AIDA Informazioni |
ISSN 1121-0095, trimestrale
anno 19, numero 2, aprile-giugno 2001 |
L'evoluzione dell'informazione elettronica, attraverso un uso pieno
dei metadata e delle tecnologie del link, riporta al centro delle biblioteche
una loro funzione peculiare, la organizzazione adeguata della conoscenza
per una sua effettiva disponibilità e fruibilità. Si realizza
la possibilità di integrare le diverse entità elettroniche
prodotte fino a questo momento, OPAC, basi di dati, full-text ed i servizi
a questi correlati. Inoltre la possibilità di gestire la creazione
ed il mantenimento di link da parte della biblioteca crea le condizioni
perché la biblioteca si riproponga come luogo non solo di selezione
di fonti elettroniche liberamente accessibili, ma anche di creare relazioni
adeguate tra un documento od una informazione e tutto ciò che a
questo è attinente.
E tutto questo viene restituito all'utente in unica interfaccia sul
suo desktop.
Jenny Walker, dell'Ex Libris, USA ha aperto gli interventi della giornata parlando del ruolo che ha il link ipertestuale nella realizzazione della biblioteca ibrida. La possibilità di avere un'unica interfaccia di ricerca per l'accesso a tutte le risorse possedute rappresenta solo una parte nella costruzione dellíibrido; lo sviluppo di links fra le diverse fonti e i diversi servizi (cataloghi, base dati, full-text, holdings, ILL, DD elettronico, Risorse Web gratuite) è ugualmente importante per realizzare una vera integrazione di tutto ciò che la biblioteca offre. Il salto qualitativo consiste nella capacità di collegare sistemi eterogenei, nel distinguere i diversi formati in cui può ritrovarsi una stessa opera, nellíavere la "sensibilità" di individuare la "appropiate copy". La Walker ha quindi tracciato l'evoluzione funzionale della tecnologia del link: dallíiniziale link statico, inserito nella stesura originaria del documento, a quello di tipo dinamico, creato "on the fly", sensibile al contesto, raggiungendo la forma più aggiornata dell'informazione linkata, fino alla applicazione degli OpenURL attuali, standard operativo che prevede la possibilità di separare l'opera dalla sua descrizione, qualità tecnologica che si traduce per la biblioteca o sistema bibliotecario di esercitare un proprio controllo qualitativo e gerarchico delle informazioni a sua disposizione.
Si è svolto in seguito un breve dibattito, in cui alle provocazioni di Igino Poggiali, hanno risposto Luca Burioni della ES Burioni Ricerche Bibliografiche e Laura Tallandini dell'Università di Padova, in cui è stato presentato il servizio internet Ensemble. Due i punti particolari di questo progetto nel panorama italiano: la positività ed il valore che possono emergere nella collaborazione tra un ente pubblico, che mette a disposizione l'infrastruttura tecnologica, ed una società commerciale di fonti informative e la decisione di offrire questo servizio non solo ad altri atenei ma anche a soggetti esterni del mondo dell'industria e della ricerca. Un punto del dibattito ha ruotato intorno allíattuale rapporto tra le fonti informative secondarie ed i full-text, e se sia ancora conveniente oggi investire nelle basi di dati. In modo pragmatico, è stato riconosciuto che se il full-text elettronico rappresenta la forma dell'informazione che prevarrà con gli anni, le banche dati mantengono e manterranno il loro valore per tutta quella conoscenza prodotta in passato che ancora non è stata, ed in molti casi non lo sarà mai, toccata dal formato digitale.
È seguito l'intervento di Roy Gundersen, della BYBSIS norvegese, che attraverso líillustrazione delle esperienze maturate all'interno di questo sistema cooperativo nazionale, ha indicato preziosi punti di metodo nella realizzazione della biblioteca ibrida.
Tutto nel nostro momento storico afferma che l'evoluzione dellíinformazione elettronica è lontana da un arresto od una stabilizzazione: quindi una volta analizzati i bisogni specifici della propria biblioteca o del proprio sistema bibliotecario, non è utile attendere la "soluzione perfetta" ma è conveniente e necessario scegliere una soluzione fra le varie disponibili e perseguirla, avendo l'imprescindibile cura di muoversi secondo gli standard internazionali, semmai piegarli ai propri bisogni, ma mai eluderli.
BYBSIS è un circuito nazionale ampiamente rodato, costituito da biblioteche di diverso tipo e quindi con una multiformità di esigenze a cui rispondere. Gundersen ha quindi tracciato i punti principali presi in considerazione nella fase progettuale: da un lato il rispetto della identità e della risorse di ogni biblioteca partecipante, dall'altro le aspettative degli utenti di avere in unico punto, identificabile con il desktop del loro PC tutto ciò che la biblioteca ha ed offre. Questo comporta l'integrazione delle fonti su cui ricercare e dei servizi ad essi collegati (localizzazione delle copie localmente, in full-text, in DD elettronico, ecc); così grazie ad un'unica interfaccia web unica gli utenti di BYBSIS ricercano nell'OPAC, nelle basi di dati presenti in tutta la rete, nei periodici elettronici e individuati i documenti utili, questi possono essere diversamente recuperati a seconda del tipo di biblioteca in cui ci si trova: full-text, se la biblioteca ha líaccesso, document delivery altrimenti. Inoltre il sistema ha promosso una politica di editoria digitale rivolta ai ricercatori o studenti che hanno la possibilità di archiviare le loro opere in FORSKDOK, un archivio loro dedicato che va ad aggiungersi in fase di ricerca alle altre fonti citate in precedenza.
La costituzione di una rete integrata per una comunità definita ma dislocata in siti territoriali diversi è stata illustrata da Alain Chanudet dell'INIST, l'Institut de l'Information Scientifique et Tecnique francese. Questo istituto ha realizzato diversi progetti uniti dalla caratteristica di servire una particolare comunità, quella scientifica, del CNRS e delle Università francesi. Sono stati organizzati accessi a singole fonti bibliografiche o testuali dai diversi fornitori di basi di dati, resi flessibili da interfacce díinterrogazione in francese, con link verso i full-text disponibili, e con possibilità di richiesta di Document Delivery attuato in elettronico. Questi singoli prodotti confluiscono poi in un portale dellíINIST stesso.
La sessione pomeridiana è ripresa con l'intervento di Ken Jackman, della SilverPlatter, che ha individuato come punto centrale di una biblioteca ibrida il confronto tra le attuali aspettative degli utenti in biblioteca, ormai legate alla facilità dell'ambiente web, e le soluzioni tecnologiche di cui la singola bilbioteca può disporre. Ha così esposto i punti in cui la SilverPlatter ha puntato nella realizzazione dell'ibrido. Nelle fasi della ricerca ad esempio la possibilità di avere come esito unificato risposte che riguardano il posseduto tradizionale, quello elettronico e rimandi a risorse della rete: motori di ricerca, siti istituzionali ed aziendali, archivi di pre-print, directories, ecc. Ancora una volta quindi è stata sottolineata la centralità del link come strumento nelle mani della biblioteca per presentare non solo ciò che essa possiede o a cui accede attraverso contratti ma anche ciò che essa conosce e propone in ciò che è liberamente accessibile. Nell'ambito di queste possibilità si verificano ancora una volta casi di appropriatezza della copia, e non solo questo ma anche la possibilità che esistano rimandi alla copia fisica, a quella elettronica, anche di diversi fornitori, a quelle magari disponibili in un archivio pre-print. Questi problemi sono risolti attraverso un ordine gerarchico interno che porta alla visualizzazione, da parte dellíutente, della localizzazione della copia più conveniente dal punto di vista del tempo di recupero e della politica attuata dalla biblioteca.
È seguito il contributo di Serafina Spinelli, che ha presentato i contributi italiani giunti in risposta al "call for papers" effettuato alcuni mesi prima del convegno stesso sul tema "Innovazione tecnologica e organizzativa nei servizi bibliotecarii", sottolineando gli aspetti che accomunano le esperienze presentate. Un primo elemento comune è la simile impostazione metodologica: introdurre le innovazioni seguendo un progetto chiaro e definito, sviluppato a partire dalla effettive disponibilità esistenti ed in base alla situazione ed alle esigenze reali del proprio ambito. A questo vanno aggiunte l'istituzione di verifiche intermedie nella realizzazione insieme ad una flessibilità progettuale, utile a rendere operative le evidenze che dalle verifiche emergono. È stato anche rilevato come la cooperazione e la collaborazione sia utilizzata anche nello sviluppo di nuovi servizi di biblioteca: nello sviluppo digitale del posseduto, nella indicizzazione delle fonti nuove di informazione, nella concezione di servizi direttamente rivolti allíutenza. La Spinelli ha infine offerto una riflessione sullo status professionale degli operatori dellíinformazione, che se anche bisognosi di nuove occasioni di aggiornamento e formazione, sono di già degli "architetti della conoscenza", così come è dimostrato dalla apertura verso il teamworking e verso la maturazione ed integrazione di conoscenze dell'ambito informativo con quelle di altri ambiti.
Molto interessanti, inoltre, sono state le riflessioni offerte da Christine Lamb, della Ingenta. Attraverso una analisi dello status attuale degli intermediari della comunicazione accademica, ha delineato i punti di sviluppo di queste figure professionali. Ha così elencato i fattori che maggiormente hanno indotto una evoluzione delle loro funzioni: la concentrazione in pochi colossi di gran parte della produzione editoriale accademica, la comparsa di nuovi soggetti centrati esclusivamente sulla comunicazione on line, come ChemWeb o BioMedNet, la diffusione del self-publishing e l'affermarsi degli acquisti consortili di risorse elettroniche. Su questo quadro la Lamb ha tracciato i punti in cui gli intermediari focalizzeranno la loro opera. Da tempo i nuovi servizi offerti sono pensati direttamente intorno all'utente finale, in quest'ottica una servizio prezioso è la tendenza ad operare nella massa delle informazioni costruendo nuovi pacchetti informativi per le diverse tipologie di utenti. Perché questa affermazione si riempia di realtà, la Lamb ha indicato la assoluta necessità di standard nella produzione dei metadata. Questi stessi dati sono poi diventati il primo livello dei servizi, e vengono ormai resi disponibili in forma gratuita, puntando su altri servizi personalizzati per la redditività delle imprese.
Líultimo intervento della giornata è stato affidato a Giovanni
Bergamin, che ha illustrato un progetto per il deposito legale dei
documenti elettronici, condotto dalla Biblioteca Nazionale di Firenze in
collaborazione con la University Press dell'Università di Firenze.
Il suo intervento ha ricordato l'importanza di sviluppare standard di identificazione
univoca di un documento elettronico e che anche questi nuovi documenti
vengano avviati al deposito nelle biblioteche nazionali, per garantire
la memoria ma non solo. Infatti in una società che si definisce
dell'informazione è importante che questa si accessibile a tutti.
L'accessibilità generalizzata alle fonti elettroniche attraverso
il deposito legale è un primo modo per garantire l'effettività
di questo principio.
Il convegno complessivamente è risultato ricco di riflessioni
e di stimoli ed ha delineato le prospettive che la biblioteca ibrida
ha davanti a sé; è, inoltre, emerso il ruolo attivo
di "cooprotagonista" richiesto al bibliotecario nel disegnare e creare
nuove forme di accesso, d'integrazione, di archiviazione, insieme
con gli esperti di tecnologia dell'informazione, gli editori, i produttori
e gli intermediari dellíinformazione.
Per un maggiore approfondimento dei temi del convegno si rimanda al
sito sopraccitato dove sono disponibili integralmente la maggior parte
degli interventi presentati.