Benedetta Alosi
Gli atenei italiani per l'Open Access: verso l'accesso aperto alla letteratura di ricerca
Le due giornate tenutesi lo scorso novembre a
Messina in occasione del Workshop "Gli Atenei italiani per l'Open Access: verso
l'accesso aperto alla letteratura di ricerca" [1],
promosso dalla Commissione CRUI per le Biblioteche in collaborazione con
l'Ateneo di Messina, rappresenteranno senza dubbio una data storica nel
movimento dell'Open Access in Italia, segnata dall'adesione da parte di trentuno
Atenei [2]
e dell'Istituto Italiano di Medicina Sociale alla "Dichiarazione di
Messina."
La firma del documento di Messina, che testimonia
un'apertura importante della comunita? accademica italiana all'attuazione di
strategie di accesso aperto nella comunicazione scientifica, ha costituito
infatti il momento centrale di questo evento e in particolare della prima
giornata di lavori, pensata con un taglio piu? politico ma anche introduttivo
alla tematiche dell'Open Access con gli interventi di Fred Friend, David Prosser
e Jean-Claude Guedon. E anche se la valenza politica e simbolica dell'incontro,
organizzato sotto l'egida della CRUI e con un alto profilo, era implicitamente
dichiarata, nel corso del suo svolgimento la cerimonia della lettura del
documento e delle firme apposte dai rappresentanti degli Atenei aderenti, alla
presenza di un pubblico ancora molto numeroso e dei media locali, ha acquistato
inaspettatamente un tratto solenne che ha dato alla cerimonia l'enfasi di un
evento nazionale.
Il documento nei fatti contiene importanti
dichiarazioni di principio. Ponendosi in premessa quale documento a sostegno
della Dichiarazione di Berlino sull'accesso aperto alla letteratura accademica,
non solo ribadisce l'importanza della diffusione universale delle conoscenze
scientifiche per la crescita economica e culturale della societa? [3],
ma dichiara anche l'intento e l'auspicio che l'adesione venga letta come un
primo contributo e un impegno degli Atenei italiani per "la piu? ampia e rapida
diffusione del sapere scientifico". Immediato riscontro della dichiarazione
d'intenti sara? proprio la firma della Dichiarazione di Berlino da parte dei
Rettori di quelle Universita? che hanno promosso il documento di Messina e che
andranno ad aggiungersi alle precedenti adesioni italiane dell'Universita? di
Pavia, della Biblioteca Digitale dell'Universita? di Roma "La Sapienza" (BIDS) e
dei due consorzi CASPUR e CILEA.
Il dato di grande rilievo consiste anche nel fatto
che il Workshop di Messina si inserisce in una linea di interesse che la
Commissione Biblioteche della CRUI ha di recente manifestato nei confronti delle
tematiche della "scholarly communication" con la formazione di Gruppi di lavoro
nazionali ai quali ha demandato lo studio delle possibili soluzioni alle
criticita? piu? urgenti [4].
Si e? cosi? formato un primo nucleo di una nuova comunita? di esperti incaricati
di individuare linee strategiche comuni per la gestione dei piu? importanti
compiti che i Sistemi Bibliotecari degli Atenei italiani si trovano ad
assolvere, impegnati tra le implicazioni derivanti dal modello attuale di
editoria scientifica e l'esigenza di creare i presupposti di una penetrazione
piu? capillare della cultura dell'Open Access negli
Atenei.
In tal senso, l'evento di Messina sembra sancire
in modo ancora piu? marcato non solo un sostegno politico della CRUI alle
iniziative di accesso aperto in corso di realizzazione negli Atenei ma anche la
volonta? di assumere una funzione guida nella ricerca di nuovi modelli di
disseminazione della letteratura accademica che si pongano in posizione
complementare rispetto al modello tradizionale di editoria scientifica. Primo
tra tutti il "paradigma dell'Open Access", indicato quale "paradigma futuro
della comunicazione scientifica" [5].
Una presa di posizione che intende promuovere, per la prima volta in modo
esplicito, la creazione di Archivi aperti istituzionali in ogni Ateneo, e che
assume tanto piu? valore se si pensa alla realta? disgregata nella quale il
movimento per l'accesso aperto si e? sinora sviluppato in Italia, con iniziative
di singole universita?, centri di ricerca e consorzi, in assenza di una
strategia politica ed economica di alto profilo, di direttive emanate dal
Ministero della Istruzione, dell'Universita? e della Ricerca o dalle istituzioni
parlamentari.
Fred Friend, nel suo intervento, ha sottolineato
l'importanza del coinvolgimento diretto delle istituzioni, soffermandosi sul
ruolo svolto in questi anni dal Joint Information Systems Committee (JISC) [6],
non tanto negli aspetti che attengono alla sua gestione dei contratti nazionali
con i grandi editori, ma soprattutto alle iniziative promosse da JISC per l'Open
Access e, in particolare, il programma FAIR - Focus on Access to Institutional
Resources per lo sviluppo dei repositories istituzionali [7],
volto a favorire la sottomissione e la condivisione dei contenuti scientifici
prodotti dalla comunita? accademica. In merito agli esiti della recente indagine
svolta dall'House of Commons Science and Technology Select Committee
sull'editoria scientifica, Friend ha ricordato la linea di indirizzo emersa
dallo studio della Commissione volta a rafforzare il sostegno degli archivi
aperti istituzionali e il ruolo affidato a JISC nella realizzazione di una
infrastruttura nazionale per gli archivi aperti che sia il risultato di una
strategia comune che JISC dovra? elaborare [8].
Anche l'esperienza parlamentare americana relativa
al National Institutes of Health (NIH), ricordata da David Prosser, sembra
confermare una volonta? recente delle istituzioni di far proprie le istanze Open
Access nell'ottica di un ampliamento dell'accesso alla letteratura di ricerca e
una tendenza, resa ancora piu? marcata dalle posizione assunte da gruppi inglesi
e americani di tax-payers, di rendere obbligatorio il deposito sugli
archivi aperti degli articoli scientifici realizzati con contributi statali.
L'House Appropriations Committee ha affidato al
NIH il compito di predisporre un piano per il pubblico accesso dei contributi
scientifici peer-reviewed che derivino da loro finanziamenti. Per tali
contributi il "NIH Open Access Plan", recentemente approvato dall'House-Senate
Conference Committee [9],
prevede che i ricercatori depositino volontariamente entro sei mesi dalla
valutazione la copia finale e peer-reviewed dei loro manoscritti. Trascorsi sei
mesi dalla pubblicazione, i contributi saranno comunque resi pubblicamente
disponibili e depositati su PubMed Central, archivio digitale della National
Library of Medicine. Le ragioni del nuovo indirizzo adottato attengono, non
solo, alle esigenze di conservazione permanente e di piu? ampio accesso alle
ricerche finanziate dal NIH, ma anche alla necessita? di tutelare gli interessi
dei "taxpayers", che vedono nell'accesso aperto e nella disseminazione
dei risultati di ricerca un ritorno esponenziale ai loro investimenti [10].
Analogamente il Wellcome Trust, importante associazione not for profit
inglese che finanzia la ricerca medica, ha annunciato l'iniziativa, frutto
di un accordo con la National Library of Medicine, dell'istituzione di un sito
europeo di PubMed Central che avra?, tra i suoi compiti, la richiesta e la
gestione del deposito su PubMed Central e successivamente sul suo nuovo sito
europeo, degli articoli finanziati con i suoi fondi [11].
Nel nostro caso, pur con un certo ritardo e
preceduti da iniziative internazionali di tale portata, va riconosciuto comunque
che il diretto coinvolgimento della CRUI e le dimensioni dell'evento di Messina
lasciano sperare che sia stato tratto un dato importante, confermato anche
dall'interesse dimostrato dalla comunita? internazionale, impegnata sul fronte
dell'Open Access e dal risalto dato alla nostra iniziativa all'interno di forum
e liste di discussione professionali [12].
La seconda giornata del Workshop ha rappresentato
l'utile complemento tecnico alla prima con una rassegna delle personalizzazioni
dei software piu? diffusi, utilizzati per la implementazione degli archivi
aperti, e una tavola rotonda che ha posto a confronto i due modelli economici,
di editoria commerciale ed Open Access, nel tentativo di approfondirne aspetti
critici e sostenibilita?.
Dedicata agli archivi aperti istituzionali, ai
quali si guarda con particolare interesse per l'apporto in termini di
legittimazione, forza politica e "organizzazione stabile" che essi possono
garantire al movimento per l'accesso aperto, questa giornata di confronto e
scambio tra le esperienze italiane ha rappresentato un punto di arrivo di un
percorso di ricerca comune portato avanti nei numerosi altri incontri italiani
che lo hanno preceduto [13].
I tempi erano probabilmente maturi, ma l'impressione che il workshop abbia anche
segnato una data significativa per la nascita di una comunita? molto articolata
di esperti dal cui impegno e dalle cui potenzialita? possano scaturire soluzioni
tecniche e nuove idee e? stata avvertita da molti, anche se preannunciata dalla
rappresentanza numerosa e geograficamente estesa presente all'evento di
ricercatori, tecnici e bibliotecari dei gruppi di lavoro CRUI, del CNR, dei
consorzi e dei sistemi bibliotecari di ateneo.
Gli obiettivi della giornata tecnica erano
incentrati proprio sugli aspetti concreti e cooperativi dell'implementazione
degli archivi aperti. L'intento era quello di dare avvio alla definizione di
politiche comuni, linee-guida, migliori pratiche per l'accesso aperto che
potessero indirizzare le attivita? Open Access in corso negli atenei e nei
centri di ricerca, ma anche rintracciare una linea comune per il superamento di
quelle criticita? che hanno reso difficile sino a questo momento ogni percorso
intrapreso individualmente. Creare degli standard all'interno degli archivi
aperti, improntare un vocabolario controllato e un sistema di classificazione
comune, garantire la qualita? dei metadati e la persistenza dei dati sino alla
preservazione stessa degli archivi nel tempo, approfondire infine i diritti di
proprieta? intellettuale, sono alcune delle azioni piu? urgenti da demandare
alla comunita?, nell'ottica di un lavoro condiviso che sfrutti le potenzialita?
interne ma che esalti al massimo le potenzialita? dell'Open Access [14].
Dalle presentazioni tali potenzialita?, eterogenee
e tra loro complementari, sono di fatto emerse, cosi? come la volonta? di porsi
con spirito cooperativo nei confronti delle questioni ancora aperte. Bologna ha
presentato la realizzazione del progetto Alma DL, archivio aperto articolato in
differenti data base realizzato con Eprints, che ha dato visibilita? ai
diversi prodotti culturali dell'ateneo; Trento ha spiegato diffusamente il
progetto di integrazione dell'archivio aperto istituzionale UniTn-eprints con
l'Anagrafe della ricerca dell'ateneo, dimostrando la possibilita? di far
dialogare l'open archive con le esigenze della valutazione della produzione
scientifica; la Biblioteca Digitale di Roma "La Sapienza", con il progetto
PADIS, sviluppato con CDSware, ha fornito un esempio concreto di politica
istituzionale a supporto del deposito nell'Archivio aperto di Ateneo, in questo
caso delle tesi di dottorato; Messina ha presentato la prossima pubblicazione
degli atti di una prestigiosa accademia in formato e-only ed Open Access, frutto
del coinvolgimento ai progetti Open Access di gruppi accademici particolarmente
sensibili e il nuovo portale di ricerca sviluppato con CDSware, gia? in grado di
interrogare, oltre ai cataloghi e all'Archivio aperto istituzionale, riviste
Open Access e archivi aperti, istituzionali e disciplinari, grazie alla
procedura di harvesting attuata. Presente anche la SISSA con la
realizzazione di Dspace, utilizzato per l'implementazione dell'Archivio
istituzionale nel quale sono stati riversati i dati presenti nei loro archivi
disciplinari. Altri aspetti di rilievo sono stati trattati dall'Universita? di
Padova, che ha illustrato le iniziative dell'ateneo per l'implementazione
dell'archivio istituzionale con Eprints e sul fronte dei diritti di proprieta?
intellettuale, per la cui gestione, in relazione alle attivita? Open Access
degli Atenei, Padova si e? offerta come "riferimento forte" per il lavoro di
approfondimento degli aspetti legati al copyright, per la produzione della
documentazione necessaria e la definizione di buone policies da inserire a
corredo degli archivi, spingendosi infine alla proposta di un progetto
cooperativo per la realizzazione di una banca dati italiana, basata sul modello
SHERPA, che raccolga le politiche adottate dagli editori scientifici italiani
sul self-archiving [15].
Ancora sul fronte dei servizi a valore aggiunto
offerti a supporto degli archivi istituzionali, la presentazione del Portale
PLEIADI [16],
piattaforma per la ricerca federata su tutti gli archivi aperti italiani che
raccoglie i metadati dei contributi di ricerca depositati negli archivi, ha
offerto una risposta tecnica importante al problema complesso della ricerca
simultanea su archivi diversi, ma anche una nuova sede di confronto dinamico
all'interno della comunita? Open Access italiana con il forum specializzato a
disposizione dei tecnici e bibliotecari che vogliono implementare archivi aperti
e il servizio news su argomenti diversi che riguardano il mondo dell'Open
Access.
Un accenno, infine, all'intervento di Jean-Claude
Guedon [17]
che ha suscitato molto interesse e che si presta ad essere uno spunto ideale di
un discorso conclusivo che voglia anche guardare oltre il presente. La sua
proposta traccia, infatti, percorsi paralleli e innovativi rispetto ai processi
classici di peer-review attuati dagli editori commerciali ma molto dibattuti
all'interno della comunita? Open Access.
La soluzione formulata da Guedon prospetta l'idea
di una comunita? trasversale di istituzioni di ricerca che, in maniera
cooperativa, organizzi ed operi al suo interno un controllo di qualita? sui
contributi depositati negli archivi aperti, dando vita a grandi archivi
disciplinari in grado di attirare i lettori proprio per la significativa massa
critica in essi contenuta. Commissioni inter-istituzionali di referees
valuterebbero per ambiti disciplinari e selezionerebbero i contributi migliori,
garantendo cosi?, non solo, la qualita? accertata degli archivi ma anche una
piu? ampia autonomia dai processi di peer-review attuati dagli editorials
boards delle riviste commerciali.
Le collezioni disciplinari cosi? realizzate
potrebbero poi trasformarsi gradualmente in veri e propri "overlay
journals" [18],
riviste virtuali in grado di ricevere contributi originali che verrebbero
valutati con criteri analoghi a quelli previsti per gli archivi aperti.
Nel proporre l'idea di una valutazione parallela
interna agli Atenei, Guedon non si e? addentrato a spiegare come dovrebbe
attribuirsi la qualita? secondo il suo modello, di quali strumenti avvalersi per
riconoscere la qualita?, ma con questi temi, rimasti deliberatamente sospesi
nelle due giornate di Messina, ci avviciniamo gia? al prossimo traguardo, con
ogni probabilita? al prossimo appuntamento con l'Open Access in
Italia.
Benedetta
Alosi, CAB Centro di Ateneo per le Biblioteche - Universita? degli Studi di
Messina, e-mail: benny@antonello.unime.it
[1] Il Workshop si e? tenuto nei
giorni 4 e 5 novembre 2004 presso l'Universita? degli Studi di Messina. Sul sito
del Workshop, curato dal CILEA e ospitato sul sito di Aepic, sono disponibili, i
testi della Dichiarazione di Messina e della Berlin Declaration, i full-text
degli interventi.e ogni altra informazione utile <http://www.aepic.it/conf/index.php?cf=1>.
Gli atti saranno prossimamente pubblicati su AIDA Informazioni, rivista
dell'Associazione Italiana per la Documentazione Avanzata e depositati su E-Lis,
archivio disciplinare di Librarianship, Information Science e Computer Science
<http://eprints.rclis.org/>.
[2] Le Universita? aderenti
sono: Bologna, Brescia, Calabria, Firenze, Foggia, Genova, Insubria, Lecce,
LUMSA, Messina, Milano I, Milano Bicocca, Milano Politecnico, Milano Vita-Salute
San Raffaele, Modena, Molise, Napoli "Federico II", Napoli "L'Orientale, Napoli
Partenope,", Padova, Palermo, Parma, Piemonte Orientale, Roma LUMSA, Roma Tor
Vergata, Roma Tre, Siena, Torino, Trieste, Trieste SISSA, Tuscia, Venezia Iuav.
Altre adesioni, tra le quali le Universita? di Basilicata, Chieti-Pescara,
Macerata, Perugia e Trento, sono in corso di
formalizzazione.
[3] La citazione e? tratta dal
testo della Dichiarazione di Messina. Per riprendere una delle piu?
recenti Dichiarazioni, lo scorso agosto lo Scottish Science Information Strategy
Working Group (SSISWG) ha preso posizione a favore dell'Open Access con la
Dichiarazione "We believe that the interests of Scotland will be best served
by the rapid adoption of Open Access to scientific literature" in cui si
legge che "the interests of Scotland - for the economic, social and cultural
benefit of the population as a whole, and for the maintenance of the
longstanding high reputation of research within Scottish Universities and
research institutions - will be best served by the rapid adoption of Open
Access" e si impegna a promuovere l'Open Access attraverso un lavoro comune
fatto con gli altri governi nazionali (<http://www.sciecom.org/links/APublicering/BOpenAccess/link1092916602-799524-11190.tkl>).
[4] I gruppi di lavoro istituiti
dalla Commissione CRUI per le Biblioteche sono: il GdL "Risorse elettroniche"
coordinato dal Prof. Alberto Sdralevich dell'Universita? dell'Insubria, il GdL
"Editoria elettronica in ambito accademico" coordinato dal Prof. Giancarlo Pepeu
dell'Universita? di Firenze, il gruppo GdL "Linee guida per le politiche
bibliotecarie del Sistema Universitario" coordinato dalla Prof.ssa. Laura
Tallandini dell'Universita? di Padova, il GdL "Modelli giuridico- amministrativi
per la gestione" coordinato dalla dott.ssa Sandra Di Majo dell'Universita?
Normale di Pisa, e il GdL "Statistiche bibliotecarie" coordinato dal prof.
Jacopo Di Cocco dell'Universita? di Bologna.
[5] Si veda il discorso di
apertura del Presidente della Commissione CRUI per le biblioteche di Ateneo
<http://www.aepic.it/conf/index.php?cf=1>.
[6] JISC e? una commissione
finanziata dall'Higher Education Funding Agency, agenzia a sua volta finanziata
dal Governo britannico, che agisce a sostegno dell'insegnamento e della ricerca.
Ha curato, per gli ambiti che ci interessano piu? da vicino, i diversi aspetti
che attengono alle applicazioni delle nuove tecnologie alla informazione e
comunicazione scientifica. <http://www.jisc.ac.uk/>.
[7] Nel suo intervento, dal
titolo Open Access Advantages, opportunities, support: JISC and the Uk
Parliamentary enquiry into scientific publications, Fred Friend ha esaminato
le strategie per l'Open Access gia? realizzate da JISC che hanno trovato ampia
realizzazione nel Focus on Open Access Programme e nel Focus on Access to
Institutional Resources all'interno del quale sono stati sviluppati anche i
progetti RoMEO (<http://www.lboro.ac.uk/departments/ls/disresearch/romeo/>)
e SHERPA, che ha continuato il progetto RoMEO ormai concluso <http://www.sherpa.ac.uk/romeo.php>.
[8] Nel decimo report della
sessione 2003-2004 intitolato "Scientific publications: free for all?",
redatto dalla Commissione, vengono delineate una serie di direttive e di
priorita?. Il documento, in originale e nella sua traduzione italiana, e?
consultabile anche dal sito di Aepic alla pagina risorse Web <http://www.aepic.it/risorse.php>.
E' di questi giorni la risposta del Governo britannico al documento della
Commissione. A una prima lettura del documento, la linea di tendenza adottata
dal Governo rivela una certa prudenza nell'adottare forme piu? decise a favore
dell'Open Access, anche per un'esigenza di parziale sostegno all'editoria
commerciale, ma nell'interpretazione di David Prosser, alcuni commenti presenti
nel documento possono essere valutati molto positivamente, tra questi, il
riconoscimento del valore e dei potenziali benefici derivanti dagli Archivi
aperti istituzionali, il sostegno indiretto dato dal fatto che le agenzie
governative, e i Research Councils in particolare, saranno libere di adottare
politiche di sottomissione negli Archivi dei contributi di ricerca da loro
finanziati, infine, la possibilita? per JISC di proseguire liberamente la sua
attivita? a sostegno dell'Open Access.
[9] Peter Suber nel suo blog,
Open Access News, <http://www.earlham.edu/~peters/fos/fosblog.html>,
ha dato ampio spazio alla vicenda. La notizia dell'approvazione del NIH Public
Access Plan e? riportata in data 22 novembre 2004. Vedi anche alla URL <http://grants1.nih.gov/grants/guide/notice-files/NOT-OD-04-064.html>.
Nelle stime fatte da David Prosser nel suo intervento, Open Access:
Introduction, Focus, Strategies, il deposito su PubMed Central rendera?
accessibili ogni anno approssimativamente 60.000 nuovi articoli. Stevan Harnad
nei giorni scorsi ha commentato sulla lista <liblicence-l@lists.yale.edu> la
posizione critica espressa dall'International Association of Scientific,
Technical and Medical Publishers ("STM") nei confronti del Piano del NIH. Il
testo del commento di Harnad "Critique of STM critique of NIH proposal"
e? consultabile alla URL: <http://www.ecs.soton.ac.uk/~harnad/Temp/nih.rtf>.
[10] Vedi la recente
costituzione dell'associazione americana di contribuenti "The Alliance for
Taxpayer Access"(AT@), <http://www.taxpayeraccess.org/>.
Sulle attivita? di promozione e advocacy nel mondo vedi anche l'intervento
presentato nella seconda giornata di lavori da Ezio Tarantino, La promozione
degli archivi istituzionali di ateneo.
[11] Sul sito di Wellcome Trust e? consultabile il documento:
Wellcome Trust and National Library of medicine in talks for worldwide open
access archive, <http://www.wellcome.ac.uk/doc_WTX022826.html>.
[12] Il seguitissimo blog di
Peter Suber sull'Open Access precedentemente citato ha dato rilievo alla notizia
e agli esiti dell'evento italiano <http://www.earlham.edu/~peters/fos/2004_11_07_fosblogarchive.html>,
ma anche <http://www.earlham.edu/~peters/fos/2004_10_31_fosblogarchive.html>,
che ha avuto comunque una diffusa copertura internazionale. Fred Friend ha
riportato le sue impressioni nel forum di SPARC - SPARC Open Access Newsletter
and Discussion Forum <http://www.arl.org/sparc/soa/index.html>
e nella lista di discussione <liblicense-l@lists.yale.edu>.
La notizia e? apparsa anche sulla rivista statunitense "Charleston Report-
Business Insights into the library market". In ambito internazionale reports
dell'evento sono stati inviati al gruppo SELL (Southern European Libraries Link)
e ad ICOLC (International Coalition of Library Consortia).
[13] Una rassegna completa dei
recenti incontri tenutisi in Italia e? presente sul sito gia? citato di Aepic
<http://www.aepic.it/>.
[14] Paola Gargiulo,
Introduzione all'Open Access in Italia, intervento di apertura alla
seconda giornata di lavori.
[15] I punti sono stati
estesamente trattati da Antonella De Robbio nel suo intervento dal titolo Il
copyright negli archivi istituzionali di ateneo.Le realizzazioni Open Access
italiane sono disponibili alla pagina "AlmaDL -Bologna", comprendente tre
archivi istituzionali: Alma Campus (<http://amscampus.cib.unibo.it/>);
Alma Acta (<http://amsacta.cib.unibo.it/>); Alma
Miscellanea (<http://amsmisc.cib.unibo.it/>).
Eprints Trento - Archivio istituzionale di documenti elettronici
dell'Universita? di Trento (<http://eprints.biblio.unitn.it/>);
PADIS - Pubblicazioni aperte digitali interateneo Sapienza: (<http://padis.uniroma1.it/>); MUS -
Archivio istituzionale aperto dell'Universita? di Messina: (<http://cab.unime.it:8080/>); SISSA
Digital Library - SDL - Archivio istituzionale di documenti elettronici della
Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (<http://digitallibrary.sissa.it/>);
Eprints Firenze - Archivio istituzionale dei documenti elettronici
dell'Universita? degli Studi di Firenze: (<http://eprints.unifi.it/>); <http://dspace-unipr.cilea.it:8080/index.jsp>
- Archivio istituzionale dei documenti elettronici dell'Universita? di Parma;
E-LIS: Archivio internazionale disciplinare di Librarianship, Information
Science and Technology (<http://eprints.rclis.org/>); Eprints
Server Bologna - Biblioteca dell'Area di Ricerca CNR di Bologna - Archivio
disciplinare in Information Science e Computer Science e altre discipline
pertinenti le attivita? delle biblioteche: (<http://biblio-eprints.bo.cnr.it/>).
[16] Il progetto PLEIADI -
Portale per la Letteratura scientifica Elettronica Italiana su Archivi aperti e
Depositi Istituzionali, ha avuto origine da un progetto CILEA a cui si e?
recentemente aggiunto CASPUR. Lo studio originario del progetto e? stato curato
da Susanna Mornati, che e? lo ha presentato nell'articolo Cilea OpenArchives
Platform, disponibile su E-Lis: <http://eprints.rclis.org/archive/00000518/>.
Sempre su E-Lis e? disponibile il contributo di Ugo Contino sulla realizzazione
del progetto, Il progetto Pleiadi: stato dell'arte, <http://eprints.rclis.org/archive/00002633/>.
Sul sito del portale e? pubblicato il Manifesto del progetto: <http://www.openarchives.it/pleiadi>.
[17] Dell'intervento di Jean-Claude Guedon , Open Access for
institutions. Take 2: Why institutions should network, e? al momento
disponibile l'abstract.
[18] Raym Crow, in The case for Institutional Repositories: A
SPARC position Paper, li definisce "third-party online journals that point
to articles and research hosted by one or more repositories - provide
another mechanism for peer review certification in a disaggregated model"
(<http://www.arl.org/sparc/IR/ir.html>). L'aggregazione puo? avvenire sulla base di un tema comune,
sulla base della disciplina di riferimento o sulla base dell'affiliazione ad
un'istituzione. In merito agli Overlay Journals, ma anche piu? in generale sul
peer review, e? in corso un dibattito acceso tra Stevan Harnad e Jean-Claude
Guedon anche all'interno dell'American-Scientist-Open-Access-Forum, <http://american-scientist-open-access-forum.amsci.org/archives/American-Scientist-Open-Access-Forum.html>.
Harnad e Guedon sono intervenuti lo scorso anno al "Workshop on Peer Review"
tenutosi alla SISSA, <http://www.sissa.it/~marco/ws.html>.
Sul Workshop e? disponibile il Rapporto pubblicato da Valentina Comba, <http://eprints.rclis.org/archive/00000236/>.