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AIDA Informazioni |
ISSN 1121-0095, trimestrale
anno 16, numero 3, luglio-settembre 1998 |
Sommario:
Possiamo seguire Yogesh Malhotra [2] nel suo comodo bignami sugli aspetti cognitivi delle organizzazioni, per meglio definire gli spazî d'intervento, anche linguistico, del "colletto d'oro ibrido".
Dal lato dei processi, noi apprendiamo che le organizzazioni (come gli esseri umani) hanno appreso (cioè completato un processo di apprendimento) quando il loro comportamento ci appare cambiato, presumibilmente in séguito a un'attività di scoperta e di correzione di un errore. Dal lato delle strutture, invece, può essere la stessa organizzazione ad avere cómpiti di apprendimento quando in essa è radicata (ancóra una volta, esattamente come gli esseri umani) una filosofia dell'anticipazione, della reazione e della risposta al cambiamento, alla complessità e all'incertezza, al punto da modificare costantemente la propria programmazione al mutare dello stato e del contenuto dell'informazione.
Proseguendo il parallelismo, a un apprendimento adattivo (single-loop learning, un po' come il copiare, basato sulla ripetizione di modelli consolidati) corrisponde, su un piano di maggiori complessità e fragilità organizzative, un apprendimento generativo (double-loop learning, un po' come il creare, con una maggiore capacità di negare il reale per affermare l'immaginario). Per mantenere le proprie capacità adattivo/generative, un'organizzazione deve allora operare su se stessa in modo costantemente sperimentale, auto-progettuale, cioè mantenendosi costantemente in uno stato di disponibilità al cambiamento delle strutture, dei processi, dei fini e degli scopi, per poter sopravvivere in una realtà fatta di cambiamenti rapidi e non prevedibili. Il governo delle persone si confonde con quelli delle informazioni e della conoscenza. È, detta in altro modo, la "vecchia" (1950-1956) teoria del sistema aperto di Bertalanffy.
Va da sé, a questo punto, che la tendenza generale dell'organizzazione del KM trovi il suo limite superiore nel configurarsi, quanto più è possibile, in un'organizzazione cognitiva. Il ruolo di leader di una consimile organizzazione coincide, tutto insieme, con quelli, tecnici, umanistici e politici, di un progettatore, di un insegnante, di un dispensiere (designer-teacher-steward) che crea e fa condividere modelli mentali dinamici e competitivi, e forza i collaboratori (e la stessa azienda) ad auto-valutarsi non su ciò che si sa ma su come si apprende.
È un flusso di parole continuo, parlato e scritto. Gran parte di queste nuove operazioni gestionali viene infatti spesa in attività cognitive: colloqui, riunioni di lavoro, aggiornamento sulla documentazione tecnica, navigazione sulla Rete, elaborazione di note e documenti, eccetera: è un continuo comunicare per apprendere e, specularmente, apprendere per comunicare. Il KM diventa un'attività gestionale formale.
Il ruolo delle discipline terminologiche nel definire, tassonomizzare, ampliare e ridefinire gli strumenti di questo flusso d'informazione e di comunicazione è strettamente correlato con i cambiamenti concettuali intervenuti nelle scienze gestionali, da un lato, e con quelli, tuttora in corso, nella tecnologia stessa dell'informazione e della comunicazione, dall'altro. Inoltre, poiché gli addetti aziendali al KM provengono da àmbiti culturali, disciplinari e lavorativi diversi, accade che aumenti il divario comunicativo tra i due gruppi, che utilizzano linguaggi differenti, il che crea e accentua la babele nel settore.
Diventa perciò fondamentale un accurato lavoro di chiarificazione terminologica, come quello, parziale ma utile filo d'arianna, presentato da Philip C. Murray [3] che, cercando le origini profonde di tale confusione terminologica, ritiene di averne evidenziato una possibile struttura nascosta (o una delle tante possibili), osservando - sostanzialmente, nella medesima direzione di Sveiby - come i manager della conoscenza (e i loro consulenti per il KM) tendano ad adottare un punto di vista top-down circa il KM, stante l'enfasi, a loro connaturata, sull'uso della conoscenza come strumento di governo (e quindi tendendo a creare parole nuove o usare parole vecchie attribuendo loro nuovi significati) mentre, al contrario, i tecnologi della conoscenza (che abbisognano di maggiori certezza e precisione semantiche) tendano a focalizzarsi sugli aspetti bottom-up che riguardano la sua diffusione, disseminazione e utilizzo, a vantaggio di tutti i membri dell'organizzazione.
Tutta questa diversità, tutto questo coacervo di sistemi di comunicazione non standardizzati, tutto questo flusso d'informazioni e di conoscenza non strutturata creano non pochi problemi gestionali, specialmente per quelle aziende che hanno copiosamente investito in ingegneri che disegnassero e realizzassero sistemi informativi tradizionali, solidi, razionali e operabili. È un modello lineare di innovazione (dalla R&D al prodotto e al mercato) che è entrato in crisi, insieme con strutturazioni aziendali gerarchiche.
Ramakrishnan V. Tenkasi e Richard J. Boland Jr. [15] rilevano come il KM giochi un ruolo non secondario né indifferente nel mutare le basi stesse dei sistemi informativi aziendali tradizionali, i quali non sanno riconoscere che i "lavoratori della conoscenza" costituiscono una comuntà socializzata all'interno di veri e proprî (alla Wittgenstein) "giochi linguistici" (o teorie di mediazione semantica) speciali. È come se questi sistemi informativi tradizionali tendessero al moto rettilineo uniforme: il messaggio è trattato in modalità monodimensionale, non problematica, presupponendo che parole, informazioni e dati posseggano significati univoci per tutti gli attori della comunicazione e trascurando, in più, gli aspetti simbolici o interpretativi di un messaggio.
Si tratta, allora, di elaborare sistemi differenziali di significato che siano di base per un'integrazione dinamica agíta su piani e livelli pluridimensionali. Michael W. Stebbins e A. B. (Rami) Shani [16] esplorano le possibilità di sistemi informativi non-routinarî (STS: socio-technical systems) che sappiano far fronte a un alto numero di eccezioni comunicative senza bloccarsi dichiarando la presenza di "errore" o di eccessivo "rumore", integrando tra loro i tre sistemi (diversi nelle regole come nel contenuto) sottostanti:
La grande scoperta del KM è che lo standard SGML (standard generalized markup language) [18], può contribuire a costituire una realizzazione bertalanffyana ottimale, ed essere impiegato per gestire non solo documenti, ma anche organizzazione, sulla base di, almeno, due sue caratteristiche principali:
È interessante seguire Marcus Herzog quando evidenzia, nel suo Diplomarbeit [21], alcune di queste citate difficoltà del web nel gestire informazioni, e dunque conoscenza: per esempio,
Ora, comunque sia, tutte queste trasformazioni del sistema informativo inducono cambiamenti radicali sulla stessa realtà aziendale "profonda". Nota Malhotra [22], intervistato da Sacha Cohen, che all'organizzazione materiale dell'azienda se ne affianca, così, una virtuale, tutta nuova e tutta da esplorare; così come la "virtual corporation" prende gradatamente il posto di quella reale, s'instaura un processo di progressiva democratizzazione e policentricità delle decisioni; insomma: una nuova divisione del potere aziendale. La tecnologia Internet/Intranet consente, infatti, di affidare maggiori responsabilità decisionali a impiegati dei quadri inferiori: "use your best judgments under all situation" è la nuova parola d'ordine che molte compagnie dànno ai loro impiegati. Anche il controllo, ovviamente, cambia natura: da centralizzato e pervasivo diviene diffuso ed esercitato dal gruppo dei pari (clan control). Rischi di stress da telelavoro, infine, vengono bilanciati da una rete più fitta di comunicazioni (virtuali!) interpersonali e interaziendali.
Un knowledge networking ben indicizzato è dunque assai di più di uno strumento di accesso all'informazione perché esso consente di penetrare nell'oscuro, nello sconosciuto, nel non-predefinito: la storica sfida a scacchi fra Kasparov e Deep Blue [23] è stata il trionfo di quella funzione che in AI (o IA, intelligenza artificiale) è utilizzata per rendere visibili e oggettive (e quindi operabili) le conoscenze sepolte nella mente dell'esperto della conoscenza, e che l'ingegnere della conoscenza sapientemente estrae da una serie apparentemente interminabile di interviste nel corso di un vero e proprio "assedio" del depositario di quella specifica conoscenza che si deve trasferire nel sistema esperto.
Sostiene infatti Philip C. Murray [24] che sistemi esperti e intelligenza artificiale, benchè appartenenti, in un certo senso, alla tecnologia della conoscenza "di ieri" (intendendo con ciò quella basata sul DBMS, data base management system) possono contribuire anche a quella "di oggi" (per KBMS, knowledge base management system) in quanto acquisiscono, rappresentano, gestiscono non più solo dati e informazioni, ma conoscenza [25].
Il punto chiave, come ricorda altrove Philip C. Murray [26], sta, come sempre, nell'information retrieval (IR) e nel suo contraltare istituzionale: l'indicizzazione e la costruzione di sommarî. Anche qui l'AI è chiamata in causa: poiché l'IR funziona per similarità della cosa cercata e di quella trovata, la possibilità del riconoscimento di ontologie [27] (tassonomie formali, sistemi anche individuali di classificazione di idee) simili fonda l'esistenza e l'attività ottimale dei gruppi di lavoro che collaborano via computer (groupware).
Il fatto nuovo è che sono enormemente cresciuti il numero e la complessità dei documenti che debbono essere gestiti da sistemi KM: troppa informazione da leggere, indicizzare, utilizzare. Sistemi come Excalibur o Xsoft, per citarne un paio [28], applicano tecniche AI di pattern recognition per il recupero, rispettivamente, di immagini e di documenti, con produzione automatica (o semi-automatica) di indici del contenuto e sommarî ad hoc. Che la tecnologia "dia una mano" è indubitabile; il problema vero dei rapporti IR-KM, continua Murray, è però un altro: è quello di disporre di risorse permanenti di conoscenza, atteso che:
Questo mare di lavoro per convertire l'informazione in conoscenza e fornire adeguata formazione agli operatori aziendali sembra essere una delle nuove "frontiere" dei documentalisti. Si tratta qui di saper ottimizzare, al meno, l'IR, l'indicizzazione e l'elaborazione di sommarî; e, al più, di migliorare le abilità delle persone e delle imprese messe a contatto con questa forma di nuova tecnologia. La documentazione, nel mondo KM, dovrebbe costituire una componente di base in ogni ambiente di networked computing di grandi aziende, fino a permeare ogni aspetto (organizzativo, funzionale, gestionale) di un'impresa. La domanda che sorge spontanea, allora, è: di quale KM hanno bisogno i documentalisti per lavorare nel KM?
Ron Miskie [29] sostiene la mutua centralità della documentazione e del KM, al punto da considerarli praticamente la medesima cosa. Miskie presenta tuttavia il vizio di fondo - comune nel nuovo mondo - di vedere la documentazione, riduttivamente, soprattutto come una sorta di manualistica avanzata (forse perché è questo l'àmbito principale degli affari nel settore?). Possiamo però seguire con profitto il suo ragionamento, perché si adatta benissimo lo stesso a una concezione, diciamo così, "europea" della documentazione, come possiamo vedere da questo suo elenco dei cómpiti della documentazione e della formazione, viste come un'attività che deve consentire al cliente/utente:
[1] Citato da A. F. Osborn, Applied imagination:
principles and procedures of creative problem-solving, Charles Scribner's
Sons, Bombay, 1985
[2] Organizational learning and Learning organizations:
an overview, http://www.brint.com/papers/orglrng.htm
[3] New language for new leverage: the terminology
of knowledge management, http://www.ktic.com/topic6/13_TERM1.HTM
[4] Una buona rassegna di opinioni sul significato
di questi primi termini può essere trovata seguendo gli interventi
apparsi sul "Knowledge management forum", lista di discussione anche disponibile
su web all'URL http://www.brint.com/wwwboard/
[5] Il termine è discusso da Ross Squire, What's
hot and what's not - changing demands for technical communications skills,http://www.ktic.com/topic6/KMHOT.HTM
[6] I termini sono stati discussi nel seminario Corporate
memory & enterprise modeling, KAW '96, Banff, Canada, 1996
[7] cfr Ross Squire, cit. alla nota 5
[8] Richard Mattessich, "On the nature of information
and knowledge and the interpretation in the economic science", Library
trends, Spring 1993, vol. 41, No 4, pag. 567-
[9] Su tutto il tema, assai ampio, ci limitiamo qui
a rinviare, introduttivamente, a Cheryl Gerber, Excavate your data,http://www.datamation.com/Plugin/issues/1996/may1/05asoft3.html
e a Vance McCarthy, Strike it rich!, http://www.datamation.com/Plugin/issues/1997/feb/02cust.html
[10] T. A. Stewart, Intellectual capital: your
company's most valuable asset, http://mansci1.uwaterloo.ca/%7Ejema/StewartA.html
[11] Brian R. Gaines and Mildred L. G. Shaw, Eliciting
knowledge and transferring it effectively to a knowledge-based system,http://ksi.cpsc.ucalgary.ca/articles/KBS/KSS0/
[12] "Information mapping" è marchio registrato
della Information Mapping, Inc. Denham Grey, An approach to knowledge
acquisition, transfer and application in landscape architecture, http://www.clr.utoronto.ca:1080/PAPERS/kmap.html
[13] Daniel H. Kim, The link between individual
and organizational learning, http://www-sinapsis.mty.itesm.mx/universidades/MOTW96/readings96/Kim.html
[14] Sul vasto tema della "metrica" dell'informazione
e dell'organizzazione, si rinvia alla lista di discussione ISSI, International
society for infometrics and scientometrics, curata dal Centre de Recherche
Rétrospective de Marseille, CRRM, http://crrm.univ-mrs.fr/issi/issi-home.html
e agli organismi ad essa correlati
[15] Exploring knowledge diversity in knowledge
intensive firms: a new role for information systems, http://www.mcb.co.uk/journals/knowledge/issue1/article4.htm
[16] Organization design and the knowledge worker,http://www.mcb.co.uk/journals/knowledge/issue1/article5.htm
[17] Role of information technology in managing
organizational change and organizational interdependence, http://www.brint.com/papers/change/
[18] SGML DTD (document type definition) e non,
direttamente, HTML: innanzitutto perché HTML non appare sufficientemente
versatile (anzi, le ignora proprio, a meno di caterve di metatag) per rappresentare
le relazioni strutturali molto complesse contenute nella maggior parte
delle risorse informative, con il rischio di descrivere più l'apparenza
che non la struttura significativa di un documento; secondariamente perché
HTML appare essere uno standard non sufficientemente controllato: basta
pensare alla pluralità di standard HTML esistenti come esito della
competizione fra Netscape e MicroSoft, per esempio. Su questo tema, tutto
il W3C, Word-wide web Consortium, http://www.w3.org
[19] SGML it's not just for documents anymore,http://www.ktic.com/topic6/KMSGML.HTM
[20] Martin Hensel Corp., http://www.hensel.com
[21] The use of intelligent hypermedia in architectural
design environments - a conceptual framework, http://www.dbai.tuwien.at/staff/herzog/thesis/dip.html
[22] Virtual corporation, human issues & information
technology, http://www.brint.com/interview/astdint.htm
[23] Garry Kasparov, The day that I sensed a new
kind of intelligence, http://cgi.pathfinder.com/time/magazine/archive/1996/dom/960325/kasparov.html
[24] What to know before you select knowledge management
technology, http://www.ktic.com/TOPIC7/14_TECH.HTM
[25] È atteso per la fine dell'anno un numero
monografico di Decision support systems, dedicato a "From IR to
KM: enabling technologies and best practices", http://ai.bpa.arizona.edu
[26] Hypertext and other well-kept secrets,
http://www.ktic.com/topic6/KMHYPER.HTM
[27] Come parziale introduzione al tema si possono
vedere: T. R. Gruber, Ontolingua: a mechanism to support portable ontologies,http://www-kls.stanford.edu/knowledge-sharing/papers/README.html#role-of-onto
e A. Farquarhar, R. Fikes, W. Pratt, J. Rice, Collaborative ontology
construction for information integration, httt://www-kls-svc.stanford.edu:5915
[28] Excalibur Technologies Corporation, http://www.excalib.com;
Xsoft della Xerox, http://www.xsoft.com
[29] Documentation and training - the foundation
of knowledge, http://www.ktic.topic6/12_KMDOC.HTM
[30] http://www.skyrme.com/insights/9mkis.htm