla necessità di mantenere l’identità dell’oggetto digitale, al paradigma dell’autenticità e dell’integrità. La Duranti ha allargato il tema della conservazione del digitale ai repository presentando il caso di cIRcle , il repository dell’università della British Columbia.

Richiamandosi all’esperienza del progetto The International Research on Permanent Authentic Records in Electronic Systems (InterPARES) giunto ormai alla sua terza fase (INTERPARES 3), la Duranti ha sottolineato l’importanza di adottare, chiare e semplici politiche di conservazione e di gestione dei diritti per il materiale archiviato nei repositories. Gli amministratori dei depositi digitali aperti dovrebbero confrontarsi con le comunità di archivisti che nel corso degli ultimi dieci anni hanno sviluppato una forte consapevolezza ed esperienza nei confronti del tema della memoria digitale.

Daniel Teruggi dell’Institut National de l’Audiovisuel ha dissertato sul concetto di etica nella conservazione del digitale, con particolare riferimento al materiale audio. Per ciò che riguarda il materiale audiovisivo infatti la digitalizzazione è considerata una metodologia di conservazione. Tuttavia la creazione di copie digitali del materiale audiovisivo pone il dilemma del restauro. È etico restaurare un’opera digitale nel passaggio da un formato all’altro e quale è il rapporto tra l’originale e la copia?

Ha chiuso la tornata degli interventi mattutini l’energico intervento di Andrea Granelli, presidente della società di consulenza per l’innovazione Kanso. Granelli, che è autore di numerose pubblicazioni sul tema dell’innovazione e del suo rapporto con i contenuti culturali, ha avviato i presenti ad una riflessione sulla tecnologia e sui rischi tecnici, culturali e psicologici associati con l’utilizzo degli strumenti tecnologici. Granelli ha sottolineato tra l’altro l’importanza di adottare interfacce di ricerca semplici e chiare per la trasmissione dei contenuti culturali.

La sessione pomeridiana coordinata da Martha Anderson del National Digital Information Infrastructure & Preservation Program Office ha avuto inizio con l’intervento di Helen Tibbo della School of Information and Library Science, University of North Carolina. La Tibbo ha discusso del tema della valutazione descrivendo come il Web 2.0 possa essere utilizzato a supporto delle analisi di valutazione qualitativa delle biblioteche digitali: blogs, software di instant messaging, web analytics tools possono offrire un ricco feedback da parte delle comunità di utenti delle biblioteche digitali. Nel settore business questi strumenti sono già ampiamente utilizzati per capire gusti, tendenze ed esigenze dei consumatori della rete.

È un attivo fruitore e produttore di contenuti digitali il successivo relatore Dan Cohen della George Mason University. Cohen gestisce infatti un seguitissimo blog personale sui temi dell’informatica umanistica e delle digital humanities. Nel suo intervento Cohen ha descritto le principali caratteristiche delle comunità attive in rete: informali, non gerarchiche, auto-organizzate, le comunità della rete mescolano aspetti privati e pubblici, personali e professionali, producono contenuti scientifici di livello secondario. Alcune comunità si orientano oggi verso un segmento più specialistico di utenti, ad esempio quello accademico. Si parla infatti di "curated community", come da esempio quelle che si aggregano grazie all’utilizzo di tool di reference management quali Zotero [1] e/o dei servizi di social bookmarking come Connotea e Citeulike. Cohen ha portato anche alcuni esempi di portali che aggregano comunità di rete e che vedono coinvolti attivamente anche gli umanisti : HASTAC; Cuny Academic Commons e Smithsonian 2.0 .

Ha affrontato il tema particolarmente complesso dei metodi computazionali applicati alla ricerca in àmbito umanistico (ad esempio nella linguistica computazionale) John Unsworth della Graduate School of Library and Information Science, University of Illinois. Nella sua relazione Unsworth ha cercato di rispondere ad alcuni quesiti: a quali condizioni è possibile condurre analisi computazionali? A quali domande risponde l’analisi computazionale nella ricerca umanistica? A quali domande invece non è ancora in grado di rispondere? Unsworth ha descritto alcuni utilizzi dell’analisi computazionale in relazione al testo letterario: la possibilità di studiare l’evoluzione diacronica del linguaggio, di capire quali elementi distinguono la tragedia dalla commedia, quali termini un autore predilige, quali invece evita costantemente e ancora la possibilità di distinguere le edizioni di un’opera o di eseguire analisi del processo di revisione del testo.

Ingrid Parent dell’University of British Columbia ha riflettuto sulla convergenza guidata da Internet tra biblioteche, archivi e musei. Il mezzo digitale consente, infatti, di ricomporre la divisione fittizia tra le prime, i secondi e i terzi. Gli utenti di fatto percepiscono l’offerta culturale come un continuum indivisibile. La convergenza, ha argomentato Ingrid Parent di fatto però è ancora lontana. Siamo infatti ancora agli albori della collaborazione tra biblioteche, archivi e musei. In Canada si registrano comunque alcune esperienze organizzative comuni tra archivi e musei: ad esempio l’Ukrainan Canadian Archives and Museum of Alberta.

La giornata del 16 dicembre si è aperta con l’intervento di Jill Cousins dell’ European Digital Library Foundation che ha presentato il primo degli interventi dedicati a Europeana, il progetto europeo lanciato nel novembre 2008 e finanziato dall’Unione Europea come parte del programma i2010 Digital Libraries che si propone come il più grande aggregatore di contenuti digitali culturali in Europa [2]. La Cousins ha descritto a beneficio dei presenti i risultati di un’indagine condotta attraverso focus group di utenti in otto città europee. L’indagine mirava a mettere in luce il modo in cui Europeana e i suoi contenuti digitali rispondono alle esigenze delle generazioni in età scolare. I giovanissimi, ha detto Jill Cousins, non sono riconducibili ad un unico profilo di utenti, ma l’indagine ha evidenziato alcune esigenze comuni per le nuove generazioni di navigatori della rete: la necessità di una gestione ottimale del multilinguismo, la presenza di linee guida e aiuti alla ricerca, un design usabile, funzionalità di ricerca e navigazione semplici.

In futuro un numero crescente di risorse culturali sarà condiviso tra i paesi europei e molti saranno i contenuti generati dagli utenti. Le nuove generazioni svolgeranno un ruolo cruciale nella determinazione delle priorità di gestione e conservazione dei contenuti culturali.

I successivi interventi di Rossella Caffo dell’ICCU, Stefano Vitali della Direzione Generale Archivi e Gianbruno Ravenni della Direzione Cultura, Regione Toscana, hanno ricondotto i temi del convegno all’ambito nazionale descrivendo rispettivamente il portale Cultura Italia, che alimenterà di metadati Europeana, il progetto del Sistema Archivistico Nazionale (SAN) e del collegato Portale Archivistico Nazionale (PAN) e la tradizionale culturale della Regione Toscana.

La seconda parte della mattinata prevedeva due sessioni parallele: la sessione "Digital library applications & interactive Web" coordinata da Anna Maria Tammaro (Fondazione Rinascimento Digitale) e la sessione "Sustainable policies for digital culture preservation" condotta da Mariella Guercio (Università di Urbino).

Ha colpito i presenti per i suoi contenuti innovativi la prima relazione della sessione "Digital library application & interactive Web" di Brian Kelly, (UKOLN, University of Bath) . Kelly ha discusso dei possibili utilizzi del Web 2.0 all’interno delle organizzazioni, dei rischi e delle opportunità di adottare questi potenti strumenti di comunicazione per scopi istituzionali. Tra le opportunità Kelly ha elencato la possibilità di mantenere un contatto tra gli utenti e le istituzioni e di diminuire le tensioni interne. Kelly ha spronato le organizzazioni ad adottare politiche leggere e flessibili nei confronti del Web 2.0. Infatti non sempre gli utenti mostrano di gradire blogs o profili istituzionali come quelli che è possibile attivare su Facebook. Il Web 2.0 ha anche i suoi rischi e la sovraesposizione è uno di questi. Kelly ha anche riflettuto sul tema dei diritti e delle licenze nella rete in quanto l’utilizzo degli strumenti del Web 2.0 impone di innalzare il livello di attenzione su tali tematiche. Quali diritti hanno gli utenti sui contenuti che creano? Che diritti ha chi invece gestisce tali contenuti? Come è possibile ri-utilizzare in modo corretto i contenuti prodotti dagli utenti?

Nell’intervento successivo Smiljana Antonijevic, della Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences, e Laura Gurak, dell’Università del Minnesota, hanno invece riflettuto sul tema della fiducia, un aspetto psicologico fondamentale nella comunicazione umana e nel Web 2.0.

A seguire Max Kaiser, dell’Austrian National Library, ha presentato il secondo intervento del convegno su Europeana. L’Austrian National Library coordina infatti il progetto EuropeanaConnect che confluisce in Europeana. EuropeanaConnect costruirà un’infrastruttura semantica basata su vocabolari controllati per l’accesso ai contenuti multilinguistici e multiculturali del portale europeo [3] e fungerà nel contempo da aggregatore di materiale musicale e audiovisivo. Il progetto prevede inoltre di implementare degli strumenti che consentano di monitorare l’uso delle risorse in Europeana attraverso l’analisi dei file di log e la creazione di “profili di utenti” (personas). Ultimo obiettivo di EuropeanaConnect sarà quello di rendere accessibili i contenuti di Europeana su device mobili.

Il successivo relatore, Fred Stielow dell’American Public University System (APUS), ha introdotto i presenti ad un tema differente: quello del cambiamento organizzativo indotto dal digitale, con riferimento alle università online for profit. Stielow ha ricordato che il sistema di mercato impone alle università una competizione che spesso stride con la loro mission culturale. Il digitale però consente di creare economia di scala, ribalta i ruoli, trasforma le strategie di biblioteche e case editrici universitarie (university press). Nell’università onlin le biblioteche cessano di essere depositi di materiale che gli studenti faticano ad utilizzare e offrono un supporto attivo alla didattica. I bibliotecari sono specialisti dell’informazione. Ugualmente le university press re-ingegnerizzano i loro cataloghi e si focalizzano sulla pubblicazione di libri di testo e di pacchetti didattici. Grazie al digitale si passa da un modello culturale monolitico ad un modello culturale costituito da centri di conoscenza aggregati intorno temi e/o discipline.

Silvia Gstrein dell’Università di Innsbruck ha presentato il progetto eBooks on demand cui partecipano allo stato attuale 20 biblioteche di 10 paesi europei. Si tratta di un servizio di digitalizzazione on demand, che risponde in modo puntuale alle esigenze degli utenti e nel contempo è finanziato direttamente da chi ne fa richiesta. Il costo di un ordine è mediamente di 50 euro. Fino ad oggi sono stati digitalizzati e consegnati 3200 libri. Il tempo medio di consegna di un libro è pari ad una settimana. Estremamente ricca di contenuti interessanti l’ultima relazione della mattina, quella di Aly Conteh della British Library. Conteh partendo dall’ormai decennale esperienza della British Library nella digitalizzazione dei testi ha messo in luce i principali problemi dell’era della digitalizzazione di massa e presentato a grandi linee il progetto europeo IMPACT [Improving Access to Text].

IMPACT si propone appunto di migliorare l’accesso ai contenuti digitalizzati, di ridurre i costi di digitalizzazione e di scambiare esperienze e know how tra i progetti attivi nei diversi paesi dell’Unione Europea. Per ovviare ad esempio al problema degli OCR che, nonostante l’elevato grado di sofisticazione raggiunto, consentono una lettura corretta del testo pari all’80% IMPACT ha promosso l’adozione di ReCaptcha , un servizio che utilizza l’intelligenza collettiva del Web per validare e/o correggere le parole contenute in un testo digitale.

Alice Keefer dell’Università di Barcellona, prima relatrice della sessione parallela "Sustainable policies for digital culture preservation", ha riflettuto nel suo intervento sulla relazione tra i concetti di accesso, accessibilità e conservazione. Accessibilità e conservazione hanno differenti obiettivi, ha detto la Keefer, ma non c’è accessibilità senza conservazione e in svariati casi le scelte strategiche a sostegno della prima così come della seconda convergono. Per meglio conservare la memoria digitale sono necessari formati aperti, possibilmente costruiti a partire da una struttura XML e i file dovrebbero essere standardizzati all’origine.

Sven Schlarb (Austrian National Library) ha descritto l’architettura di Testbed, una piattaforma indipendente, robusta e scalabile che consente di eseguire esperimenti su una varietà di strumenti e di servizi utili alla conservazione del digitale.

Andrea Fojtu, della Biblioteca Nazionale Ceca (BNC), ha presentato i progetti di conservazione digitale condotti dalla BNC: Manuscriptorium, Kramerius e Web Archive e il progetto Integrated Operational Program (IOP) finanziato dall’Unione Europea con 27 milioni di euro per accelerare la digitalizzazione del patrimonio posseduto dalla Biblioteca Nazionale Ceca e dalla Moravian State Library in Brno (il progetto prevede la costituzione di due centri avanzati di digitalizzazione presso le due biblioteche e la scannerizzazione di 72 milioni di pagine in 5 anni) e per migliorare la conservazione a lungo termine dei contenuti digitalizzati (è prevista la creazione di un trusted digital repository per l’archiviazione del materiale digitalizzato).

Friederike Kleinfercher, della Max Planck Digital Library, ha descritto le caratteristiche di ViRR. ViRR è un tool per arricchire di funzionalità i testi digitalizzati. E’ stato applicato ad una collezione di 20.000 documenti legali digitalizzati del Sacro Romano Impero. ViRR è composto da un editor e da un viewer. L’editor è composto da un paginator che consente la registrazione semiautomatica della paginazione del testo durante la scannerizzazione, da un Toc editor che scompone la struttura logica del testo (capitoli, paragrafi, capoversi) e da un metadata editor che arricchisce il testo di metadati. Sulla base di questa analisi approfondita del testo il viewer consente una navigazione del testo ad albero.

Gli ultimi due relatori della sessione mattutina erano rispettivamente Felix Engel della FernUniversität in Hagen e Roberto Puccinelli del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Engel ha avviato una riflessione sulla necessità di conservare i dati relativi al contesto dell’oggetto digitale, in modo particolare se si vuole garantire il riutilizzo della risorsa digitale per i fini scientifici. Deve pertanto essere garantita la conservazione di rappresentazioni quali abstacts, TOCs, slides, poster o full-texts, citazioni, ruoli, competenze e profili dei creatori e gestori dell’oggetto digitale, relazioni implicite ed esplicite con altre risorse digitali. Engel ha quindi presentato SHAMAN [Sustaining Heritage Access through Multivalent ArchiviNg] l’ennesimo progetto finanziato dall’Unione europea nell’ambito della conservazione del digitale.

Roberto Puccinelli, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha descritto le caratteristiche e l’architettura decentrata del National Bibliography Number, uno standard aperto per l’identificazione persistente delle risorse digitali. Di recente il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (MiBAC) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) hanno firmato un accordo per la realizzazione di un "Sistema nazionale di identificazione univoca e permanente delle risorse digitali” grazie all’utilizzo dell’ identificativo NBN.

Nel pomeriggio era prevista la continuazione delle due sessioni parallele. Il convegno è stato preceduto dal tutorial: “Long term preservation of digital assets: basic concepts and pratices” e seguito dal tutorialDublin core: building blocks for interoperability”. Tutte le relazioni e le slides del convegno sono disponibili sul sito della Fondazione Rinascimento Digitale.

Note

[1] Zotero è un’estensione di Firefox messa a punto dalla George Mason University che aiuta l’utente ad organizzare e condividere le citazioni bibliografiche. È utilizzabile solo con browser Mozilla Firefox . L’ultima versione disponibile è la 2.0b7.6.
[2] A metà aprile 2009 Europeana aggregava 5 milioni di oggetti digitali, ma si prevede che entro la metà del 2010 saranno 10 milioni gli oggetti digitali ricercabili attraverso il portale.
[3] Si tratta in altre parole di creare un’infrastruttura semantica che consenta di legare insieme e di mettere in relazione termini quali "Mona Lisa", "la Joconde" e "Leonardo da Vinci" . Tale infrastruttura dovrebbe riguardare al momento cinque lingue "core" in Europa : francese, tedesco, italiano, spagnolo, inglese.


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