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AIDA Informazioni |
ISSN 1121-0095, trimestrale
anno 19, numero 4, ottobre-dicembre 2001 |
La storia editoriale del manuale inglese inizia con il 1955 - la prima edizione - e prosegue secondo un programma unitario diretto da studiosi di rango - Foskett, Aitchison, Gilchrist, Oppenheim, solo per citarne alcuni - fino al 1997 con rivisitazioni, rifacimenti e ristampe. Alcune di queste edizioni, come ad esempio la quarta del 1975, sono state particolarmente fortunate, anche perché hanno ispirato la saggistica degli anni '80, fissando le competenze professionali di riferimento: abstract, classificazioni, indicizzazione; l'automazione, gli sdi, la disseminazione dei documenti, la documentazione grigia, ecc. I contenuti del volume, raccolti in cinque sezioni più l'indice, avevano infatti lo scopo di coprire le esigenze teorico-professionali degli operatori, di anticipare nell'Introduzione nuove direttive e nuovi indirizzi di ricerca, orientando il documentalista verso líaggiornamento professionale continuo.
La struttura del volume, sempre ponderoso, fissava blocchi permanenti
di riflessione intorno al Building the information store, Organising information,
Providing services, Technology trends, superando costantemente le 500 pagine.
L'impianto, fin dalla prima edizione, rifletteva l'indirizzo teorico pragmatico
della biblioteconomia specialistica inglese che, evitandoi termini di documentazione
e scienze dellíinformazione nelle sedi accademiche e di lavoro, preferiva
avanzare posizioni di mediazione rispetto all'indirizzo dell'American
documentation,
privegiando endiadi composte quali Librarianship and
Information studies, Librarianship
and Information work, per
poi magari concedersi eccezioni quale quella del Journal of Documentation.
Il manuale consta di 26 capitoli, un'introduzione, un ampio indice analitico
per un totale di 546 ed è curato da Alison Scammell, già
consulente dellíAslib e per questi ultimi due anni Commissioning Editor
della stessa casa editrice, con una lunga esperienza di manager di servizi
di informazione. Lo staff editoriale è completamente rinnovato anche
rispetto alla 6a e 7a edizione, che già si ponevano sulla strada
di un rinnovamento di indirizzo. La Scammell, nell'introduzione, esplicita
come quello che nei
Reference works era stato il titolo "bandiera"
dell'Aslib, «ha lasciato cadere volontariamente la L del titolo»,
«con l'intenzione di enfatizzare la diversa natura del lavoro di
informazione, in tutte le sue miriadi forme». E sottolinea una visione
della professione - ma anche della vita quotidiana - tutta sovraesposta
al dominio della tecnologia informatica: «Stiamo entrando nell'era
della terza generazione dei computer, dove l'informazione sarà accessibile
da una molteplicità di dispositivi e i servizi di fornitura elettronica
cominciano ad essere alla portata di tutti». Per questo il manuale
ha operato una scelta a tutto campo dei professionisti a cui rivolgersi,
quelli che lavorano «in tutti i settori professionali dell'informazione»
e non solo come avveniva per le precedenti edizioni destinate quasi esclusivamente
ai servizi specialistici dellíinformazione e delle biblioteche pubbliche
e accademiche. La professione «ha bisogno di idee fresche»!
Una prospettiva di ampi orizzonti professionali quella su cui il nuovo manuale attira l'attenzione, che a noi dell'AIDA non è estranea, e che a distanza di qualche anno dal convegno di Fermo ci sembra ancor più di aver anticipatamente intuito. «Non c'è stato forse mai un tempo così eccitante per lavorare nella professione dellíinformazione, ma neppure un tempo così pieno di sfide. Come professionisti siamo consapevoli di lavorare sulla o vicino alla frontiera, ma non è facile dire dove questa frontiera sia». Ma queste sono parole della Scammell.