In occasione della seconda settimana internazionale dedicata all'accesso aperto (18-24 ottobre 2010), l'Università degli studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, in collaborazione con l’Associazione Italiana Biblioteche sezione Piemonte, ha organizzato il seminario Accesso aperto alla conoscenza scientifica: esperienze, opportunità, prospettive.
L’incontro si è posto l’obiettivo di approfondire la conoscenza sulle tematiche relative all'accesso aperto e stimolare la discussione tra tutti gli attori coinvolti: docenti, ricercatori, bibliotecari e istituzioni scientifico-culturali.
L’apertura del seminario è stata affidata a Maria Cassella - Università degli Studi di Torino - con il contributo La commedia dei beni comuni: il bene conoscenza. Il tema dell’OA, nuovo modello di comunicazione scientifica, viene affrontato a partire da un’organica e strutturata riflessione sulla teoria dei beni comuni. Il bene comune è «una risorsa […] che per sue caratteristiche intrinseche è originariamente condivisa da un gruppo di individui», inoltre, essendo non rivale e non escludibile, è passibile di usi diversi e fruibile da una molteplicità di soggetti. Anche la conoscenza è un bene comune per la collettività. La sua diffusione però non ne implica un depauperamento, contribuendo invece alla sua valorizzazione. Ma la realtà, sottolinea Maria Cassella, è molto più contraddittoria ed imprevedibile della pura teoria. E proprio nel momento in cui il sapere, attraverso Internet, sembra alla portata di tutti con un solo click, le due principali barriere all’accesso alla conoscenza scientifica – il prezzo e il permesso (copyright) – risultano enormemente rafforzate. La tecnologia digitale, strumento democratico per eccellenza, ha determinato una modifica radicale nei modi di produzione e di diffusione della conoscenza scientifica ma, paradossalmente, ha consentito anche la creazione di un oligopolio detenuto dai grandi gruppi editoriali internazionali. La crescita esponenziale e abnorme dei prezzi, principalmente dei periodici accademici, ne è la diretta conseguenza. Analoga la situazione sul fronte del copyright: da strumento di tutela della paternità intellettuale e incentivo economico per gli autori ha progressivamente assunto le funzioni di dispositivo sempre più restrittivo da parte degli editori, seppur declinato in variegate forme (contratti di licenza, abbonamenti, DRM, etc.). In questo contesto problematico e stratificato, dove moderne forme di enclosures mettono in pericolo il carattere di bene comune della conoscenza, le biblioteche non solo devono ripensare il proprio ruolo, ma soprattutto possono favorire un’inversione di rotta che permetta alla conoscenza di riconquistare la sua vera natura. Ebbene l’Open Access, nuovo modello economico di condivisione delle idee, è uno degli elementi in grado di ridare forza centrifuga alla libera e distribuita circolazione del pensiero scientifico.
Anche l'Università del Piemonte Orientale ha aderito al Movimento Open Access ed ha costituito, nell’àmbito del Sistema Bibliotecario di Ateneo, un gruppo di lavoro dedicato che, in occasione del seminario, ha presentato le proprie attività. Luca Tenconi e Chiara Zara hanno illustrato i primi passi dell’Ateneo piemontese nella direzione di una policy istituzionale a favore dell’accesso aperto: il progetto per la creazione di un repository di ateneo; il sancito obbligo a depositare le tesi di dottorato nell’archivio istituzionale a partire dal XXVI ciclo e il lavoro del neonato gruppo di Ateneo sull’OA.
La promozione, la sensibilizzazione e la creazione di politiche condivise sull’accesso aperto alla conoscenza scientifica, oltre alla costituzione di un repository istituzionale, sono obiettivi prioritari. Per saggiare il grado di interesse e di penetrazione dei principii e delle pratiche dell’OA all’interno della comunità scientifica e mappare eventuali iniziative già in atto, il gruppo di lavoro ha fatto ricorso alla somministrazione di un questionario on line a cui hanno risposto - dato davvero confortante - il 60% dei destinatari. Dall’analisi dei dati emerge che la comunità accademica dell’Ateneo:
Il contributo di Paola Galimberti - Università degli Studi di Milano - La gestione dei diritti come presupposto per una disseminazione efficace della conoscenza, approfondisce la problematica relativa all’OA e al diritto d’autore. Si tratta di un tema estremamente delicato per le comunità di ricerca come dimostra il fatto che la prima obiezione avanzata dai ricercatori, quando li si porta sul terreno dell’OA, è quella riguardante il diritto d’autore. Ad un’analisi più attenta ci si accorge che di frequente gli studiosi possiedono una conoscenza frammentaria del diritto d’autore e, anzi, tendono a considerarlo come un fardello di cui liberarsi velocemente, non effettuando alcun discrimine tra le diverse componenti che lo strutturano. Per sgombrare il campo dalle false convinzioni ed evitare che gli autori vengano limitati dalla cessione dei loro stessi diritti è necessario fornire loro informazioni adeguate sul diritto d’autore e sulla sua pratica gestione. Il termine “diritto d’autore” è un termine ombrello all’interno del quale è possibile distinguere diverse facoltà, alienabili e inalienabili. Solo i diritti di utilizzazione economica possono essere trasferiti e con diverse declinazioni. È opportuno rendere consapevoli i ricercatori del fatto che numerosi editori consentono di archiviare ad accesso aperto il preprint o il postprint di un articolo, anche dopo la cessione di tutti i diritti patrimoniali. Le politiche di autoarchiviazione dei principali editori internazionali sono consultabili in rete attraverso il database Sherpa/RoMEO; in ogni caso, soprattutto per gli editori italiani le cui policy risultano essere meno trasparenti, l’autore può sempre chiedere all’editore il permesso di autoarchiviazione. Paola Galimberti ha quindi invitato i presenti a prestare massima attenzione alla sottoscrizione di un contratto di edizione. Infatti se gli autori cedono in via esclusiva tutti i diritti di sfruttamento economico non potranno: scambiare la propria opera con altri ricercatori; riportare o riassumere estratti della propria opera a lezione, in seminari, conferenze; ripubblicare la propria opera in miscellanee.
Ricercatori, bibliotecari ed istituzioni scientifiche possono facilitare a diversi livelli una migliore gestione dei diritti d’autore nell’àmbito della ricerca scientifica ed aprire così la strada all’open access. I bibliotecari, attraverso un’azione di in-formazione, possono stimolare una maggiore consapevolezza sia da parte degli autori che da parte delle loro istituzioni. Le istituzioni possono sostenere i ricercatori con policy adeguate e, sfruttando il loro status, stimolare la nascita di nuove forme di contratti editoriali più flessibili.
Maddalena Morando - Politecnico di Torino - con l’intervento Quali policy di Ateneo per la diffusione dell’accesso aperto ha ripercorso in maniera chiara ed esaustiva le principali tappe del movimento OA, mettendone in luce i concreti vantaggi e sottolineando come, a livello politico-istituzionale, gli organi di governo di un Ateneo possano determinare un decisivo salto di qualità nel suo radicamento attraverso l’introduzione di “azioni adeguate”. In un panorama ancora tutto in divenire due sono “le vie” che conducono all’open access: la Green Road ovvero l’autoarchiviazione di articoli pubblicati o in corso di pubblicazione in archivi aperti istituzionali o disciplinari, nel rispetto delle politiche di copyright degli editori e la Gold Road, o meglio, la pubblicazione su riviste OA, peer reviewed e fruibili senza abbonamento. Le riviste OA si basano su un diverso modello di sostenibilità economica infatti solo una netta minoranza delle testate richiede un contributo economico per le spese di pubblicazione di un articolo. Gli organi di governo di un Ateneo possono giocare un ruolo strategico per incrementare la pubblicazione in accesso aperto di tutti i contributi scientifici prodotti dai membri della comunità accademica nell’esercizio della loro attività di ricerca. È compito degli organi di governo coinvolgere e rendere consapevole la comunità scientifica degli obiettivi e dei vantaggi dell’OA; definire politiche di obbligo al deposito (mandatory policy); attivare incentivi interni vincolando la distribuzione dei fondi per la ricerca al deposito su archivio istituzionale. Ma le “scelte vincolanti” devono essere accompagnate, sostenute o, forse meglio, controbilanciate da una condivisione “dal basso” dei principi dell’OA, percepito finalmente come una reale opportunità per accrescere il proprio impatto sulla ricerca.
Bonaria Biancu - Università degli Studi di Milano Bicocca - con Esempi di Green road: l’esperienza dell’archivio BOA [Bicocca Open Archive] riporta il case history del repository istituzionale dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. BOA nasce nel 2008, integrato e complementare a SURPLUS (l’anagrafe della ricerca gestita dal Cilea), come modulo dedicato all’archiviazione della produzione scientifica di Ateneo. Il repository si basa sulla piattaforma open source DSpace, lanciato nel 2002 dal MIT, che consente di catalogare, distribuire e conservare le risorse digitali. Attualmente BOA contiene i record bibliografici di ca. 16.000 pubblicazioni (articoli, monografie, proceeding, contributi in libro, working paper, tesi di dottorato, brevetti) per ca. 1.800 autori. Si tratta quindi di una banca dati dalla doppia identità: anagrafe della produzione scientifica e repository istituzionale contenente tutte le pubblicazioni prodotte alla Bicocca, da cui è possibile anche incrementare gli altri moduli di SURPLUS, estrarre statistiche di download, citazioni bibliografiche e informazioni da esportare eventualmente su altre banche dati. BOA è ottimamente censito dai motori di ricerca, in particolare da Google Scholar. Grande rilievo viene attribuito alle tesi di dottorato, per le quali già dal 2009 esiste l’obbligo al deposito; alcune tesi, per motivi legati al copyright, brevettabiltà o presenza di finanziatori esterni, possono essere soggette ad un periodo di embargo di 36 mesi. La procedura di archiviazione delle tesi di dottorato, integrata nelle procedure amministrative della segreteria, ne rende più agevole il deposito. Supporto qualificato, infine, viene fornito in tema di diritto d’autore: integrano BOA uno specifico servizio di consulenza, FAQ dedicate e le policy degli editori presenti su Sherpa/RoMEO.
La seconda parte del seminario ha fatto spazio agli interventi dei docenti attivi all’Università del Piemonte Orientale. La relazione di Marco Novarese, La diffusione ad accesso aperto della ricerca economica: l’esperienza di RePEc e Nep, ha esposto i casi di NEP e soprattutto RePEc , il repository ad accesso pubblico nato per promuovere la comunicazione tra i ricercatori di discipline economiche. Attualmente il database contiene circa 955.000 voci e 25.000 autori e, a differenza di ArXiv, ad esempio, non ospita fisicamente le pubblicazioni ma tiene aggiornati gli indici, controllando periodicamente la validità dei link e la corrispondenza con gli autori. RePEc effettua le statistiche di accesso per i lavori di ogni singolo autore, per singola collana di workinkg papers o rivista; inoltre fornisce il ranking per autore e per singola istituzione.
Luigi Battezzato, con Esempi di Gold road: una rivista e un database OA per le scienze umane, ha portato i presenti sul terreno delle scienze umane e, più precisamente, degli studi classici. BMCR [Bryn Mawr Classical Review] è una rivista elettronica OA di recensioni di letteratura greca, latina e archeologia che permette l’accesso ad un nutrito database; è la prima rivista del settore per diffusione, per numero di lettori e per rapidità di elaborazione e pubblicazione delle recensioni. Le recensioni sono uno strumento utilissimo di conoscenza in un settore, come quello delle scienze umane, dominato da volumi monografici, spesso costosi. Il lavoro redazionale, affidato a volontari, è molto accurato e cerca di contenere al massimo i conflitti di interesse tra recensore e recensito. Battezzato ha quindi presentato DigilibLT, biblioteca digitale di testi latini tardoantichi, è un progetto, nato all’Università del Piemonte Orientale, finalizzato a creare una collezione di testi digitalizzati di autori latini tardoantichi (secoli II-V d.C.) e a renderli accessibili ad accesso aperto su una piattaforma che ne consente la selezione (sulla base di differenti criteri di ricerca: per parola, genere, periodo, ecc.), il download e l’interrogazione filologico-testuale.
L’intervento conclusivo, ArXiv e repository: un modello alterrnativo di OA, di Luca Sommovigo ha riportato l’esperienza pionieristica del famoso repository disciplinare ad accesso aperto ArXiv, lanciato da Paul Ginsparg nel 1991, riguardante i settori della fisica, matematica, informatica, biologia, finanza e statistica che costituisce, ormai, un imprescindibile punto di riferimento quotidiano per gli studiosi delle comunità scientifiche di riferimento.
Gli interventi dei relatori sono pubblicati su piattaforma Moodle a cui si può accedere come ospite.
Pubblicato su AIDA Informazioni. Manifestazioni dopo, XXVIII, 3-4, http://www.aidainformazioni.it/pub/bozzarelli342010.html
Oriana Bozzarelli (Biblioteca Interdipartimentale Gioele Solari, Università degli Studi di Torino) oriana.bozzarelli@unito.it
Laureata al DAMS dell'Università di Bologna e diplomata presso la Scuola Speciale Archivisti Bibliotecari della Sapienza, ha lavorato come assistente di biblioteca presso l'Università degli Studi di Genova. All'Università degli Studi di Torino dal 2007, si occupa prevalentemente di conservazione e catalogazione del libro antico. I suoi interessi riguardano la catalogazione, le problematiche relative alla digitalizzazione, l'accesso aperto e le applicazioni delle nuove tecnologie in biblioteca.