AIDA Informazioni |
ISSN 1121-0095, trimestrale
anno 19, numero 3, luglio-settembre 2001 |
Il titolo del corso «Nei luoghi della "città diffusa veneta"» è accompagnato da un sottotitolo che già solletica l'interesse del documentalista : «Che fare? Idee e strumenti per conoscere e per governare le modificazioni». Tutta la nota introduttiva al corso ci conferma questa sensazione, ed in particolare: "Il corso intende affrontare interrogativi teorici e pratici... Come coordinare i saperi necessari. Come elaborare programmi di intervento fondati non su defatiganti marchingegni pianificatori... ma su gesti; strumenti, metodi che possono essere recepiti dal potere..."
Il contenuto del programma dei dieci giorni di corso (28 Agosto - 6 Settembre 2001) - prescindendo un momento dall'aspetto che qui ci sta a cuore e che consideriamo di seguito con più attenzione - ci sembra così allettante nella sostanza che si desidererebbe frequentarlo, ove possibile, come una squisita vacanza culturale. Non si aderirebbe però allo scopo prefisso dal corso, che è ben altro, cioè di "immaginare ( o anche inventare) un governo" per la cura di territorio, ambiente e paesaggio, nonché per la difesa del patrimonio culturale in una "città diffusa veneta" la quale costituisce appunto "una sfida per i poteri e per i saperi" che si muovono in questi ambienti.
La nostra intenzione, per contro, tende ad individuare nella struttura di un corso così conseguente e "logico", la presenza degli elementi di quanto costituisce la documentazione/informazione, secondo una antica e consolidata definizione: raccolta ed ordinamento, classificazione e selezione, diffusione ed utilizzazione di ogni tipo di informazione.
Il programma residenziale, con visite sul territorio, vede una prima giornata introduttiva sugli "Arnesi del mestiere" - che si svolge nella biblioteca/centro documentazione della Fondazione - e "dedicata alle parole chiave, alle questioni preliminari, ai problemi di metodo. Seminario attraverso fonti, bibliografia, cartografia".
Nell'ultima giornata (la 10°) durante una Tavola Rotonda con studiosi, specialisti e responsabili, anche ai partecipanti al corso è chiesto di trovare conclusioni operative, rispondendo alla domanda "Città diffusa. Che fare?", sulla base delle fonti di informazioni sia tradizionali e cartacee individuate nella 1° giornata sia dei "saperi" diversi ricercati nelle visite svolte dal 2° al 9° giorno su un "territorio denso di natura e di memoria": da una "pianura centuriata" risalente a epoca romana alle strade storiche alberate e ai parchi, da alcune città come Arquà alle colline fertili di vigneti e castagni, dai luoghi d'acqua alle abbazie, ai giardini, ai prati umidi.
Nell'ottica del professionista dell'informazione, ritroviamo nel programma di ogni giornata elementi della definizione sopra citata.
Raccolta di informazioni di tipo vario e loro selezione e ordinamento debbono essere tenuti presenti praticamente dalla 2° alla 9° giornata. Partendo dal loro studio, nell'ultima e conclusiva giornata ci si concentrerà piuttosto sulla utilizzazione della stessa informazione per rispondere adeguatamente alla domanda "Che fare?", per organizzare cioè al meglio "il governo", ovvero la gestione del territorio considerato.
Si evince dunque una complessiva certezza lapalissima negli organizzatori del corso: per realizzare un buon "governo" bisogna preventivamente acquisire tutte le informazioni e i dati per la valutazione e adeguata definizione e messa in opera delle azioni successive.
Procedendo oltre tuttavia e ricordando alcuni termini ricorrenti nello stesso programma e più volte da noi citati ("conoscere" e "sapere" da un lato "governare" e "governo" dall'altro) siamo portati ad azzardare una ulteriore supposizione: nel territorio veneto considerato si darebbe di fatto una dimostrazione di un Knowledge management (KM) sui generis, e di cui tanto si parla oggi (e per il quale ci si può riferire ad "Aida Inf").
Concludendo ribadiamo che il contenuto del programma veneto non è
qui in discussione, ma è servito da spunto per un nostro discorso
emblematico eventualmente riferibile ad altro tema. Non è che per
deformazione professionale, noi documentalisti vediamo ovunque fenomeni
collegati a quanto ci interessa?