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AIDA Informazioni
ISSN 1121-0095, trimestrale
anno 17, numero 1, gennaio-marzo 1999

Opinioni
KM, Knowledge Management - Aggiunta
Domenico Bogliolo
Università degli studî di Roma "La Sapienza"
«The time has come...Our time has come».
IIS & LA [1]
Sommario:

Mansionarî del KM

Abbiamo fin qui velocemente esaminato i principali aspetti teorici del KM; ma che dire della pratica del mestiere quotidiano? Che cosa fa, concretamente, un addetto al KM? Come s'inquadra questo lavoro nella gerarchia delle funzioni e dei ruoli aziendali? Ha senso proporre il KM come attività di bibliotecarî speciali o di quelli specializzati? Quali aspetti assimiliano l'operatore del KM a, o lo distinguono dal, documentalista?

1. ADBS

La Commission Métiers et Qualifications dell'Association des professionnels de l'information et de la documentation (ADBS) ha  individuato, dopo un lavoro collettivo di cinque anni, ben 19 figure-tipo, 35 dominî di competenza, 15 attitudini e 49 impieghi-tipo in un Réferentiel des métiers-types et compétences des professionnells de l'information et documentation [2] che non possiamo certo presentare analiticamente qui. Si tratta di una ricerca ancora in corso, i cui risultati, pur pubblicati, rivestono un valore ancóra provvisorio, ma la cui versione definitiva dovrebbe essere prossima. Appare più una rigida tabella sindacale ad uso degli impiegati in vena di rivendicazioni da ordine professionale, che non un complesso articolato di snelle linee-guida per coloro che devono istituire e mantenere un nuovo servizio, anche se questi ultimi potrebbero utilmente, ricorrendo alle tabelle dei profili, identificare le competenze delle quali avrebbero bisogno, e ricavarne spunti per programmi di formazione. La dizione specifica del KM manca completamente nel centinaio di statuizioni presentate, anche se forse, nella pratica, molte delle funzioni attribuite agli informateurs o ai documentalistes (come, per esempio, il XIX mestiere-tipo, quello del veilleur-documentaliste, per dirne uno) potrebbero ricoprire alcune delle funzioni e dei ruoli ricoperti dagli operatori del KM. È un'analisi accurata, in doppia tabella baconiana, ancóra tutta da compiere.

Su un versante pragmatico, il ventiduesimo Online Meeting di Londra [3] ha trattato diffusamente, oltre al resto, anche di KM, cui è stato dedicato circa un buon quarto delle comunicazioni presentate. Da qui abbiamo estratto due mansionarî-tipo, ovviamente non coincidenti, ma interessanti proprio per alcune sovrapposizioni e per altrettante non-sovrapposizioni.

2. Sue Hill

Sue Hill ha presentato quattro interessanti ipotesi di mansionario di figure professionali legate al KM, come sono state da lei concretamente esperite nel corso del suo lavoro nella "Sue Hill Recruitment & Services", allo scopo di consentire un confronto con le professionalità di bibliotecarî e documentalisti [4]. Dal livello minimo a quello massimo:

Al primo, senior researcher, è assegnato, nei limiti di un bilancio definito, il profilo di governo dei gruppi professionali di ricerca che hanno il cómpito di consentire ai gruppi di utenti/clienti [5] l'accesso ai dati e alle informazioni aziendali.
    Sempre nei limiti di un bilancio definito, le sue responsabilità consistono nel garantire la professionalità di ricerca del suo staff anche con un'idonea politica di reclutamento, e collaborare con altre sezioni aziendali per la promozione e lo sviluppo del capitale intellettuale.
    Quanto alle sue capacità, ci si aspetta che sia laureato o diplomato in biblioteconomia e scienze dell'informazione, che vanti almeno cinque anni d'esperienza in un'organizzazione legata al mondo dell'informazione, che dimostri eccellenti abilità di ricerca, di capacità d'analisi, organizzative, comunicative e di governo del personale. È desiderabile che possegga specifiche competenze nel settore cui l'azienda è dedicata.

Al secondo, knowledge managment analyst, è assegnato il profilo di esperto delle esigenze della clientela  (o utenza finale) all'interno di strutture Global KM, che hanno il cómpito di abilitare gruppi organizzati di utenti/clienti a realizzare la conoscenza aziendale e a creare il resto del capitale intellettuale aziendale accessibile in formato elettronico.
    Le sue responsabilità consistono nell'assistere, guidare, istruire, indirizzare gli utenti finali (clienti) nella navigazione nel sistema conoscitivo aziendale e, comunque, nell'accesso ad ogni altra risorsa KM dell'impresa.
    Circa le sue capacità, gli è chiesto almeno un diploma di laurea (bachelor's degree), uno o due anni di esperienza di reference (anzi: quick reference) e assistenza al pubblico, possibilmente in una biblioteca o in un centro d'informazione e documentazione, eccellenti abilità comunicative, attitudine a "servire" il cliente, affidabilità nel partecipare a gruppi di lavoro a termine e su tema determinato, capacità di lavorare anche da solo e contemporaneamente su diversi programmi, conoscenza delle esigenze informative almeno di un settore industriale/commerciale, conoscenza di specifici software applicativi come MS Office (Word, Excel e Power Point) e Lotus Notes.

Al terzo, senior information professional, è assegnato il profilo di provvedere a ricerche con valore aggiunto, insieme con l'ottimale applicazione delle risorse informative e conoscitive interne ed esterne alle strategie aziendali e alle dinamiche di presa delle decisioni; spesso è anche colui che riempie di contenuti "esterni" l'Intranet aziendale.
    Le sue responsabilità coprono uffici regionali e gruppi di lavoro, didattica a gruppi non strutturati e di scarsa massa critica, partecipazione a seminarî, conferenze e workshop aziendali, assistenza nel facilitare i processi e l'uso degli strumenti del KM, stretta collaborazione con gli specialisti dell'informazione per stabilire le norme metriche per la rilevanza, l'accessibilità, l'apertura e la pertinenza dell'informazione nei confronti dei fini della conoscenza aziendale.
    Come capacità, gli è richiesta l'esperienza di almeno quattro anni in attività di ricerca, eccellente conoscenza delle fonti e delle metodologie della ricerca, delle basi di dati online e dell'IT (information technology), eccellenti capacità di sintetizzare semplici dati in informazione e in conoscenza, di comunicare in forma verbale, scritta e oratoria, eccellente conoscenza delle fonti e dei servizi in relazione a specifici settori industriali/commerciali, nonché delle applicazioni tecnologiche.

Infine al quarto, knowledge manager, è assegnato il profilo di adattare la pratica lavorativa con l'uso di quel capitale conoscitivo suscettibile di aumentare la soddisfazione dei clienti, nonché di catturare, identificare, sintetizzare, elaborare (packaging) e consegnare, all'intera comunità aziendale, il capitale conoscitivo relativo a specifici settori.
    Le sue responsabilità consistono, in sintesi,  nell'organizzare, raccogliere, costruire e rendere disponibile il capitale conoscitivo relativo a determinate topiche, incrementare le basi di dati di KM aziendale e fornire materiale per le pagine web e le newsletters di gruppo, mantenere i servizî di help desk, eseguire ricerche su richiesta.
    Le capacità che gli sono richieste consistono nell'eccellente padronanza dell'inglese parlato e scritto, almeno otto anni di esperienza professionale, l'essere motivato, il saper lavorare con un minimo di supervisione, l'avere spirito d'iniziativa, eccellenti capacità organizzative, di comunicazione interpersonale in forma parlata e scritta, alta capacità analitiche, di risolvere i problemi in modo innovativo e creativo, saper lavorare a scadenze precise e sui dettagli, velocità di apprendimento, familiarità con Internet e con le altre risorse IT e con specifici software come Lotus Notes Development, capacità didattiche.

3. Françoise Rossion

La belga Françoise Rossion, della PricewaterhouseCoopers, propone [6] invece una tabella differente, in scala discendente di cinque profili:

Il CKO (Chief Knowledge Officer) rappresenterebbe una posizione "senior" nella gerarchia aziendale, in stretta relazione con il CEO (Chief Executive Officer). Il suo ruolo consisterebbe nel determinare, coordinare e "mappare" obiettivi, estensione e attività del programma KM aziendale. Altro cómpito strategico sarebbe quello d'introdurre cambiamenti drammatici in azienda per costruire la cultura della condivisione della conoscenza. Nei particolari: Lavorando in stretta sinergia con il top management, il suo ruolo richiede eccezionali capacità di comunicazione e grande esperienza dell'ambiente economico cui l'azienda è dedicata, una vasta padronanza del complesso dei processi conoscitivi oltre a una conoscenza approfondita dell'IT.

Il Knowledge Manager è, dice la Rossion - è questa, tra l'altro, la sua qualifica in Ditta -, «a job in the field». Dovrebbe garantire l'allineamento fra le visioni del top management e l'attività quotidiana degli "amministratori" della conoscenza, motivandoli a condividere la conoscenza, e promuovendo la verifica continua dei requisiti conoscitivi di ciascun prodotto aziendale. Nei particolari:

È un ruolo che richiede analisi approfondite del KM aziendale e buona conoscenza delle stragie dell'impresa. Richiede esperienza di sistemi di gestione dell'informazione oltre a una preparazione di base in scienze dell'informazione. Dev'essere curioso e interessato alle nuove idee.

Il Knowledge Officer è l'amministratore del settore, che identifica, struttura, classifica, verifica e mantiene la conoscenza aziendale e usa tutti gli strumenti di comunicazione per informare su ciò che è disponibile e come.

Il suo modello è quello del "mietitore" (harvester). Può essere confuso con il bibliotecario o con il documentalista che seleziona, classifica e indicizza, nota l'Autrice, ma in realtà l'àmbito della sua azione travalica quello della "semplice" informazione perché, se i tradizionali processi d'informazione identificano, catturano e analizzano l'informazione per distribuirla individualmente secondo un modello uno-a-uno o uno-a-pochi, nel modello KM la "mietitura" della conoscenza identifica, sì, e cattura e analizza l'informazione, ma con il chiaro intento di trasferire e condividere una conoscenza sfruttabile per l'azienda, secondo un modello molti-a-molti.

È un ruolo che richiede conoscenza approfondita delle iniziative economiche dell'impresa, capacità di comunicare con il management e le unità di sviluppo e di progetto, oltre a intuizione e creatività. Lavora in stretto contatto con i capi-progetto per accertarsi che le strategie specifiche siano ben intese e supportate dai processi di KM.

Il Manager of knowledge projects può essere assegnato a settori strategici delle iniziative aziendali per definirne i flussi del relativo sistema KM, costruirne l'infrastruttura e integrarvi la cultura specifica, magari entro uno specifico Centro d'eccellenza. Abbisogna di requisiti tecnici nel campo dell'IT e di abilità e capacità comunicative e di gestione di progetti.

Infine il Webmaster, specialmente d'Intranet, e che in sostanza è un CKO/CLO (Learning) che lavora per il Knowledge Web, cioè un sistema formalizzato per il KM che utilizza la tecnologia SGML per raccogliere, elaborare e diffondere conoscenza all'interno dell'azienda (comprendendo in essa, però, anche i clienti/utenti che sono organizzati in specifici gruppi di lavoro). È un lavoro settoriale, ma al suo interno riveste responsabilità da top management. Gli sono perciò richieste soprattutto conoscenze di psicologia, sociologia, filosofia...

Chissà se possiamo azzardare la seguente tabella comparativa tra le tre liste professionali presentate, avvertendo che  l'analogia orizzontale è del tutto euristica e provvisoria, soprattutto nei confronti con la casistica dell'ADBS, principalmente per lo sbilanciamento "business" dell'inquadramento americano:


Che cosa non è cambiato

È la stessa Hill a riportare, come commento diacronico al "suo" mansionario, l'elenco presentato da Sandra Ward [7] all'IIS nel discorso di commiato alla fine del suo mandato presidenziale. Esaminando quarant'anni di storia del settore, la Ward nota come, pur attraversando cambiamenti drammatici nelle condizioni di lavoro, le linee fondamentali della professione non siano cambiate poi di molto, e che in gran parte si tratti di cambiamenti di "nome", non di "sostanza". L'elenco degli elementi-chiave validi per lo scienziato o specialista dell'informazione nel 1958 (si parla, beninteso, del mondo anglosassone...) è rimasto pressoché inalterato quarant'anni dopo:

Tutte cose che ritroveremmo, identiche, nel "vecchio" manuale di Carosella e Valenti [8] sulle quali si innesterebbero, probabilmente, come sole novità di rilievo, eventi "esterni" come quella particolare dinamicità specifica delle  tecnologie dell'IT (e fin qui il "progresso" rimane lineare, Web compreso) ma, soprattutto, insieme con questa, l'isteria economica della scarsità delle risorse e della caducità e alta mobilità dei posti di lavoro che hanno costretto, le aziende così come i professionisti, a doversi inventare un modo nuovo di vedere, e utilizzare, quelle medesime risorse informative e di gestione della conoscenza che già possedevano e dominavano in periodi di crescita stabile e costante, per farle diventare coerenti con le mutate condizioni aziendali e tecnologiche.

Strano destino, questo della documentazione... non essere mai riconosciuta per quello che è («calling their roses by names» nota a un certo punto la Hill) e dover riconquistare continuamente la sua posizione-chiave dentro e fuori l'azienda... senza averla, nei fatti, mai perduta! Che differenza fa se ci chiamiamo, in certi casi, che so, webmaster, come dice Françoise?

È ancóra Françoise Rossion [8] a ironizzare, a questo proposito:

E a precisare: E infine: Che si vuole di più? Si tratta allora di comprendere nel profondo il senso di questa trasformazione, che Kathy Miller [9] sintetizza in: «moving from being the gatekeepers to being the gateway to knowledge». Questo significa che siamo tutti destinati alle professioni KM? Sì e no, risponde ancóra la Rossion: D'altra parte, continua, distinguere nettamente fra le due professioni non è facile, al punto che una medesima persona potrebbe svolgere entrambi i ruoli:
Il caso Guedea Carreño

Abbiamo sottomano un esempio perfetto: Lisa Guedea Carreño [10] è una bibliotecaria che ha capito bene come il KM con tutte le sue parafernalia elettroniche e linguistiche potrebbe benissimo anche scomparire, un giorno, sostituito da concetti e procedure più raffinati (che ne dite di "creative management" o di "innovation officer"?), ma che il lavoro di gestire l'informazione (e, soprattutto, la conoscenza aziendale) è troppo essenziale per scomparire. Oggi si trova a fare del KM, ma le c'è voluto poco per riciclarsi da "semplice" bibliotecaria e, anzi, trova che tra i due "mestieri" l'uno non sia che la prosecuzione, su altri fronti, dell'altro.

Tutto cominciò quando il suo capo (direttore-padrone di un media azienda che riforniva scuole e biblioteche) si rese conto, dopo un brutto scivolone aziendale nel 1990, che già vent'anni prima avrebbe potuto prevedere il colpo se non si fosse limitato ad essere attento solo all'andamento dell'azienda, ma si fosse interessato anche del mondo esterno. Fondò quindi prontamente l'ufficio "Life, the Universe, and Everything" per il quale chiese l'apporto, ovviamente, della bibliotecaria, della quale aveva già avuto modo di apprezzare la «surprising willingness to embrace serendipity».

Tornando alla nostra Lisa, le è facile sostenere che, proprio per le caratteristiche più innovative dell'IT, Internet compreso, l'informazione risulta imprecisa, confusionaria e spesso irrilevante, al punto che non è possibile fare a meno di un intermediario esperto, distinguendo fra accessibilità e valore dell'informazione, con il risultato che i bibliotecarî/documentalisti debbano accedere in misura crescente all'informazione esterna all'azienda, agendo come «filters, consultants, analysts, early-warning systems and royal data tasters [!]».

Dal punto di vista del bibliotecario/documentalista/addetto-al-KM la differenza fra una grande e una piccola azienda consisterebbe solo in questo: che in quelle piccole l'operatore può fornire un maggior aumento di valore per unità d'informazione trattata, per il fatto che la comunicazione fra intermediario e destinatario è più diretta e subisce meno passaggi che, come si sa, aumentano il rumore dell'informazione stessa. Chi non ha mai giocato al "telefono senza fili"? Lisa, accanto alla gestione tradizionale della biblioteca aziendale (2.500 libri e 700 testate di riviste correnti più un numero imprecisato di CD-ROM e accesso a basi di dati) e al normale servizio di reference (in tutto, due persone di staff), si è trovata così a gestire fino al 70% dell'informazione che viene acquisita dai manager intermedî, ai quali viene fornita in modo differenziale, personalizzandola non solo riguardo al contenuto ma anche secondo le diverse modalità di apprendimento e di lavoro dei destinatarî: brevi resoconti orali, presentazioni schematiche e per-punti, diagrammi, testo pieno con o senza commenti, eccetera, a seconda delle preferenze.

Lisa ha, necessariamente, una visione d'insieme dell'azienda, non solo perché, per via delle ridotte dimensione, conosce tutti all'interno, ma soprattutto perché partecipa sistematicamente alle riunioni del top management con il risultato che, spesso, il suo apporto chiarificatore, anche sul piano logico o quello del linguaggio, modifica le stesse strategie aziendali.

Tutto questo non le sarebbe possibile se il suo capo non avesse provvidenzialmente istituito l'uffico per "la vita, l'universo e qualsiasi altra cosa",  per la quale attività di vero e proprio "pensiero laterale" sull'evoluzione del mercato globale Lisa spende fino al 20% del suo tempo di lavoro per raccogliere ed elaborare tutta la possibile informazione che può capitarle sotto mano (dalla radio, alla TV, ai giornali, a conversazioni casuali, eccetera) avendo cura di accostare tra loro argomenti il più possibile eterogenei: Mozart e lo sviluppo del cervello, la saggezza intesa come forma di capitale, e simili, che possono far scoccare scintille inedite e altamente produttive. Tutto è poi inserito in una base di dati apposita articolata in 8 categorie principali e 77 secondarie...

L'effetto risultante è che gli stessi manager superiori e intermedî stanno diventando essi stessi operatori di KM e le loro richieste sono sempre più accurate e pertinenti: da esperti in contabilità che erano stanno diventando dei curiosi umanisti... Conclude l'articolista che, sebbene Duncan Highsmith (il "capo" di Lisa) sostenga che, probabilmente, il futuro della sua azienda sarà sempre di più guidato dalla confluenza di «scanning, serendipity and synthesis», non potrà comunque far a meno di rafforzare l'organico di esperti "bibliotecarî".

«Think like a librarian» è il paragrafo conclusivo dell'articolo, nel quale si dànno anche alcuni suggerimenti pratici per il lavoro quotidiano del knowledge manager; ci piace terminare con questo invito, se il modello di "bibliotecario" è Lisa Guedea Carreño.
 

L'argomento prosegue. Va' alla prima Scheggia


Note [ultima verifica degli indirizzi: 15 marzo 1999]

[1] IIS. LA.  Our professional future.  A proposal for a new organisation for the library and information profession. A consultative document presented to the Council of the Institute of Information Scientists on 20th October 1998 and to the Council of The Library Association on 21st October 1998. http://www.iis.org.uk/news/future30-3rmv.html

[2] Paris, ADBS Editions, 1998 (Guide professionnels ADBS, 05) ISBN 2-84365-010-0, ISSN 1263-9265, http://www.adbs.fr/

[3] Online Information 98. Proceedings, Oxford, Learned Information Europe, 1998, ISBN 1-900871-31-9, http://www.online-information.co.uk/ol98/

[4]   «Knowledge management: a new career path for the information professional?», In: Online..., cit., pag. 149-156

[5] Sul tema della collaborazione della clientela/utenza per la realizzazione dei fini aziendali si veda il nostro precedente sull'opera di Choo «KM, Knowledge Management - 3/3» al § «Nuove professioni» In: Aida Informazioni, 4/1998

[6]   «To be a knowledge officer or not? How the information professional can face this challenge», In: Online..., cit., pag. 157-163

[7] «Information professionals for the new millennium», In: Inform (209), November 1998, Institute of Information Scientists (IIS), ISSN 0306-0756, http://www.iis.org.uk/inform

[8]  Documentazione e biblioteconomia. Manuale per i servizî di informazione e le biblioteche speciali italiane. A cura di Maria Pia Carosella e Maria Valenti. Presentazione di Paolo Bisogno. Milano, Franco Angeli, 1982 [6. ed. 1991]

[9] «Librarians getting a handle on knowledge», In: Information World Review, June 1998, pag. 25-26, http://bubl.ac.uk/journals/lis/fj/iwr/

[10] Leigh Buchanan, «The smartest little company in America», In: Inc.Online, January 1999, http://www.inc.com/incmagazine/archives/01990421.html


Created 1999-02-15, Last modified 1999-03-15 - © Domenico Bogliolo