![]() |
AIDA Informazioni |
ISSN 1121-0095, trimestrale
anno 17, numero 1, gennaio-marzo 1999 |
Introduzione: il contesto
La comunicazione scientifica e l'editoria elettronica
L'informazione elettronica e i suoi problemi
Le soluzioni: le forme consortili
Le iniziative italiane
Note
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a notevoli cambiamenti nell'accesso e nella distribuzione dell'informazione bibliografica e documentale in Italia e nel mondo. Il contesto al quale farò riferimento nella mia relazione è quello accademico e della ricerca scientifica italiano, mentre le risorse elettroniche a cui mi riferisco, in cui sono presenti alcuni contributi italiani, sono prevalentemente prodotte all'estero.
Questa precisazione denota la quasi inesistenza di risorse elettroniche nazionali, la scarsa presenza della produzione scientifica italiana nelle fonti informative elettroniche internazionali. Se non si corre presto ai ripari, in Italia c'è il rischio di vedere scomparire il contributo nazionale nella produzione di conoscenza o di dover accedere sempre di più al pagamento di fonti italiane digitalizzate all'estero.
L'evoluzione sul piano delle telecomunicazioni e della tecnologia dell'informazione e la diffusione pubblica di Internet hanno aperto nuove possibilità di produzione, archiviazione, accesso, consultazione e distribuzione dell'informazione, ma nello stesso tempo hanno creato non pochi problemi alle università, ai centri di ricerca, alle loro biblioteche/centri di documentazione, agli editori e alla comunicazione scientifica.
Di fronte ai vantaggi, ma anche all'inevitabilità dell'evoluzione tecnologica, le università hanno risposto in gran parte dotandosi delle necessarie infrastrutture fisiche, ma perché queste ultime siano efficientemente sfruttate, richiedono un coordinamento di strutture e di servizi, un'organizzazione snella ed efficiente, una cultura flessibile e adattabile al cambiamento, del personale adeguato e professionalmente addestrato, elementi questi, ancora non sufficientemente presenti negli atenei italiani.
Le biblioteche universitarie hanno cercato di far fronte ai cambiamenti introducendo le nuove tecnologie agli inizi in maniera molto limitata, dati i costi piuttosto alti che essi costituivano quando l'accesso era solo "online" via ITAPAC (la rete pubblica a commutazione di pacchetto) poi, alla fine degli ottanta con l'avvento dei cd-rom e della rete GARR, in maniera sempre più massiccia; oggi un numero sempre più crescente di atenei mette a disposizione dei propri utenti una serie di servizi, dall'accesso alle risorse elettroniche bibliografiche e full -text, basate su diverse soluzioni di database networking, agli abbonamenti a banche dati in linea, a periodici elettronici, ai servizi di document delivery, ecc.
Agli inizi si è proceduto in maniera non coordinata, duplicando costi, sforzi e servizi spesso anche in presenza di scarso personale. Successivamente, laddove i sistemi bibliotecari di ateneo sono stati resi operativi e la cultura della cooperazione, pur nel rispetto delle autonomie, è prevalsa, si è passati all'organizzazione di forme centralizzate e/o coordinate di acquisizione e di accesso; nelle altre realtà invece si è continuato a procedere in maniera scoordinata con costi alti e notevole inefficienza di servizi.
Oggi incominciamo ad assistere alla nascita di forme di partnership
tra singoli atenei e qualche information provider 1
e alle prime forme di acquisizione cooperativa di risorse elettroniche
tra atenei.
Nel complesso, il mondo delle biblioteche universitarie e della ricerca
in Italia si presenta ancora molto eterogeneo; vi è difformità
nello stato di realizzazione o di adeguamento delle reti di ateneo, le
forme di cooperazione all'interno di singoli atenei non sono ancora molto
diffuse, l'investimento in risorse hardware/software e umane destinate
ai servizi di informazione è molto disomogeneo, il personale di
biblioteca è spesso mal distribuito, esiguo e non adeguatamente
aggiornato; Inoltre, i bilanci delle biblioteche tendono a contrarsi, i
costi di alcune delle risorse informative (in particolare i costi degli
abbonamenti dei periodici scientifici) continuano ad aumentare, la disponibilità
in versione digitale della produzione scientifica corrente e pregressa
è in costante aumento e la minaccia della disintermediazione diventa
sempre più pressante.
C'è inoltre da dire che la comunicazione via rete negli atenei italiani, in particolare con i link internazionali, non è sempre stata all'altezza dei bisogni della comunità scientifica e che molte speranze sono riposte oggi in GARR B. Non è questa la sede per entrare nel merito delle ragioni delle inefficienze dei servizi di rete, ma anche questi ultimi riflettono la mancanza di una politica portata avanti nazionalmente nell'interesse di tutta la comunità scientifica.
Vanno trovate nuove soluzioni, perché le biblioteche continuino
a svolgere la loro funzione nell'organizzazione, nell'accesso, nell'archiviazione
dell'informazione; tra l'altro le nuove forme di comunicazione e di scambio
della produzione scientifica e il sovraccarico di informazione in rete
richiedono sempre più l'intervento di organizzatori, classificatori,
di creatori di "information landscape" 2
che utilizzino strumenti adeguati e forniscano un valore aggiunto, una
qualità ed un'efficienza di servizio cui la disintermediazione obbliga
a rinunciare.
La comunicazione scientifica e l'editoria elettronica
La comunità scientifica, con l'eccezione dei fisici 3 e in parte dei matematici, ha modificato relativamente poco la propria modalità di diffusione e di circolazione dell'informazione, lasciandone il compito agli editori commerciali. Questi ultimi nel corso degli ultimi trent'anni hanno quasi completamente soppiantato l'editoria universitaria nella produzione dei periodici, e negli ultimi anni hanno dato vita a diverse fusioni commerciali, diventando "i potenti" dell'editoria scientifica periodica.
L'utilizzo della posta e delle conferenze elettroniche, la pubblicazione su WEB di documenti accessibili gratuitamente, la creazione di comunità virtuali su base disciplinare, la creazione di siti Web da parte di associazioni scientifiche e professionali, le quali mettono a disposizione in rete loro pubblicazioni a testo pieno a costi di accesso molto contenuti, sono in continuo aumento non solo nell'ambito scientifico, ma anche nelle scienze sociali e in quelle umanistiche, ma gran parte dell'informazione e della ricerca prodotta in queste discipline è ancora in prevalenza cartacea e anche quando è elettronica, è comunque prevalentemente a pagamento e di proprietà commerciale.
Gli articoli, i risultati delle ricerche sono presentati prevelentemente nei "peer reviewed journals" pubblicati a stampa o sempre più in duplice versione, elettronica e cartacea, i cui prezzi sono andati costantemente aumentando, obbligando spesso le biblioteche a notevoli tagli negli abbonamenti.
La riduzione del numero degli abbonamenti ha poi determinato un circolo vizioso in base al quale ai tagli negli abbonamenti l'editore risponde con un ulteriore aumento di prezzo delle riviste il cui abbonamento è ritenuto indispensabile.
Negli anni si è assistito, inoltre, al fenomeno della proliferazione del numero delle testate a bassissima tiratura, ma costose. Ciò è in gran parte dovuto al principio del "publish or perish" che ha ossessionato e ossessiona particolarmente il mondo anglosassone, dove la possibilità di carriera e di mantenimento del proprio incarico all'università sono condizionati dal numero delle pubblicazioni che ciascun docente ha nel suo curriculum, dal numero dei comitati editoriali di cui si fa parte, ecc.
Negli ultimi anni sono state prese alcune iniziative per limitare gli effetti dannosi di questo principio e per modificare i criteri in base ai quali valutare le competenze scientifiche e professionali dei docenti. Inoltre, sono state accettate le prime forme di "peer reviewing" elettronico, in modo da non rendere più indispensabile la pubblicazione anche in versione cartacea della rivista 4.
Per molti editori commerciali il passaggio all'elettronico costituisce ormai un passo obbligato, che comporta dei costi iniziali non esigui. L'inerzia e la resistenza della comunità scientifica ai cambiamenti nella circolazione dell'informazione, con l'eccezione di alcuni gruppi di scienziati, dovuta a diverse ragioni, certamente non hanno costituito per gli editori una spinta a procedere all'adeguamento tecnologico.
Inoltre, la caduta verticale del numero degli abbonamen ti cui l'accesso elettronico porta nel medio e lungo termine, la conseguente riduzione di profitto e tutta la problematica relativa agli accessi e ai loro controlli, alle licenze, al copyright ecc. hanno contribuito alla fusione dei gruppi editoriali e all'attuazione di politiche commerciali pensate per proteggere i propri interessi, ma spesso insostenibili e inaccettabili per le maggior parte delle biblioteche.
Ne consegue che oggi vanno trovate delle soluzioni che permettano di bilanciare gli interessi degli uni con le finalità di ricerca e di didattica degli altri.
All'estero, nell'ambito accademico si fa sempre più presente la necessità di rafforzare la partecipazione diretta delle università nella circolazione e archiviazione dell'informazione scientifica in collaborazione con le associazioni scientifiche professionali; queste iniziative intendono recuperare uno spazio ormai da tempo perso e conquistare un peso che aiuti a ristabilire l'equilibrio tra le parti. Un tipico esempio di ciò è quanto l'università di Stanford ha realizzato con il progetto HighWire 5.
Anche in Italia incominciano a nascere forme di editoria elettronica universitaria,
(con riferimento alle tesi di dottorato, alla letteratura grigia prodotta all'interno degli atenei) e la tecnologia del "print on demand" inizia a muovere i primi passi con riferimento alle dispense e a pubblicazioni monografiche.Queste modalità di circolazione dell'informazione accademica e scientifica, insieme con il consolidamento di forme cooperative nello spoglio delle pubblicazioni periodiche italiane da parte di diverse biblioteche universitarie italiane (vedi ESSPER nell'ambito delle scienze economiche e sociali e quello appena nato nell'ambito del diritto 6) vanno nella stessa direzione: quella di trovare soluzioni adeguate ai bisogni di circolazione e archiviazione, evitare la duplicazione degli sforzi, di creare dei servizi che mancano. L'assenza di tali servizi rischia, da una parte, di far scomparire il contributo italiano dalla produzione scientifica internazionale e, dall'altra, di rafforzare le posizioni di editori stranieri che potrebbero vedere un certo interesse economico nel fornire questi servizi a costi elevatissimi.
Se le università italiane incominciassero a cooperare tra di loro nel fornire sempre di più servizi del genere diventerebbero per gli editori degli interlocutori interessanti, non da "spremere", bensì con i quali collaborare dando vita a forme di partnership, in modo da bilanciare un rapporto oggi del tutto squilibrato, che vede le università italiane in completa subalternità agli editori e information provider stranieri.
Non vogliamo dimenticare a questo proposito nell'ambito della cooperazione, l'esistenza di progetti per il coordinamento organizzativo e semantico di biblioteche universitarie che appartengono a determinate aree disciplinari, ci basti citare quelli esistenti nell'ambi to dell'architettura, dell'astronomia, della matematica.
L'evoluzione tecnologica oggi garantisce comunicazioni di rete sempre più veloci, soluzioni architetturali sempre più aperte, flessibili, scalabili, che meglio rispondono alle esigenze del mondo accademico e della ricerca. Nel frattempo i costi hardware continuano a scendere e i costi di digitalizzazione e di archiviazione anch'essi si riducono.
Allo stesso tempo la maggiore sicurezza delle reti e degli accessi, l'affermazione di protocolli, dei metadata, e dei formati standard di scambio, rendono sempre più praticabile l'interoperabilità dei sistemi in modo da permettere l'integrazione delle risorse.
Se ci soffermiamo brevemente ad esaminare le necessità del mondo accademico e della ricerca, possiamo dire che:
I progressi tecnologici in questa direzione sono notevoli e offrono delle soluzioni che permettono alle biblioteche di poter risparmiare sui costi gestionali interni e di elevare la qualità del servizio.
Vi sono però alcune difficoltà su piani diversi.
L'informazione elettronica e i suoi problemi
L'accesso a prodotti e servizi elettronici installati su server locali comporta globalmente dei costi alti, non tanto di investimento sull'hardware (quest'ultimo è in costante diminuzione) o di manutenzione, quanto i costi di gestione e, soprattutto, quelli delle risorse elettroniche stesse; a tutti questi vanno aggiunti i costi amministrativi, legali (relativi alla negoziazione e alla stipulazione dei contratti con i fornitori), e organizzativi.
Sono richiesti altri investimenti nella formazione e aggiornamento costante del personale intermediario e nell'istruzione dell'utente finale, che si confronta con nuove modalità di fare ricerca e di studiare. L'accesso a server remoti riduce alcuni dei costi (hardware, gestione, manutenzione ecc.); gli altri però permangono. Ci sarebbero poi altre considerazioni da fare sugli accessi a server remoti non controllati localmente, sulla velocità di comunicazione di rete, sul traffico di rete e sull'elaborazione delle statistiche ecc., ma le rimandiamo ad un'altra occasione.
I costi di abbonamento e di acquisizione sono generalmente alti, dal momento che in questo periodo di transizione, gli editori, i produttori di informazione bibliografica e gli information provider (non sempre le tre figure coincidono) chiedono somme ingenti per accedere ai loro dati.
Diversi sono i motivi addotti: i costi sostenuti per l'adeguamento tecnologico e per rendere il proprio prodotto qualitativamente competitivo sul piano tecnologico, sul piano dell'amichevolezza dell'interfaccia e della ricchezza di funzionalità per soddisfare al meglio i bisogni degli utenti, la necessità di mantenere un margine di profitto, e i costi che l'incertezza dei periodi di transizione comporta (ad esempio nel caso degli editori di full-text, la produzione duplice dei periodici in versione elettronica e a stampa).
Bisogna dare atto che la qualità e le funzionalità offerte dai produttori di database bibliografici, e in alcuni casi anche di full-text, sono migliorate notevolmente e che, pur con filosofie diverse, rispondono alle necessità espresse dalle biblioteche (accesso integrato alle risorse bibliografiche e full-text, agli eventuali altri servizi quali il document delivery e altri, compatibilità con i protocolli e formati di scambio, ecc.). Non entriamo in merito all'eterogeneità di prodotti e di soluzioni offerte e alla diversa tipologia di fornitori/produttori esistenti sul mercato 8, ma l'interesse delle biblioteche è quello di promuovere l'affermazione di soluzioni integrate che permettano all'utente di realizzare il cosiddetto "one-stop shopping" cioè una volta effettuata la ricerca e identificate le fonti, recuperare i documenti selezionati nella loro interezza e nel più breve tempo possibile.
Accanto ai costi sopracitati, vi sono le problematiche connesse alla negoziazione delle licenze e alla stipulazione dei contratti, al copyright, al "fair use". Attualmente in Europa a livello comunitario, la legislazione sul copyright elettronico è ancora in fase di discussione, l'EBLIDA 9 (e con essa, l'ormai concluso progetto ECUP - European Copyright User Platform) si batte perché le esigenze delle biblioteche non siano completamente subordinate agli interessi dei detentori del copyright.
I produttori di informazione, dato lo stato di incertezza della legislazione sul copyright preferiscono ormai da diversi anni stipulare con i propri clienti un contratto con il quale vengono regolati in maniera dettagliata tutti i punti .
I produttori/fornitori di informazione sono ben consapevoli dei vantaggi e dei rischi che l'elettronico comporta per le loro aziende e prendono tutte le misure necessarie sul piano tecnico, legale e commerciale per difendere i propri interessi. Questi contratti di fatto si sostituiscono alla legislazione sul copyright vigente nel paese del contraente. Dal momento che entrambi le parti sono tenute a rispettare quanto stipulato, alcune delle clausole comprese possono essere più restrittive di quelle contenute nella legislazione del copyright vigente nel paese della biblioteca che firma il contratto.
E' stato messo in evidenza dall'ECUP che la stipulazione del contratto segna uno sbilanciamento nel rapporto tra la biblioteca e il produttore a favore di quest'ultimo che ha redatto il contratto; viene, quindi, suggerito alle biblioteche di esaminare attentamente tutte le clausole del contratto e di negoziare le modifiche necessarie da apportare per non sottostare a condizioni che espongono le biblioteche o ad assumersi delle responsabilità inaccettabili o ad accettare delle limitazioni dannose per la circolazione dell'informazione nell'ambito della ricerca e della didattica.
La maggior parte dei contratti offerti dai grossi information provider e i produttori di dati stranieri presenti in Italia, contiene delle clausole accettabili; questo grazie anche alle pressioni esercitate dalle associazioni e dai consorzi di biblioteche esteri. Nonostante ciò, è consigliabile leggere attentamente tutte le clausole, richiedere se è necessario che alcune siano rese più esplicite o puntualizzare alcuni aspetti la cui vaghezza può risultare dannosa per la biblioteca stessa. Ci riferiamo ad alcuni casi giudiziari negli USA in cui l'intermediario dell'informazione a testo pieno sosteneva di aver fatto del suo meglio per garantire il "copyright clearance" per quanto riguardava la pubblicazione di articoli a testo pieno, ma di fatto non l'aveva ottenuto.
E' necessario quindi, da parte delle biblioteche, sviluppare capacità di negoziazione e acquisire le conoscenze legali necessarie o rivolgersi ad un consulente legale in materia di diritto contrattuale, copyright elettronico e diritto internazionale (evitando, possibilmente, gli uffici legali delle università che nella maggior parte dei casi non sono informati adeguatamente e tendono a bloccare qualsiasi iniziativa).
Questo problema è fortemente sentito in tutta Europa, negli USA
e nel resto del mondo; diverse associazioni di bibliotecari offrono seminari
di formazione e di aggiornamento su queste tematiche, consorzi di biblioteche
redigono linee guide per la negoziazione delle licenze. Anche in Italia,
dove non vi sono ancora sufficienti informazioni e conoscenze su queste
problematiche né da parte delle università/enti di ricerca
né da parte degli editori italiani di prodotti elettronici, vi sono
state le prime iniziative tese a sensibilizzare le parti interessate 10.
Le soluzioni: le forme consortili
I problemi sul piano infrastrutturale (telecomunicazioni e reti), su quello strutturale (hd, sw, risorse umane), sul piano organizzativo, culturale (scarso coordinamento, assenza di pianificazione ecc.) e sul piano economico-finanziario (costi, prezzi, bilanci), e le problematiche giuridico-legali relative alle licenze delle risorse elettroniche, al copyright non sono presenti, come abbiamo già accennato, solo in Italia; con la maggior parte di essi si confrontano, anche se in misura ben diversa, anche il resto d'Europa e gli Stati Uniti. Le soluzioni adottate sono varie; sicuramente dominanti sono le forme di cooperazione tra biblioteche. In un paese come il Regno Unito, che vanta una solida tradizione di cooperazione nell'ambito delle biblioteche universitarie e di ricerca, sono stati persino stipulati con i produttori di informazione contratti nazionali con notevoli vantaggi per tutta la comunità accademica.
Nell'acquisizione dell'accesso, nell'archiviazione dell'informazione elettronica, nella negoziazione dei contratti, e comunque nella condivisione delle risorse in generale, le forme cooperative consentono di ottenere notevoli vantaggi. Nelle trattative, se il consorzio raggiunge un numero consistente di membri, il suo maggior potere contrattuale gli consente di ottenere condizioni e sconti altrimenti irraggiungibili. Di fatto i consorzi permettono l'applicazione di economie di scala, con relative riduzioni di spese e un cospicuo miglioramento dei servizi offerti; in particolare i membri medio-piccoli hanno la possibilità reale di accedere a costi accettabili a delle risorse che individualmente non avrebbero potuto mai permettersi. Inoltre, le forme cooperative consentono di realizzare progetti di digitalizzazioni retrospettive e di archiviazione che nessun'istituzione sarebbe in grado di portare avanti da sola.
La soluzione consortile si presenta senza dubbio vantaggiosa e allettante. Perché abbia successo richiede che ci sia un notevole spirito cooperativo, che la comunicazione tra i membri sia rapida ed efficace, che ci sia la "massa critica" (maggiore è il numero delle risorse oggetto di trattative, maggiore è il numero dei partecipanti, maggiori sono i vantaggi).
I consorzi di biblioteche 11 attualmente esistenti hanno forme organizzative diverse, alcuni si sono costituiti come entità legali, altri no; alcuni in Europa vedono la presenza di biblioteche nazionali in un ruolo guida o altri, come nel caso del Regno Unito, la presenza di enti governativi che operano a livello nazionale; alcuni prevedono che i membri non siano obbligati a sottoscrivere/acquisire tutte le risorse per le quali si conclude un contratto.
I consorzi presentano sul piano organizzativo e giuridico-legale alcuni
problemi che, per quanto risolvibili, vanno tenuti in conto. La partecipazione
a forme consortili significa accettare una visione cooperativa e rinunciare
a forme di predominio individualistiche da parte dei membri (problema non
indifferente in Italia, dove l'individualismo per tradizione e per mentalità
prospera), significa saper conciliare autonomia e coordinamento e, all'interno
di una stessa istituzione, significa saper armonizzare acquisti centralizzati
e decentralizzati, studiare come ripartire i costi tra i membri, stabilire
i criteri secondo i quali selezionare le risorse, definire chi partecipa
alle selezioni, trovare forme snelle di gestione amministrativa. Nel caso
di acquisizione perpetua delle risorse da parte del consorzio, significa
saper cosa fare qualora uno o più membri decidano di ritirarsi,
prevedere l'eventualità estrema in cui il consorzio si sciolga e
pensare a soluzioni che assicurino l'accesso al materiale digitale archiviato
agli ex membri.
Le iniziative italiane
In Italia, esperienze consolidate di tipo cooperativo come quelle esistenti all'estero non ve ne sono; l'esigenza comincia a sentirsi, qualche iniziativa è già partita e alcuni progetti sono in corso di realizzazione. Forme di cooperazione su base nazionale o regionale, con l'eccezione di un progetto della regione Lombardia sulle risorse multimediale per le biblioteche pubbliche di ente locale della propria regione, sembrano essere ancora premature.
D'altronde, pensare che un'iniziativa nell'ambito accademico e della ricerca possa partire o essere finanziariamente sostenuta dal MURST, è ritenuto da più parti non realizzabile almeno in tempi brevi. Il GLSB del MURST, attualmente non ancora confermato dal nuovo ministro, pare ben consapevole delle problematiche e, se confermato, pare intenda far circolare le informazioni nei vari atenei e sensibilizzare i rettori sulle necessità di interventi coordinati da parte dalle università. Di fronte alle possibilità di accesso diretto alle informazioni che la comunicazione in rete e la diffusione dell'elettronico consentono, il rischio di una perdita di centralità e di coordinamento da parte della biblioteca aumenta. Non sono inoltre da sottovalutare le conseguenze negative sul futuro della biblioteca stessa e in particolare sul futuro della qualità dei servizi offerti alla formazione culturale e alla ricerca.
Attualmente, le strade percorribili prevedono lo sviluppo di iniziative dal basso:
Queste iniziative consortili potrebbero appoggiarsi, da punto di vista tecnico e tecnologico, ad alcuni atenei che hanno già una consolidata esperienza nella gestione di questi servizi e/o ai consorzi interuniversitari nati per l'elaborazione del Calcolo, che al loro interno hanno i mezzi e il know-how necessari.
Attualmente, i tre consorzi 12 CILEA, CINECA e CASPUR svolgono alcune attività riguardanti le biblioteche.
Il CILEA e il CASPUR forniscono servizi di supporto tecnico alle rispettive università consorziate nella gestione dei software adottati dalle biblioteche, nella realizzazione di OPAC e nel caso del CILEA anche di un Meta-OPAC. La gamma dei servizi offerti si è andata allargando negli anni e in particolare il CILEA ha ampliato la sua attività offrendo a istituzioni universitarie e enti di ricerca, non necessariamente membri del consorzio, l'accesso consortile a risorse e servizi elettronici in ambiti disciplinari, quali la medicina e la chimica. Ci riferiamo a SBBL, il Sistema Biomedico Lombardo che comprende 15 poli primari e che permette ad essi l'accesso a database bibliografici e a un servizio di document delivery nel settore biomedico per il quale il CILEA gestisce il server su incarico della Regione Lombardia e nell'ambito della chimica al servizio CICS (Consorzio Italiano Crossfire).
Il CILEA ha dato vita ad un progetto di biblioteca digitale, chiamato CDL (Cilea Digital Library) 13 con il quale intende mettere in rete riviste elettroniche full-text, e archivi digitalizzati (da realizzare) di letteratura grigia prodotta in Italia (preprint, lavori scientifici, rapporti tecnici, dispense didattiche ecc. Il progetto dispone già di un prototipo e prevede dapprima la partecipazione delle università del consorzio e poi intende allargarsi sul piano nazionale.
Ultimamente in forma sperimentale ha realizzato un servizio denominato BIOMEDICA ITALIA,
grazie quale università, centri di ricerca, ospedali italiani possono accedere a numerose banche dati biomediche bibliografiche e full-text disponibili sul server del CILEA e inoltre ha lanciato un'iniziativa che prevede la costituzione di piattaforme contrattuali adatte a consorzi di singole utenze che aggregandosi verrebbero a godere delle agevolazioni riservate alle grande utenze.
IL CINECA non si occupa di servizi di supporto gestionale e tecnico alle biblioteche delle università appartenenti al suo consorzio, ma fornisce autonomamente a istituzioni pubbliche servizi di gateway per accedere a banche dati in linea di host diversi; ed in questo settore di recente è divenuto il referente tecnologico dell'iniziativa europea EINS 14 (European Information Networking Services); Questo gruppo si è costituito secondo la normativa europea con la forma giuridica dell'European Economic Interest Group e vede la partecipazione di diversi paesi europei con compiti diversi. All'interno di questo progetto, che vede la partecipazione di host europei di banche dati in linea distribuiti, il CINECA ha preso in gestione i servizi dell'ESA- IRS.
Le iniziative portate avanti dal CASPUR 15 nell'ambito della condivisione delle risorse elettroniche sono nate dietro richiesta esplicita delle 5 università consorziate. Dopo una fase sperimentale di messa in rete geografica di oltre una trentina di banche dati bibliografiche e full-text, quattro delle cinque università hanno sottoscritto i primi abbonamenti su base consortile.
Le università consorziate intendono allargare il numero delle risorse da condividere e nello stesso tempo favorire la partecipazione di altre università esterne al consorzio prevedendo forme di partecipazione differenziata che non implicano necessariamente l'adesione al consorzio. Attualmente sta per essere definito un contratto consortile con uno dei più grandi editori internazionali nell'ambito tecnico-scientifico.
Nuove iniziative verranno prese successivamente con altri editori, tutte saranno intraprese dal gruppo di coordinamento delle 5 università.
I periodi di prova hanno visto la sperimentazione di più soluzioni client-server su server locali e l'utilizzo di server distribuiti presenti sia presso il CASPUR sia presso alcune delle consorziate, in particolare, presso l'università di Lecce e presso l'Università di Roma "La Sapienza". Durante queste fasi il CASPUR ha dato il suo contributo sul piano dell'hardware e del know-how tecnico, della promozione del servizio, ha svolto un funzione di coordinamento tra i diversi atenei e li ha rappresentati nelle contrattazioni con i fornitori.
In futuro le iniziative saranno gestite direttamente dal gruppo coordinamento delle università, al quale il CASPUR su specifica richiesta darà la sua assistenza tecnica/tecnologica e organizzativa.
Le attività sostenute dai tre consorzi sono diverse. Il CINECA e il CILEA portano avanti delle proprie delle iniziative tenendo presente le esigenze informative nell'ambito pubblico e, nel caso del CILEA, nell'ambito accademico e propongono delle soluzioni interessanti per interi atenei, ma anche per singole strutture; permettono ai sottoscrittori delle iniziative, in mancanza di coordinamento tra atenei, di ottenere dei servizi economicamente vantaggiosi o altrimenti inaccessibili. Il CASPUR, invece, intende essere il braccio tecnico-operativo delle decisioni prese dalle università.
La collaborazione tra consorzi e università con un ruolo decisionale e dominante da parte di quest' ultime è auspicabile; una cooperazione che veda da una parte la presenza delle strutture, i servizi, le esperienze dei consorzi di calcolo e dall'altra le università /centri di ricerca con le loro iniziative nella gestione delle risorse elettroniche e delle biblioteche ibride non può che dare un contributo notevole nel superare con successo le sfide della tecnologia e del mercato dell'informazione.