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AIDA Informazioni
ISSN 1121-0095, trimestrale
anno 20, numero 1, gennaio-marzo 2002

Manifestazioni-dopo
Scholarly communication reconsidered: priorities in the academic world and born digital - born again digital publications
, Firenze 21 gennaio 2002
Lucia Maffei
Università degli Studi di Siena, maffei@unisi.it

Il self archiving, nuova frontiera dell'editoria accademica?

I ricercatori e i docenti delle università che diventano editori di se stessi in un circùito parallelo a quello dell'editoria accademica "tradizionale" fatta di grossi editori, perdita dei diritti d'autore ed esborsi consistenti da parte degli enti pubblici finanziatori della ricerca per ricomprare il frutto del lavoro della comunità scientifica, da essi stessi messa nelle condizioni di operare. Un'ipotesi suggestiva, quasi una provocazione lanciata da S. Harnard della Southampton University che ha catalizzato l'interesse e acceso il dibattito fra la cinquantina di esperti bibliotecari, ricercatori, librai, editori e produttori di software invitati a discutere insieme in occasione del Seminario Internazionale Scholarly communication reconsidered: priorities in the academic world and born digital - born again digital publications, che si è svolto a Firenze presso la sede della Biblioteca Nazionale Centrale, per iniziativa congiunta della Biblioteca stessa, delle Università degli Studi di Bologna, Firenze, Padova e dell'Istituto per la Documentazione Giuridica del CNR, istituzioni unite nel comune progetto, finanziato dal Ministero della Educazione e della Ricerca Scientifica, denominato DAFNE (District Architecture for Networked Edition). L'obiettivo di DAFNE è quello di creare un prototipo di una struttura nazionale per la produzione di periodici elettronici vòlti a valorizzare la produzione scientifica italiana, specie quella in campo umanistico. Al progetto partecipano anche aziende importanti del settore, quali Ariadne, Bassilichi, Bibliografica, Parco Scientifico e tecnologico Galileo, Casalini, Informazioni Editoriali, Kluwer (Silver Platter), CINECA e Il Mulino.

I responsabili del progetto hanno voluto questo seminario come momento di confronto e dibattito intorno ad alcuni nodi cruciali: le modalità di diffusione dell'informazione scientifica e il rapporto fra editori e autori, la possibilità di esplorare strade alternative agli attuali circùiti editoriali commerciali nella comunicazione scientifica, i problemi tecnici, organizzativi, di equilibri di mercato che questo comporta. «DAFNE vuole operare nella situazione italiana, per migliorare la comunicazione fra gli attori dell'e-publishing in campo accademico nelle diverse fasi, dalla creazione dell'informazione scientifica fino alla sua messa a disposizione», ha precisato A. I. Fontana, direttrice della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, nel suo indirizzo di saluto iniziale.

L. Tallandini dell'Università di Padova ha sintetizzato la situazione della diffusione della ricerca scientifica italiana caratterizzata da una debolezza del mondo imprenditoriale nel campo dell'editoria (4.000 case editrici di cui solo 695 pubblicano almeno 11 libri all'anno) in uno scenario internazionale che invece, proprio nell'editoria scientifica, sta procedendo a tappe forzate ad una brutale semplificazione attraverso fusioni accelerate. Ormai la situazione è dominata da tre editori - Elsevier (con Harcourt), Kluwer e Blackwell - che insieme controllano un quarto del mercato mondiale dei periodici scientifici, ma soprattutto hanno il predominio assoluto sulla pubblicazione di quelli maggiormente accreditati nel mondo accademico. In questo panorama internazionale l'editoria italiana è assente e la ricerca scientifica prodotta nel nostro paese non trova gli spazi per emergere. DAFNE nasce per tentare di fare proposte per un prototipo italiano di editoria elettronica, studiando a questo fine i problemi legati alle risorse, al copyright, agli aspetti tecnici, economici ed organizzativi.

La "provocazione" di S. Harnard, ricordata in apertura, ha catalizzato il dibattito. Lo scopo dello scienziato - ha detto - è la comunicazione della sua ricerca - e finora questo obiettivo poteva essere raggiunto unicamente attraverso i canali dell'editoria classica. Adesso la tecnologia ci consente di attivare circùiti paralleli che, senza bisogno di rovesciare equilibri di mercato consolidati, facciano tornare nelle mani degli autori la proprietà intellettuale del proprio lavoro e assicurino la rapidità e la gratuità della circolazione dell'informazione. La quadratura del cerchio sembra essere quindi quello che Harnard ha definito il self archiving. Si sviluppino degli standard che consentano l'interscambio e poi ogni istituzione metta a disposizione della comunità scientifica quanto in essa prodotto. Gli autori possono contemporaneamente, se vogliono, continuare a servirsi, in parallelo, anche dei canali consueti, e in particolare del sistema di referee messo a disposizione dall'editoria commerciale. Si potrà seguire poi la strada della rinegoziazione dei contratti con gli editori facendo includere clausole che autorizzino il self archiving oppure quella di pubblicare in proprio degli articoli in versione non definitiva, che quindi non infrangano gli attuali obblighi contrattuali.

La proposta nella sua apparente linearità non poteva non suscitare l'interesse, insieme ai dubbi sulla sua praticabilità, dei partecipanti alla discussione, i quali hanno sottolineato le difficoltà che questa strada sembra possa incontrare: prima di tutto lo scontro, che pare pressoché inevitabile, con il mercato editoriale tradizionale, quindi la diffidenza del mondo accademico stesso a lasciare un sistema collaudato di diffusione qualificata della produzione scientifica, verso approdi che, al momento, sembrano non altrettanto affidabili. Anche di fronte alla presentazione fatta da M. Jost (FIZ Karlsruhe) di EMIS (European Mathematical Information Service), servizio di editoria elettronica per la matematica rivolto al mondo accademico e a società scientifiche (noto in Italia soprattutto per EULER, servizio di diffusione elettronica di pre-print di matematica al quale collabora anche l'Università di Firenze), Harnard ha sostenuto i vantaggi della sua proposta che, rapidamente, potrebbe costituire un'alternativa relativamente generalizzata per tutto il mondo accademico. Le caratteristiche più "strutturate" di EMIS, che prevedono accordi con gli editori per il copyright, con le biblioteche (Cornell Library, Kroch Library) per la conservazione e il deposito, forme di collaborazioni strutturate con le associazioni scientifiche, piani per il futuro che si indirizzano verso nuovi tipi di pubblicazioni (software), sono viste da Harnard come altrettanti freni che rallentano i tempi per una copertura vasta delle necessità di diffusione dell'informazione nel settore.

A completamento del panorama delle realizzazioni, il seminario ha proposto anche la presentazione di "Nexus Network Journal", rivista di architettura e matematica da parte di K. Williams e dell'attività della Libera Università di Castellanza (LIUC), per la quale Piero Cavaleri si è incaricato di illustrare le iniziative già intraprese nel campo dell'editoria elettronica. Libri, dispense, materiale didattico e pre-print vengono prodotti in formato elettronico (talvolta affiancato da quello cartaceo). Copie elettroniche vengono inviate alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze per il deposito legale, con un accordo appositamente stipulato. Caratteristiche salienti della produzione elettronica sono la struttura ipertestuale, la multimedialità, l'interattività. Sono aspetti che Cavaleri ha sottolineato come cruciali del loro progetto, per dare ad esso una forte impronta innovativa, sfruttando tutte le potenzialità insite nel mezzo usato. Intorno a questa attività le professionalità coinvolte sono al momento: un esperto di contenuti, un esperto di e-learning, un esperto di ICT.

E. Francesconi (European Press Academic Publishing) ha illustrato, nel suo intervento, le difficoltà dell'editore ad affrontare il mercato dell'e-book, che risulta ancora estremamente ristretto, presentando la strategia industriale della propria azienda, la quale per adesso punta al doppio binario e-book/print on demand che sembra al momento vincente dal punto di vista del business; l'attenzione è stata quindi rivolta al TEXT-E, convegno virtuale sui temi dell'e-book presentato da G. Origgi (CNRS-Università di Bologna). L'idea nasce in Francia nell'àmbito di EURO-EDU (Association Europeenne pour le Developpment de l'Enseignement Superieur et de la Recherche sur Internet), per promuovere un uso culturale delle possibilità offerte dalla rete e dal web in particolare. Sfruttare le nuove tecnologie per sviluppare, ormai da mesi, un evento culturale imperniato sulla discussione riguardo all'e-book, dal punto di vista della storia della cultura, della sociologia, della semiologia. Su questo progetto si è incontrata la disponibilità di una start up Giantchair che ha disegnato e finanziato il sito.

Un dibattito ad altissimo livello, che ha coinvolto esperti di fama internazionale provenienti da discipline diverse (per l'Italia ha partecipato Umberto Eco, per la Francia Roger Chartier, per la Gran Bretagna lo stesso Steven Harnard insieme a molti altri studiosi), ma il suo interesse è dato soprattutto dall'analisi che consente di fare delle difficoltà e delle dinamiche connesse alla trasposizione in formato elettronico di un evento dalle implicazioni scientifiche e comunicative, quale un convegno internazionale. La soluzione studiata prevede tre livelli di partecipazione: al centro gli speaker, che rilasciano su web il testo del loro intervento; su di esso convergono le osservazioni di altri esperti; c'è infine un ulteriore livello di intervento riservato al pubblico, che si registra e che può seguire il dibattito e intervenire.

Maggiore apertura al dialogo al di là delle gerarchie e delle posizioni all'interno dell'universo culturale, facoltà di partecipare con interventi meditati alla discussione, dopo aver potuto leggere con attenzione i singoli interventi, oltre ovviamente alla possibilità di dar vita ad un evento culturale internazionale in maniera virtuale, sono le qualità maggiormente sottolineate nella discussione. Non sono mancati dubbi sui costi di un'operazione di tale complessità e alcuni interventi si sono incentrati sulla reale possibilità di ricondurre in un universo virtuale le diverse modalita' di scambio della comunicazione scientifica che si concretizzano in un convegno "reale": dall'immediatezza dell'intervento e della risposta, alla comunicazione non verbale, alla comunicazione non formale in occasioni di socialità.

Un'ultima considerazione riguarda poi un apprezzamento per la formula scelta per questo Seminario: un numero non elevato di invitati selezionati nel mondo accademico e aziendale, chiamati ad animare la discussione intorno ad alcuni temi proposti da relatori che hanno saputo provocare con giusta misura. Una modalità proficua di interazione che ha consentito uno scambio bidirezionale concreto. Un esempio da riproporre, magari concentrando la discussione su un numero minore di interventi di relatori. 


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