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AIDA Informazioni
ISSN 1121-0095, trimestrale
anno 20, numero 2-3, aprile-settembre 2002

Manifestazioni-dopo
Verso l'internazionalizzazione della formazione in biblioteconomia e scienze dell'informazione
, Parma, 18 marzo 2002

Flora Balino
Università di Genova
Il 18 marzo scorso si è svolto a Parma, presso l'Aula Magna dell'Università, Verso l'internazionalizzazione della formazione in biblioteconomia e scienze dell'informazione, seminario internazionale dedicato alla discussione sulla cooperazione internazionale nella formazione universitaria e nella formazione continua dei professionisti dell'informazione.

L'iniziativa è stata promossa dall'Istituto di Biblioteconomia e Paleografia dell'Università di Parma in collaborazione con la School of Information Studies della University of Northumbria (Newcastle upon Tyne), nell'àmbito del Master internazionale a distanza in biblioteconomia e scienze dell'informazione, organizzato congiuntamente dai due Atenei a partire dall'anno accademico 2000-2001.

Alla presenza di docenti, ricercatori, responsabili di biblioteche e di centri di documentazione, partecipanti al Master e studenti universitari, si sono alternati relatori di livello internazionale.

Il programma della giornata si è sviluppato su quattro temi:

Pat Dixon, docente alla University of Northumbria e course leader del Master internazionale a distanza in biblioteconomia e scienze dell'informazione, ha illustrato, nel corso del suo intervento, le linee guida da seguire nella formazione dei bibliotecari e degli esperti di informazione.

Nella learning society imparare è un'attività sociale. L'apprendimento deve avere caratteristiche specifiche e definite: deve essere "continuo" (si parla, infatti, di lifelong learning), "internazionale" (attraverso progetti quali Erasmus, l'international recruitment e il distance learning) e "guidato".

Il curriculum adatto alla digital age va pensato dai professionisti dell'informazione. Gli "information specialists", o professionisti dell'informazione, debbono garantire, nel proprio interesse e a vantaggio del pubblico, il rispetto del seguente "schema logico": dai dati all'informazione, dall'informazione alla conoscenza, dalla conoscenza al potere. Questi professionisti, lavorando in team con altri professionisti (tecnici, informatici, etc.), debbono fornire un ottimo servizio, tenendo sempre presente il bisogno, da parte di chi usufruisce della biblioteca, di elaborare e utilizzare le informazioni.

Un punto essenziale, sottolineato dalla relatrice, è quello della centralità dell'utenza all'interno dell'universo biblioteca. Il motto dell'utente è I want, I get. Il professionista dell'informazione, nel suo learning support role, deve dunque, grazie anche alle nuove tecnologie, creare nuove opportunità: accesso veloce, insegnamento dell'uso delle risorse, assistenza, organizzazione delle informazioni e integrazione tra information e workspace.

L'intervento della dottoressa Spinazzola, della ICAB Sovrintendenza Emilia Romagna, ha presentato ai partecipanti del seminario i contenuti del Programma ASCESI e del Programma ABSIDE. La formazione del bibliotecario non è resa obbligatoria da nessuna legge, ma è di fondamentale ed indiscutibile importanza, soprattutto oggi che, come ha osservato la relatrice, il settore della cultura e dell'editoria deve adattarsi alla Società dell'informazione. La preparazione specifica dei bibliotecari e dei formatori può oggi essere supportata e garantita da nuove modalità di apprendimento, quali il distance learning e le web conference. La conoscenza, come chiaramente illustrato dalla relatrice, può e deve avere, in sintesi, un forte impatto sociale, un ruolo decisivo nel contrastare lo svantaggio, nell'operare contro la discriminazione e l'emarginazione nella nostra società.

Nel suo intervento, Niels Ole Pors, della Library School di Copenaghen, ha presentato, con grande concretezza, temi e problematiche legati alle attività internazionali che si svolgono, nella scuola danese, da più di 10 anni. La cooperazione tra enti di differenti Paesi appare innegabilmente molto positiva sia per le possibilità di crescita professionale dello staff interno sia per le nuove opportunità offerte agli studenti. Gli ostacoli, però, non sono pochi: oltre ai soliti problemi finanziari, vanno sottolineate le diversità linguistiche e, soprattutto, culturali. Il contatto con una congerie di realtà particolari così varia, se da una parte è certamente sinonimo di ricchezza e di crescita intellettuale, nel contempo implica molti ostacoli da superare, come le difficoltà di riconoscimento dei titoli acquisiti, le discrepanze nella valutazione dei progetti e lo svolgimento di corsi in una lingua diversa da quella dei discenti.

Franz Berger, della Libera Università di Bolzano, ha trattato lo stesso tema con pari disincanto ma, forse, con maggior fiducia nel futuro. Secondo il relatore, infatti, un'attività di formazione è qualitativamente buona solo nel caso in cui si integrino esperienze eterogenee. Gli ostacoli possono essere superati proponendo un'offerta differenziata. Dall'analisi delle esigenze del territorio e del mercato possono nascere progetti di formazione che portino al doppio diploma, soddisfacendo, così, le esigenze di tutti i partecipanti. La collaborazione con Università straniere, inoltre, promuoverebbe l'immagine internazionale degli Atenei italiani, all'interno dei quali i corsi di biblioteconomia rivestono spesso un ruolo poco importante.

A conclusione della mattinata Lucia Maffei, di AIDA, ha illustrato il mondo e il ruolo dei documentalisti, rilevando come non esista una netta linea di separazione tra le professioni dell'informazione. Il professionista dell'informazione svolge un'attività trasversale, incentrata sull'individuazione, l'acquisizione e l'indicizzazione della conoscenza. Il rischio nell'attuale iter di formazione ed addestramento professionale, ha precisato, è di concentrare l'attenzione solo sui contenuti dei corsi e di attribuire invece scarso valore alle metodologie della didattica e dell'apprendimento. Uno studio europeo relativo alla capacità di lettura su diversi supporti ha illustrato come, su un campione di 250.000 studenti, circa 1/4 non è in grado di comprendere un testo. Per questa ragione, e anche per l'attuale tendenza a produrre, ormai, più servizi che beni, l'information professional è oggi una figura molto richiesta: egli deve solo imparare a farsi conoscere!

Nel pomeriggio i lavori sono ripresi con la relazione di Alberto Petrucciani, docente di biblioteconomia all'Università di Pisa. Il professore ha posto l'accento sulla questione dell'esiguo numero di iscrizioni al corso di laurea in Beni librari. Evidentemente la professione di bibliotecario appare davvero poco attraente agli occhi dei più. La "colpa" di questa mancanza di passione è da ricercarsi, secondo il relatore, all'interno delle biblioteche stesse.

Questa figura professionale deve imparare a farsi promotrice di se stessa, del proprio lavoro e delle proprie sedi. Oggi si può parlare, per quanto riguarda la sua formazione, di "mercati emergenti". Ciò che si deve fare è cercare gli sbocchi lavorativi giusti, definiti dal relatore «consistenti, preferibili e dominabili». L'identità professionale dei bibliotecari è a tutt'oggi debole anche perché essi la ridefiniscono continuamente, nel tentativo di adattarla alla situazione e all'esigenza del momento. Grazie ad una buona formazione, invece, tale identità potrebbe definirsi in modo preciso, ed essere anzi la molla per il rilancio di tale professione.

Vera Marzi, collaboratrice del Master europeo per i bibliotecari scolastici, ha parlato dell'importanza di rendere ogni persona capace di effettuare delle ricerche efficaci. L'utente non sa accedere alle informazioni e, dunque, è difficile che riesca ad interagire con l'esperto che potrebbe aiutarlo. Insegnare gli information skill è, dunque, cómpito fondamentale della scuola, della biblioteca e di qualunque altro centro di didattica e di conoscenza.

L'intervento di Anna Maria Tammaro, dell'Università di Parma, ha concluso i lavori. La relatrice ha parlato dell'esperienza del Master internazionale a distanza in biblioteconomia e scienze dell'informazione, che ella ha fortemente voluto proprio per fare un primo passo concreto verso l'internazionalizzazione della formazione dei bibliotecari. Con l'ausilio dei risultati di un'analisi statistica da lei stessa condotta, la Tammaro ha illustrato i problemi e le conquiste di quest'esperienza.

Il corso di studi è risultato piuttosto impegnativo sia in termini di gestione amministrativa sia per l'accordo su un sistema unico di qualità della formazione erogata dalle due Università. Per gli studenti italiani le difficoltà incontrate hanno riguardato soprattutto la capacità di gestire il proprio tempo e l'adozione della lingua inglese. L'efficiente organizzazione del proprio tempo è, d'altronde, una dote imprescindibile per svolgere la professione di librarian e di teacher­librarian, ma anche, più semplicemente, per vivere bene la realtà quotidiana. Il problema della distanza docenti-studenti nella modalità di fruizione telematica è stato invece brillantemente superato dall'applicazione dei metodi del distance learning. Ed è proprio questa la principale innovazione del Master: nuove metodologie di insegnamento finalizzate a facilitare l'apprendimento dello studente, rendendolo più attivo, responsabile e creativo.

La conquista del riconoscimento del titolo da parte di entrambi i Paesi coinvolti e la soddisfazione degli allievi e dei docenti sono, infine, la reale dimostrazione di come si possa, anzi si debba operare verso la cooperazione internazionale nella formazione universitaria e nella formazione continua dei professionisti dell'informazione.


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