Remo Badoer e Antonella De Robbio

On the road of e-journals
Paesaggi in movimento nell'evoluzione dei periodici elettronici


 
 

Nel campo delle licenze per l'acquisizione di materiale digitale è indubbio che si parli di ciò che ha scritto Ann Okerson, che ci si basi sui modelli che Ann Okerson suggerisce, che sia conveniente procedere solo dopo aver esaminato l'esperienza di Ann Okerson. La recente conferenza ginevrina [1] alla quale Ann Okerson ha partecipato ha costuito un forte stimolo alla stesura del presente lavoro; da essa infatti, e dall?esperienza maturata nell'ambito dei gruppi di lavoro dell?Università di Padova [2], sono scaturite le considerazioni che proponiamo di seguito.

Ann Shumelda Okerson, dal 1995 associata alla Biblioteca Universitaria di Yale, ha segnato una nuova era nell?ambito dell'acquisizione di materiale periodico digitale con contratti di licenze consortili [3]. La sua quindicennale esperienza rivolta allo sviluppo delle collezioni di pubblicazioni periodiche, e in particolare al campo della negoziazione [4], è risultata fondamentale per il consorzio statunitense NERL, NortEast Research Libraries, comprendente 18 biblioteche accademiche e di ricerca [5].

Nel 1987 e nel 1992 Ann Okerson ha vinto il premio "Miglior articolo" assegnato dall'ALA, American Library Association, per i suoi lavori relativi ai periodici; quest'anno è stata vincitrice del premio "ALA's LITA/High Tech". Nel 1997, assieme con lo staff dei bibliotecari della Yale University, Okeson ha dato avvio ad una risorsa didattica on-line nell'ambito delle licenze elettroniche.

Dal 1993 è co-autrice e co-moderatrice della lista di discussione NewJour, the New Journal and Newsletter Announcement List, lista preposta agli annunci di nuovi e-journal a livello internazionale e che conta oggi oltre 2400 iscritti [6]. Dalla lista NewJour è nato un sito Web, a San Diego in California, che permette la ricerca nelle schede tratte dall'archivio dei messaggi, con link ai siti dei periodici. Il repertorio NewJour, nato dall'insieme delle schede-annuncio, consta attualmente di 8102 titoli [7], suddivisi per ordine alfabetico di periodico o per categorie di 100 item (solitamente i subject di raggruppamento dei messaggi della lista di discussione). Altra lista di discussione di cui Okerson è moderatrice è Liblicence-I, con oltre 1900 iscritti tra cui bibliotecari, editori ed avvocati [8].

Ann Okerson è stata inoltre curatrice delle prime cinque edizioni della Directory of Electronic Journals, Newletters, and Academic Discussion List di ARL, Association of Research Libraries, la cui prima uscita risale al 1991 e l'ultima edizione, la settima, è dei primi mesi del 1998 [9]. La Directory di ARL, uno dei più vasti e prestigiosi repertori del settore, e il sito NewJour, rappresentano fonti autorevoli a cui attingere per ogni lavoro sui periodici elettronici: acquisizione, predisposizione di liste disciplinari di e-journal, novità,...

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Per dare avvio alla conferenza Ann Okerson ha scelto la metafora di Ken Auletta [10] Threee Dogs Barking che così recita: "Silicon Valley and Wall Street, like the press, usually heed the "three dogs barking" rule. Let one dog bark, another joins in, then another..."

La discussione sull'origine storica del primo periodico elettronico ci ha stimolati ad alcune riflessioni; la prima parte della conferenza infatti ha riguardato il percorso storico dei periodici elettronici a partire dal loro sorgere, nei primi anni del 1990, e il loro successivo sviluppo. Il carattere introduttivo piuttosto che analitico dell'esposizione non ha mancato di spunti innovativi e di stimoli per ulteriori indagini di carattere "storico". In questa sede proviamo ad esprimere alcune considerazioni, emerse da ricerche condotte in seguito a quanto esposto da Ann Okerson.

La nascita del primo periodico elettronico dunque risulta piuttosto controversa in quanto, nel periodo tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, solo alcuni tra le poche decine di periodici elettronici esistenti si sono trasformati in vere e proprie riviste, con un proprio comitato editoriale e una nuova "veste tipografica virtuale". Si trattava per lo più di BBS, Bulletin Board Systems, provenienti dall'ambiente accademico e nati come newsletters, i cui articoli venivano prelevati via FTP (File Transfert Protocol).

Solo in seguito, con l'avvento del Web, sono sorte le riviste elettroniche che ora conosciamo, ma chi operava nel settore in quegli anni ricorda bene i primi periodici elettronici in formato testuale, che giungevano via e-mail e che nascevano dai newsgrups specializzati, soprattutto nell'area scientifico-tecnica e bio-medica.

Contemporaneamente cominciavano a sorgere anche gli archivi elettronici di preprint, che raccoglievano e smistavano articoli in formato testuale e, in seguito, in formati adatti alle discipline di cui l'archivio si occupava (fisica, astronomia, matematica); uno degli esempi più rappresentativi è il Los Alamos Preprint Server, costruito da Paul Ginsparg, e di cui oggi esiste un sito mirror italiano presso la SISSA di Trieste [11].

A partire dal 1992 cominciarono ad apparire le prive riviste in Web e solo cinque anni più tardi, nel 1997, si avrà il boom commerciale degli editori che iniziano a pubblicare in formati dapprima meno pratici e poco visualizzabili, quali il PS (PostScript), il DVI o il compresso PCI, poi sempre più "portabili", quali PDF (Portable Document File), con un incremento notevole dei periodici elettronici nel mercato. Oggi, oltre al formato SGML, non molto maneggevole, molti editori (ma soprattutto gli autori/editori) mettono a disposizione gli articoli in formato HTML.

Molti degli editori e associazioni hanno recuperato annate pregresse, mettendo a disposizione sui loro siti indici e abstract dei fascicoli, talvolta fino ad arrivare a ritroso agli anni 1970 e, per certe riviste di prestigio, anche i primi numeri "storici" in maniera integrale, come nel caso del New England Journal of Medicine, che consente di consultare per intero il suo primo numero datato gennaio 1812.

Per esempio l?Association for Computing Machinery (ACM), ha recuperato il full-text di tutti gli articoli pregressi delle sue riviste fino al 1985 compreso, accessibili ai soci abbonati, mentre la NASA ha messo a disposizione gratuitamente, attraverso il server Astrophysics Data System Article Service, il testo pieno di oltre venti periodici di astronomia e astrofisica, tra i quali Astrophysical Journal (ApJ), scandito fino al primo volume che risale al 1895, e le pubblicazioni dell'Astronomical Society of London dal 1845.

Affermare con certezza quale sia stato il primo periodico elettronico messo a disposizione a full-text è quindi questione ancora tutta da valutare, sebbene Ann Okerson ritenga si tratti di New Horizons in Adult Education, Vol. 1, n.1, (autunno 1987) [12]; Corrado Pettenati [13] aveva individuato invece, come primo periodico comparso in formato elettronico, la pubblicazione dell'APA, American Psychological Association, Psycoloquy, Vol 1, issues 1-7 1990, (gennaio 1990), recuperabile ancor oggi in modalità FTP dagli archivi del sito [14].

Ann Okerson annovera tra i primi e-journal anche Postmoderne Culture, Vol. 1, n. 1, (settembre 1990) [15], sebbene a nostro avviso anche il Missouri Journal of Mathematical Sciences Articles, Vol. 0, issue 1, (inverno 1988) [16] non possa ritenersi fuori da eventuali "primati", in quanto disponibile dall'inverno 1988 nei formati PostScript e poi DVI.

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Questo per quanto riguarda le radici; ma guardiamo avanti, attraverso il paesaggio in movimento che si delinea, percepibile in vie e modalità differenti a seconda degli aspetti e dei punti di vista.

Nel mondo della ricerca, far fronte alla spesa per gli abbonamenti per le pubblicazioni scientifiche cartacee costituisce, ormai da tempo, una difficoltà quasi insormontabile per le biblioteche. Il costo relativo alle pubblicazioni periodiche, soprattutto di ambito scientifico-tecnico-medico (STM) è aumentato in modo vertiginoso e per certe biblioteche rappresenta quasi il 90% delle uscite di bilancio, perciò molte strutture, negli ultimi tre o quattro anni, sono state costrette ad effettuare numerosi tagli sugli abbonamenti, viste anche le dotazioni di fondi sempre più esigue.

La situazione italiana in ambito biblioteche MURST, Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, è a tutt?oggi piuttosto travagliata. E' noto ai responsabili del settore periodici delle biblioteche accademico-scientifiche quanto sia difficile far fronte al pagamento delle fatture relative al materiale bibliografico, e soprattutto ai periodici: fondi che scarseggiano, impossibilità di effettuare le transazioni per i mandati di pagamento in tempi accettabili per problemi di bilancio, difficoltà nella gestione degli impegni per i rinnovi delle riviste, figuriamoci dover fronteggiare anche a pagamenti supplementari per le versioni on-line delle riviste stesse! La spesa per l'acquisto di periodici accademico-scientifici difatti si è accresciuta in modo quasi esponenziale negli ultimi dieci anni, anche se i primi sintomi di tale crescita risalgono agli inizi degli anni Novanta.

La soluzione quindi, a nostro avviso, non è tanto quella di dar vita a copie "doppie" delle riviste possedute dalle biblioteche, una su carta e l'altra on-line, ma la creazione alternativa di collezioni di periodici "soltanto on-line", trattando fortemente con gli editori sui prezzi, sulle modalità di fruizione e sugli accessi. Collezioni alternative solo elettroniche, acquisibili coi fondi recuperati da tagli di riviste cartacee poco consultate o estremamente costose, e rese disponibili in accessi per domini allargati, potrebbero così trovare giusta collocazione su server organizzati in risorse condivise a livello di ateneo o consorzi tra atenei.

Il proliferare di nuovi titoli, dovuti ad una parcellizzazione delle conoscenze, ha portato ad un numero di periodici che si è triplicato rispetto al 1970. Da un'analisi condotta sulla banca dati Ulrich's International Periodicals Directory [17] la presenza di nuovi periodici ha subito delle impennate vertiginose nell'ultimo decennio, enumerando ben 230.843 pubblicazioni seriali, di cui 147.183 dichiarate nello stato di "attive", 52.555 cessate e 31.105 con periodicità incerta, di cui cioè non si conosce lo stato, se tuttora corrente o meno.

Delle 147.183 pubblicazioni seriali correnti, per 42.583 titoli (pari a quasi il 30%, dati luglio 1999) l?Ulrich riporta, nel campo etichettato come EA (electronic available), l'URL di accesso, indirizzo che rimanda a informazioni sull'abbonamento, frontespizi virtuali, spesso table of contents, abstract o articoli selezionati a testo pieno [18]. Essendo l'Ulrich un repertorio di tipo commerciale, ovviamente possono essere escluse tutte quelle risorse e-journal ad accesso gratuito di fonte scientifico-accademica non commerciale.

La panoramica di Ann Okerson sulla crescita degli e-journal ci ha dato lo spunto per un'analisi più approfondita dei dati numerici, rilevati dalla Directory di ARL e dalla Lista NewJour. Riportiamo di seguito, nelle due tabelle, i risultati emersi dalla nostra indagine effettuata a fine luglio 1999.
 
 
 
Edizioni

Directory. ARL

Luglio 1991

1. ed.

Marzo 1992

2. ed.

Aprile 1993

3. ed. 

Maggio 1994

4. ed. 

Maggio 1995

5. ed. 

Maggio 1996

6. ed. 

Febbr. 1998

7. ed. 

e-journal
27
36
45
181
306
1093
2459
e-newsletter
83
97
195
262
369
596
941
Totale
110
133
240
443
675
1689
3400
Peer rewiew          
47
1002
Pagamento          
168
708

Tabella n. 1 - Confronto dati rilevati dalle edizioni della Directory of Electronic Journals, Newletters, and Academic Discussion List di ARL, Association of Research Libraries
 
 
 
  Maggio 1996 Maggio 1997 Novembre 1998 Luglio 1999
NewJour
2000
3634
6777
8102

Tabella n. 2 - Confronto dati rilevati dal sito di NewJour

Il fattore aumento dei prezzi e il fattore crescita numerica, insieme ad altri non meno importanti, hanno portato le biblioteche a delineare nuovi percorsi in politiche degli acquisti coordinate. E' ovvio che le biblioteche si pongano dei limiti e che attuino politiche di ripensamento, soprattutto con l'avvento dei periodici elettronici che gettano una nuova luce sulla gestione.

A livello di selezione negli acquisti, relativamente agli accessi, locali o condivisi, nelle procedure di archiviazione e conservazione, le nuove parole chiave sono "e-journal", "condivisione" e "cooperazione". E' soprattutto sullo stravolgimento che l'informazione digitale opera in termini di portabilità e velocità di trasmissione nel circuito comunicativo che la parola e-journal non è più solo un miraggio d'oltremare da guardare col binocolo, ma inizia ad essere una realtà tangibile, la rappresentazione di un oggetto che - anche se apparentemente astratto, in quanto non materiale - sta cominciando a prendere forma in un contesto di "condivisione" e "cooperazione".

Se però andiamo a vedere come i bibliotecari che operano nel settore periodici reagiscono al fenomeno e-journal, in che modo si adeguano al cambiamento e come percepiscono i movimenti informativi del mercato dell'editoria elettronica, ciò che emerge è una partecipazione piuttosto scarsa ai nuovi modelli di gestione e una notevole resistenza al passaggio da collezioni fisiche (possesso) a collezioni virtuali (accesso).

Da un'indagine condotta tra le maggiori novantacinque biblioteche accademiche statunitensi, afferenti ad ARL nel corso del 1998 [19], solo cinquanta hanno risposto al questionario, che mirava a esplorare come i responsabili dei settori periodici "rispondevano" al boom delle riviste elettroniche. Solo il 52.6% dei questionari sono ritornati indietro compilati, e molti in modo incompleto per mancanza di risposte in molti punti del formulario. Delle biblioteche del campione, il 70% aveva partecipato in qualche modo ad attività correlate agli e-journal.

Tra le ragioni di interesse indicate dalle biblioteche statunitensi per l'adozione di soluzioni legate agli e-journal, comparivano i seguenti punti:

Fattori critici di resistenza agli e-journal sembrano essere in primo luogo il fattore costi, più altri quali: Del resto, è anche vero che già nel passato i bibliotecari preposti all'acquisizione e selezione di materiale periodico, dopo iniziali titubanze, si sono in seguito adattati ai continui e significativi cambiamenti avvenuti nel contesto nell'industria dell'informazione. Ora, in uno scenario in continua evoluzione dettato da comportamenti dell'industria dei contenuti fluttuanti e non sempre prevedibili, la diffidenza dei bibliotecari è più che giustificata.

Già nel 1996 Jennefer Aston sottolineava la difficoltà nella selezione del materiale elettronico per una politica degli acquisti ottimizzata e, in aiuto ai bibliotecari, delineava alcuni criteri-guida per l'acquisizione [20].

Oggi il mutamento più importante, a cui sono legati gran parte degli altri cambiamenti, sembra riguardare la natura stessa dei documenti, il passaggio dal singolo documento come informazione a sé stante (un articolo di una rivista) ad un documento complesso e dinamico, aggregati di informazioni collegate (un articolo con link ad altri articoli e/o ed altre risorse elettroniche).

Gli editori sono ben consapevoli dei vincoli di bilancio e delle difficoltà finanziarie delle biblioteche e si sforzano di rendere i loro prodotti più adatti al mercato accademico, corredandoli di tutta una serie di funzionalità intrinseche e di servizi informativi a valore aggiunto che solo l'ambiente digitale può offrire. Il valore aggiunto si concretizza nell'offerta di servizi "preconfezionati", quali per esempio la disponibilità di consultare le collections contenenti i full-text di articoli selezionati, suddivisi per argomenti di interesse particolare.

Il British Medical Journal, ad esempio, dal 1998 mette a disposizione gratuitamente gli articoli a full-text suddivisi in articoli di interesse clinico e non-clinico, all'interno di una struttura classificatoria organizzata comprendente decine di argomenti [21]; invece il New England Journal of Medicine organizza collezioni di articoli per argomenti di particolare interesse sociale, quali l'asma, le malattie renali, la biologia molecolare,etc., offrendo un nucleo di partenza selezionato per ricerche più approfondite.

Applicazioni "personalizzate" sono quelle che si possono ricondurre alle tecnologie di tipo push (spinta), in quanto sono le informazioni che si muovono verso l'utente e non viceversa, con risparmio sul tempo di connessione per ricerche sul sito del periodico. Un esempio di tecnologia push è il servizio Alert, che dà la possibilità di ricevere gratuitamente nella propria casella postale elettronica l'indice del fascicolo corrente della rivista scelta, per poi collegarsi al sito solo nel caso si individui un articolo di interesse.

Una importante novità è l'integrazione del periodico con i database bibliografici del settore: non solo a partire dai dati citazionali dei database bibliografici è possibile raggiungere il full-text degli articoli, ma ora dagli articoli (testo o bibliografia) è possibile raggiungere i database per ulteriori ricerche allargate. Questo tipo di integrazione per così dire "inversa", dalla fonte primaria alla fonte secondaria, è già stato attuato dai due prestigiosi periodici citati sopra, il New England Journal of Medicine e il British Medical Journal.

Ann Okerson definisce "e-journal multimediali" (per distinguerli da quelli che sono semplici trasposizioni dalla carta) quei periodici che, oltre a permettere collegamenti ad altri testi, consentono di entrare quasi all'interno di realtà altrimenti improponibili a livello bidimensionale. Metaforicamente parlando, per riprendere quanto detto circa il British Medical Journal da esperti del settore, si arriverà a rappresentare il futuro periodico elettronico come un video in movimento, e la sua prima versione "tradizionale on-line" come una sua fotografia storica che fissa un momento particolare nella costruzione di un'idea scientifica.

Il periodico elettronico multimediale, secondo Ann Okerson, è dotato di link di tipo upstream e downstream [22] il cui valore - anche monetario - è condizionato dal possibile utilizzo insieme ad altre risorse che possono anche risultare, più che complementari, indispensabili al documento stesso (ad esempio un articolo che rimanda a filmati o registrazioni sonore).

A questi flussi dinamici in movimento si aggiunge il fatto che si stanno sviluppando due linee editoriali separate, l'una riguardante gli articoli su periodici elettronici legati a pubblicazioni per così dire "ufficiali", l'altra legata alla gestione, soprattutto nell'ambito della ricerca, di archivi di preprint che, sia in termini di tecnologia che in termini di uso scientifico, vanno oltre i tradizionali canali di distribuzione editoriale, ma che comunque presentano qualcosa di nuovo, qualcosa che già di fatto interferisce con la vita degli articoli contenuti nei periodici elettronici.

La natura di questi nuovi documenti complessi e dinamici comporterà, nell'ambito delle licenze e del copyright, il dover trattare accordi multipli - e in contemporanea - tra diversi editori/aggregatori, oltreché probabilmente con singoli autori o enti, dal momento che il concetto stesso di autore è destinato a cambiare. L'autore infatti, inteso come responsabile intellettuale del documento, potrà essere affiancato da altri autori: sicuramente l'autore di un secondo documento a cui rimanda un link, ma va considerato "autore" anche chi organizza o preordina questi link, quale ad esempio può essere un editore o distributore, ma anche una biblioteca o un ente d'altro genere.

Questo di conseguenza comporterà una modifica nella possibilità di valutare un giusto prezzo per gli articoli pubblicati sui periodi elettronici: se un articolo vale 50 e un altro articolo vale ugualmente 50, nel momento in cui questi sono tra loro collegati da link di tipo downstream il valore diventa 50+50+X, dove X sta per il valore aggiunto dato dall'organizzazione e composizione dei documenti fra loro; il valore X inoltre crescerà in base a quanto quest'organizzazione e composizione risponderanno a criteri scientifici e/o specialistici.

Anche questo nuovo modo di concepire le dinamiche dei costi in condivisione, secondo Ann Okerson, renderà inevitabile la forma della contrattazione nel campo dei periodici elettronici quale strumento indispensabile a livello cooperativo. Le dinamiche dei calcoli sui prezzi dovranno tener conto degli accessi, delle modalità e degli ambiti di fruizione e circolazione delle risorse informative di cui si detiene l'accesso, della possibilità di conservare in archivi autonomamente gestiti i file acquisti in licenza, non solo in funzione di copie di backup.

L'esperienza statunitense insegna che il rapporto tra biblioteche e operatori di mercato dovrà essere dunque di carattere collaborativo, dal momento che la costruzione di nuovi servizi dovrà essere sia pensata che messa in pratica da entrambe le parti; difatti, per quanto possa crescere il potere dei consorzi, esso non sarà mai tale da permettere una gestione controllata, se non altro per la difficoltà di prevedere l'andamento dei prezzi e di poter quindi stabilire dei budget o finanziamenti adeguati.

La problematica relativa a licenze e consorzi tra biblioteche, ad oggi, risulta ancora incerta e non affrontabile in modo sistematico, sia perché i cambiamenti nel settore sono troppo rapidi e difficilmente prevedibili, ma soprattutto perché la situazione europea, a livello di tradizione e di legislazione, presenta degli scostamenti notevoli rispetto al modello americano.

La conclusione di Okerson è che nel campo dei periodici elettronici il cambiamento può essere controllato solo dall'interno del cambiamento stesso, adattandosi alle situazioni di volta in volta mutevoli. Dunque il terreno su cui le biblioteche si muoveranno nei prossimi cinque anni prevede:

Allo scopo, a nostro avviso, è da prendere in considerazione l'ipotesi di aderire all'ICOLC, International Coalition of Library Consortia, coalizione formatosi quale Consortium of Consortia (COC) nel 1997 in modo informale ed autoorganizzato dalla cooperazione tra 79 corsorzi di biblioteche del Nord America. ICOLC sta ora inglobando altri Paesi del Nord Europa quali Gran Bretagna, Germania, Olanda e si è ormai spinto fino all'Australia. La coalizione ICOLC coinvolge principalmente istituzioni accademiche e di ricerca, anche non formalmente organizzate a livello giuridico, al fine di facilitare la discussione e la circolazione delle informazioni sulla questione dei consorzi in relazione all'acquisizione di risorse elettroniche in licenze d'uso attraverso contratti e problematiche correlate [23].

Il piano di Ann Okerson per gli anni 1999-2005 enumera, relativamente ai periodici elettronici, le seguenti fasi:

A livello finanziario tra l'altro dovranno essere riviste e pianificate alcune operazioni: In Europa la legislazione relativa al diritto d'autore in ambiente digitale dovrà tener conto di più fattori: la bozza di Direttiva approvata dal Parlamento europeo con 58 emendamenti non si adatta al concetto di una biblioteca moderna, che deve muoversi in un contesto anch'esso in movimento.

In Italia la situazione è ancora più incerta, in quanto la normativa che andrà a sostituire la vecchia Legge del 22 aprile 1941, n. 633, prevede degli scollamenti in alcuni punti con la Direttiva europea. Del resto il legislatore, prima di "fissare con leggi" qualcosa che non riesce bene ad afferrare, in quanto in continua evoluzione, preferisce usare cautela e confrontarsi con quanto avviene all'interno degli altri Stati membri. Per il momento ci si dovrà basare su accordi diretti tra le parti, contrattati e specifici, tra le biblioteche organizzate o meno in consorzi e i vari agenti di mercato. Il contratto rimarrà la forma di rapporto economico più attuabile nell'interesse di entrambi i contraenti, non solo per quanto riguarda gli aspetti economici, ma anche per quanto riguarda la gestione del servizio, sebbene allo stato attuale le biblioteche ne escano svantaggiate rispetto ai grossi editori e aggregatori.

La soluzione alternativa sarebbe uno scontro tra le due parti o il dover ricorrere a leggi inadeguate o in fase di trasformazione, come quella sul diritto d'autore in ambiente digitale. Ann Okserson si è riferita al copyright in termini diritti economici, in riferimento al recente documento legislativo US White Paper on Copyright, che si fonda su concetti diversi dal nostro diritto d'autore, basato sul diritto romano, mentre negli Stati Uniti vige una legislazione che si basa sulla Common Law. Soluzioni di scontro, piuttosto che di collaborazione con le figure commerciali "eventualmente adottabili", porterebbero ad un rafforzarsi dei rispettivi ruoli e posizioni che non potrebbero che essere paralizzanti e negative nei confronti del servizio all'utenza e per la ricerca in generale. Bisogna quindi tener conto degli aspetti positivi che possono nascere da questa pervasività della forma contrattuale già in atto e rafforzarli dove questo è possibile [24].

Il cambiamento, in altre parole, deve essere gestito. Le linee che Okerson indica come positive e da attuare sono allora:

Articoli sempre aperti in discussioni generate dai processi di peer-review e, dopo l'originaria stesura, rimodellati in successive edizioni collettive, sono già entrati nello scenario che stiamo osservando. Ciò che affascina, nel percorrere questi paesaggi in movimento, è la consapevolezza di una staticità fotografica legata al singolo documento, che sta svanendo per lasciar posto ad un'informazione integrata che cresce e si dilata in differenti versioni dinamiche.

Remo Badoer, Antonella De Robbio, Università degli Studi di Padova, e-mail: badoer@ux1.unipd.it; derobbio@math.unidp.it

Note

[1] Nell'ambito delle conferenze Library Science Talks, nate nel 1995 dalla collaborazione tra la Biblioteca del CERN di Ginevra, l'Association of International Librarians and Information Specialist (AILIS) e la Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna, il 1? luglio scorso, presso l'Auditorium dell'Uni Dufour di Ginevra, Ann Shumelda Okerson della Yale University, ha tenuto una conferenza dal titolo Electronic Journal licensing and consortia, sponsorizzata anche dall'Associazione Bibliotecari di Ginevra.

[2] Gruppo di Lavoro periodici elettronici, anno 1998-1999 (Antonella De Robbio), Corso di formazione per Responsabili di biblioteca, a.a. 1998-1999 (Remo Badoer, Antonella De Robbio), CAB, Centro di Ateneo per le Biblioteche dell'Ateneo di Padova

[3] Una lista dei suoi numerosi lavori disponibili a testo pieno si trova all'indirizzo mirror francese: <http://www.enssib.fr/miroir/okerson/>.

[4] Si vedano le linee guida Strategic and practical conderations for signing electronic information delivery agreeements, <http://www.arl.org/scomm/licensing/licbooklet.html>.

[5] <http://www.library.yale.edu/NERLpublic/>.

[6] Le informazioni sulla lista di discussione sono raggiungibili all'indirizzo: <http://gort.ucsd.edu/newjour/NewJourWel.html>, mentre eventuali iscrizioni si effettuano presso: <http://gort.ucsd.edu/newjour/subscribe.html>.

[7] Rilevazione effettuata il 24 luglio 1999.

[8] Le eventuali iscrizioni si possono registrare all?indirizo: <http://www.library.yale.edu/~llicense/mailing-list.shtml>.

[9] <http://arl.cni.org/scomm/edir/index.html>.

[10] Ken Auletta, The last sure thing, "The New Yorker", November 19, 1998, p.40-47

[11] L?URL del sito di Ginsparg è <http://xxx.lanl.gov/>, quello del mirror italiano è <http://babbage.sissa.it/>.

[12] <http://ejournals.cic.net/journals/n/newhorizons/horizon1.n1>.

[13] L'introduzione alla conferenza è stata tenuta dal Direttore della Biblioteca del CERN, Corrado Pettenati che ha tracciato una breve presentazione dell'attività di Ann Okerson.

[14] <ftp://ftp.princeton.edu/pub/harnad/Psycoloquy/1990.volume.1/psyc.90.index>.

[15] <http://jefferson.village.virginia.edu/pmc/text-only/issue.990/contents.990.html>.

[16] <http://www.math-cs.cmsu.edu/~mjms/mjms.html>.

[17] Indagine condotta da Antonella De Robbio; cfr. Indagine comparativa tra i database bibliografici, di prossima pubblicazione su "Biblioteche oggi".

[18] Gli URL del campo EA di Ulrich sono indirizzi agibili per la versione per database networking. L'analisi è stata condotta sull'ultima versione disponibile di Ulrich, aprile 1999, presente all'interno del sistema di database networking ERL (Electronic Reference Library) della Silver Platter, del nostro Ateneo. La nuova versione ERL4.0 in modalità di accesso Web consente link diretti dal record bibliografico di Ulrich ai siti degli editori. L'utilizzo di strumenti informativi integrati di questo tipo risulta particolarmente utile ai fini di indagini sui periodici a vari livelli.

[19] Heting Chu, Electronic journal: promises and challenges for accademic libraries, 1999, <http://phoenix.liu.edu/~hchu/ejournal.htm>

[20] Jennefer Aston, The selection dilemma, "The Law Librarian" 2 (1996) 4, p. 238-241.

[21] <http://www.bmj.com/collections/>.

[22] Il concetto di downstream (letteralmente: "secondo la corrente") è meglio comprensibile facendo riferimento all?opposto concetto di upstream ("controcorrente", "a ritroso"), che indica la struttura del documento cartaceo con le note di riferimento a piè di pagina e che rimanda quindi a lavori già pubblicati e per così dire "chiusi". Il documento downstream ha link ad altre risorse che non solo sono disponibili immediatamente, ma che possono sia essere "chiuse" (i.e. una immagine, un video, un altro articolo), ma che possono anche essere in progress, e quindi rimandare a lavori che potrebbero non esistere ancora al momento della stesura dell?articolo (i.e. newsletter, pagine Web, archivi di ricerca).

[23] I documenti più recenti di ICOLC, reperibili on-line, si riferiscono a Guidelines for statistical measures or usage of Web-based indexed, abstracted, and full text resources (novembre 1998), <http://www.library.yale.edu/consortia/webstats.html>; Guidelines for Technical Issues in Request for Proposal (RFP) requirements and Contract Negotiations (gennaio 1999), <http://www.library.yale.edu/consortia/techreq.html>.

[24] Iniziative, modelli, linee guida e raccomandazioni da seguire e prendere in considerazione sono reperibili sui siti di: NESLI, National Electronic Site Licensing Initiative "Draft Model Licence", <http://www.nesli.ac.uk/nesli7.html>; ARL SPARC, <http://www.arl.org/sparc>; JISC, Joint Information Systems Committee, <http://www.jisc.ac.uk/>. Anche il JISC descrive un piano strategico relativo agli anni 1996-2001 che stabilisce gli "steps" essenziali utili a gestire l'informazione elettronica: <http://www.jisc.ac.uk/pub/strategy.html>. Un modello di licenza sito concordata tra editori e biblioteche britanniche di ricerca in ambito PA/JISC è reperibile all?URL <http://www.uksg.org/pa.htm>.