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AIDA Informazioni
ISSN 1121-0095, trimestrale
anno 18, numero 1, gennaio-marzo 2000

Opinioni
Il mercato dell'editoria scientifica tra concentrazione, democratizzazione e trasformazione
Luca Burioni

E.S. Burioni Ricerche Bibliografiche

Nell'ultimo anno e mezzo abbiamo registrato una ulteriore accelerazione del processo di concentrazione dell'industria dell'informazione; se è facile concludere che si tratta del riflesso, in un mercato verticale, di una tendenza generalizzata in tutti i settori industriali, è peraltro possibile individuare una particolare specificità se si pensa al notevole grado di parcellizzazione che caratterizza l'industria editoriale, e quindi quella dell'informazione, rendendola particolarmente debole di fronte alle sfide della globalizzazione, ma soprattutto particolarmente sensibile al cambiamento epocale di scenario indotto dalle nuove tecnologie.

Se la scena più recente è stata dominata dalla spettacolare fusione AOL-Time Warner, i casi che ci riguardano più da vicino fanno riferimento a un settore molto specializzato della ben più vasta industria editoriale sono:

Ciascuna di queste fusioni e acquisizioni risponde a strategie diverse e a logiche proprie: chi ricerca nuovi capitali per irrobustire e ingrandire il proprio vascello, chi si sbarazza di ciò che viene percepito come zavorra, chi si assicura di avere sufficienti scorte di vele e un timoniere di provata esperienza, ecc.; comune a tutti è la sensazione che i tempi che verranno saranno tempestosi, ma anche forieri di grandi opportunità, e che occorra quindi attrezzarsi adeguatamente per resistere ai marosi e scoprire nuove vie delle Indie.

A proposito di tempeste, uno dei problemi che travagliano l'industria dell'informazione è quello della possibilità (della minaccia), dischiusa dalle nuove tecnologie, di un nuovo sistema della comunicazione scientifica, che tagli fuori ó o almeno ridimensioni drasticamente ó il ruolo degli editori commerciali nella pubblicazione delle riviste scientifiche.

È divenuta infatti sempre più insistente la domanda: fino a quando gli autori saranno disposti a pagare agli editori il privilegio di affidare loro qualcosa da pubblicare e vendere, per poi spendere uno sproposito in denari pubblici per il privilegio di accedere al medesimo materiale?

La domanda percorre la comunità accademica internazionale da ormai parecchi anni, anche se in modo carsico, ma le ricadute pratiche, pur significative (in particolare quelle rispetto alle quali ha svolto una funzione pionieristica la comunità dei fisici), hanno avuto effetti assai limitati sul ruolo dei grandi editori internazionali.

La discussione è entrata in una fase più concreta nella seconda metà dell'anno scorso, da quando Harold Varmus, allora direttore dell'autorevole National Institute of Health (NIH) di Bethesda, MD, lanciò una proposta, inizialmente denominata E-Biomed che, destinata a una comunità, quale quella biomedica, del tutto differente da quella dei fisici e meno confinata entro ambiti strettamente accademici, si propone di realizzare un circuito alternativo al modello commerciale che sia in grado di conciliare tutti i vantaggi dell'editoria elettronica (tempestività, accessibilità, economicità, integrazione con altre risorse, ecc.) con l'autorevolezza del modello peer-reviewed.

L'annuncio del progetto ha dato origine a una vivacissima ed estesa discussione, all'interno del mondo dell'informazione, ma soprattutto nella comunità biomedica; il NIH ha dato comunque seguito al suo progetto, costruendo un sito che funge da deposito pubblico di articoli scientifici per le scienze della vita, in libera distribuzione sul web e articolato in due sezioni, una per articoli peer-reviewed e l'altra per i pre-print; il deposito, denominato PubMedCentral è attivo da gennaio di quest'anno, anche se al momento in cui scrivo è limitato ad articoli di due soli periodici.

Dal modello di PubMed Central ha preso inoltre le mosse un analogo progetto europeo, sponsorizzato dallíEuropean Molecular Biology Organization, ma sostenuto da una trentina di organizzazioni scientifiche europee; dopo il lancio della proposta in autunno, durante il mese di gennaio si è svolta ad Heidelberg una riunione a cui hanno partecipato anche importanti editori scientifici e rappresentanti governativi europei.

È da registrare inoltre la costituzione, da parte dell'editore commerciale Current Science Group di una nuova azienda, denominata BioMed Central, la cui missione sarà di organizzare e facilitare la pubblicazione di lavori scientifici in PubMed Central secondo il modello proposto da Varmus.

Anche se le iniziative sopra ricordate sono venute via via aprendosi alla partecipazione dellíeditoria tradizionale, occorre peraltro ricordare che, sul terreno più proprio e più autonomo degli editori commerciali, praticamente tutti i principali editori di periodici scientifici hanno raggiunto un accordo, a metà di novembre dello scorso anno, per lanciare, nell'ambito del sistema DOI (Digital Object Identifier), la cosiddetta "reference linking initiative", che prevede la realizzazione di link reciproci dai riferimenti bibliografici degli articoli pubblicati su un determinato periodico al testo completo degli articoli pubblicati su altri periodici. Mi pare sia difficile non vedere in questa iniziativa, anche se non modifica il modello economico di accesso alle riviste elettroniche di ciascun editore, una prima risposta da parte commerciale alle iniziative di parte scientifica.

Se il mercato delle riviste scientifiche è sottoposto a tali e tanto significative pressioni, viene naturale domandarsi se quello dellíinformazione secondaria, degli indici bibliografici e dei repertori, delle basi dati insomma, possa considerarsi al riparo da tanta temperie.

Il problema in sintesi può essere riassunto nella seguente domanda: le basi dati specialistiche che siamo abituati a conoscere ed a usare e che sono nate verso la fine degli anni '60 per un pubblico di specialisti sono lo strumento adeguato per un pubblico di dimensioni e caratteristiche completamente differenti, quale il nuovo utente sempre più disintermediato dell'era di Internet?

La domanda diventa tanto più importante se si pensa che:

Lo scenario può dunque presentarsi in modo paradossale: una massa crescente di utenti non specialisti, ma evoluti e alla ricerca di informazioni di qualità, che avrà difficoltà a trovare risposte pertinenti alle proprie domande, nonostante líinformazione non sia mai stata tanto ampia e tanto accessibile come oggi.

Le ragioni di questo disallineamento fra domanda e offerta sono state molto spesso, e con ragione, ricondotte allíinsufficienza degli strumenti di accesso e ricerca sul web, i cui principali limiti possono essere così ricordati:

È però necessario domandarsi anche perché strumenti sofisticati e costruiti scientificamente come le basi dati specialistiche non siano "ancora" in grado di rappresentare una valida alternativa alla ricerca sul web. Ecco alcune delle possibili risposte: Si può quindi dire che le stesse ragioni che hanno fatto delle basi dati specialistiche uno strumento forte per decenni per i ricercatori e líaccademia, sono oggi la ragione della loro debolezza una volta confrontate con una base di utenti qualitativamente e quantitativamente diversa.

Le basi dati specialistiche nascono all'epoca della ricerca on-line con interfaccia a carattere e vengono inizialmente dotate di linguaggi di interrogazione sofisticati, ma assai poco amichevoli; vengono pensate per un mercato ristretto, ma disponibile ad accettare tariffe assai elevate e legate ai tempi di collegamento più che ai risultati e si presentano, insomma, come strumenti destinati non allíutente finale, ma a un intermediario specializzato.

Con la rivoluzione del CD-ROM le basi dati cambiano e diventano uno strumento per l'utente finale, intendendo però questo termine limitato prevalentemente allo studioso e al ricercatore specialistico; in questa fase la struttura delle basi dati rimane esattamente la stessa, ma vengono compiuti notevoli sforzi per rendere le interfacce più amichevoli senza pregiudicare, almeno nella maggior parte dei casi, la sofisticazione dei sistemi di interrogazione.

Ci troviamo ora, nell'era del web e di una nuova generazione di utenti, di fronte a una nuova e più difficile sfida: è possibile immaginare per i prossimi anni, e per un mercato dellíinformazione cresciuto di un fattore dieci, strumenti che riescano a conciliare il meglio dei due mondi e che cioè:

Si tratta di una sfida che al momento sembra essere stata raccolta principalmente da distributori o integratori di informazione, e che quindi vede all'opera tipicamente strumenti software assai sofisticati a cui viene delegato il compito di armonizzare risorse informative diverse in uno strumento unico e organico, conciliando multidisciplinarietà e specializzazione.

Restano per il momento alla finestra i compilatori di basi dati, i cosiddetti information providers, che continuano a produrre ciascuno le proprie basi dati sostanzialmente nello stesso modo e con le stesse caratteristiche con cui le producevano trentíanni fa.

Resta da verificare se la vera e propria mutazione genetica che i tempi sembrano richiedere possa essere compiuta solo dalla parte del software, con una operazione dinamica di postconfezionamento, che, per quanto sofisticata, è pur sempre esterna al contenuto, o se non debba invece coinvolgere la filosofia e il metodo di costruzione delle basi dati stesse.

Concentrazione industriale, rivoluzione del sistema dell'editoria scientifica, rigenerazione degli strumenti di accesso all'informazione: sono solo tre aspetti fra i tanti che caratterizzano una trasformazione molto ampia e destinata a intaccare tutti quei ruoli ó nessuno escluso - che siamo abituati a dare per scontati nella catena di produzione e distribuzione dell'informazione.

Questo articolo (febbraio 2000) riprende e aggiorna il contenuto dellíeditoriale del Catalogo basi dati e pubblicazioni elettroniche 2000 (Genova: Burioni, 1999)


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