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AIDA Informazioni
ISSN 1121-0095, trimestrale
anno 18, numero 1, gennaio-marzo 2000

Manifestazioni dopo
I periodici elettronici in biblioteca: nuova frontiera o terra promessa? Bologna, 28 febbraio 2000
Annalisa Capacci

Biblioteca della Facoltà di Economia & Commercio, Università degli Studî di Siena
Il 28 febbraio si è svolto a Bologna il convegno di studio "I periodici elettronici in biblioteca: nuova frontiera o terra promessa?". Promotori di tale iniziativa l'Associazione Italiana Biblioteche - Sezione Emilia Romagna, la Soprintendenza per i beni Librari e Documentari della Regione Emilia-Romagna, la Commissione Nazionale Università e Ricerca dell'AIB ed il Sistema Bibliotecario d'Ateneo dell'Università di Bologna.

A testimonianza dellíinteresse e della partecipazione suscitata da tale iniziativa una sala gremita di bibliotecari provenienti da tutt'Italia, che ha fatto registrare il tutto esaurito appena pochi giorni dopo la diffusione della notizia del convegno.

Un argomento, quello dei periodici elettronici, di grande e pressante attualità, vissuto nel nostro contesto con un misto di entusiasmo e preoccupazione; da un lato líentusiasmo per mezzi e tecnologie sempre più allíavanguardia e sempre più vicine ai bisogni della ricerca, dallíaltra la consapevolezza che nel nostro paese ci sono realtà ancora troppo lontane da questi scenari, e quindi che tanta strada deve essere ancora fatta sul piano dellíorganizzazione e del ripensamento della "biblioteca" nell'immediato futuro.

Questo in sostanza il sottofondo che ha caratterizzato l'intera giornata, articolata in sei interventi che ben hanno sviscerato líargomento in tutte le sue sfaccettature, interventi introdotti e coordinati da Gabriele Gatti.

La giornata ha preso líavvio da un excursus sui temi teorici dell'argomento, proposto da Antonella de Robbio dell'Università di Padova, con un'ampia panoramica su come questi sono nati e come si sono e si stanno sviluppando. Sottolineato lo scarto esistente, almeno nel nostro panorama italiano, tra il materiale offerto dal mercato e le difficoltà oggettive cui le biblioteche si trovano a far fronte, la de Robbio ha lanciato idee e sfide interessanti: dalla nascita di liste di discussione e controllo dellíesistenza dei periodici elettronici (sulla scia di ARL e NewJour), alla condivisione di risorse per il contenimento dei prezzi, dal ripensamento del catalogo "vecchio stampo" ad uno nuovo, articolato e flessibile, capace di integrare Opac, e-journals e banche dati. Interessanti anche gli esempi da lei illustrati su esperienze estere orami rodate e ben funzionanti da tempo, quale High Wire Press delle biblioteche dellíUniversità di Standford, il progetto Jstor, NetPrint, Mpress etc.

Il successivo intervento, presentato da Luca Bardi dell'Università di Firenze ma curato anche da Anna Ortigari e Maurizio Vedaldi, ha preso in esame le problematiche organizzative, gestionali e gli scenari cooperartivi dei sistemi bibliotecari di fronte alla nuova realtà dei periodici elettronici. Un intervento articolato che ha scandagliato nel profondo i problemi concreti con cui le varie realtà vengono a fare i conti, facendo quindi slittare líattenzione della platea dallíentusiasmo dei progetti stranieri alle reali difficoltà delle nostre realtà. La sua analisi si è soffermata principalmente sui problemi organizzativo/gestionali: l'introduzione degli e-journal propone nuovi modelli di costo con cui fare i conti (ne sono stati ravvisati almeno 12), comporta capacità contrattuali, nuovi meccanismi di "scelta", adeguamento e conoscenza approfondita di nuove tecnologie, maggiore attenzione verso problemi in continua evoluzione, impone il problema delle licenze d'uso, il ripensamento e l'evoluzione del catalogo etc. Gli handicap, almeno in fase iniziale sono molti e non di facilissima risoluzione: occorre quindi adeguamento e soprattutto una forte politica di cooperazione interbibliotecaria, nonché il concretizzarsi di iniziative consortili.

Enrico Martellini, della Scuola Normale Superiore di Pisa, ha invece affrontato l'argomento dallíottica del bibliotecario, dimostrando che la vecchia figura del serials librarian può e deve sopravvivere a questa "rivoluzione elettronica" a patto che sia sorretta da collaborazione, coordimantento e comunicazione con líintera struttura che gli gravita intorno. Le biblioteche devono dotarsi di una figura "di raccordo" che si faccia carico di molti nuovi aspetti: analisi delle riviste, sottoscrizione di licenze con capacità di negoziazione su costi e clausole, strategie di accessibilità da parte dell'utenza, monitoraggio ed aggiornamento dei vari links etc. L'augurio e la speranza di Martellini è quella che per le biblioteche questa nuova figura coincida comunque con lo stesso bibliotecario che un tempo si occupava solo del cartaceo, auspicando quindi "l'evoluzione" e non l'estinzione della "specie".

La seconda parte della giornata si è aperta con l'intervento di Luca Burioni. Dopo aver illustrato le esperienze di E-Biomed del NIH e di E-Biosci, e dopo aver preso in esame la crisi del controverso sistema del Copyright Assigment Burioni ha cercato di delineare le sue previsioni future in questo settore: il mercato premerà sempre più sugli editori per ottenere prezzi più contenuti, cresceranno progetti di editoria autonoma o parallela da parte degli enti finanziatori della ricerca, aumenterà la pressione sugli editori perché gli articoli siano disponibili in full-text in tempi sempre più brevi, continuerà la corsa ad accaparrarsi líinformazione secondaria, e gli editori commerciali tenderanno ad accrescere il valore aggiunto dei propri e-journals.

Líintervento di Vanna Pistotti dellíIstituto di Ricerche farmacologiche "M. Negri" di Milano ha invece affrontato il problema delle Peer-review. L'argomento ha sempre avuto un seguito di piccole e grosse polemiche, quali l'accusa di non essere poi così trasparenti, di rallentare non poco il processo di pubblicazione etc. La Pissotti ha poi portato come testimonianza di uníesperienza particolarmente interessante quella di NetPrints, nata dalla collaborazione tra BMJ Publishing Group e l'Università di Standford, che si propone come un repertorio di riviste senza per-review. Difficile, a giudizio della Pissotti, trarre delle conclusioni: si può essere pro e contro, a seconda del punto di vista; meglio lasciare quindi agli autori ed ai rispettivi lettori il peso di un giudizio.

Ha infine concluso la serie degli interventi Paola Gargiulo del CASPUR che, senza soffermarsi su aspetti già emersi nel corso dei precedenti interventi, ha concentrato líattenzione sul ruolo dellíautore nella comunità scientifica. Ci sono già le premesse per ritenere che presto gli autori, grazie agli sviluppi dell'Information Technology e di Internet, saranno in grado di catalogare le proprie risorse, dando vita ad una comunicazione disintermediata e di conseguenza ad una circolazione dellíinformazione più rapida. Ma se questi sono i vantaggi, non si possono nascondere le problematiche che tuttavia ne seguirebbero, quali líorganizzazione e la qualità di ciò che viene prodotto, l'instabilità di questo circuito, l'assenza del valore aggiunto che viene conferito dallíeditore, l'integrazione tra fonti primarie e secondarie etc., per non parlare dello scottante problema del diritto díautore. La conclusione ed insieme la speranza della Gargiulo è quella che il mercato presto o tardi possa bilanciarsi, permettendo ad autori ed editori di trovare un accordo senza nuocere alla circolazione e alla diffusione dellíinformazione.

Dopo i vari interventi è seguita l'illustrazione di due esperienze italiane: il CIBER (Coordinamento Interuniversitario Basi Dati & Editoria in Rete) presentata da Domenico Bogliolo del CICS della "Sapienza" e quella della biblioteca Biomedica dell'Ateneo di Bologna riguardante líindicizzazione di circa 170 riviste elettroniche.

Il convegno si è infine concluso con un dibattito denso di interrogativi, a corollario di una giornata particolarmente ricca di spunti di riflessione e di slanci per nuove sfide; denominatore comune dei partecipanti la consapevolezza che in questo settore se molto si è fatto, moltissimo si deve ancora fare.


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