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AIB. Commissione nazionale università e ricerca

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Seminario AIB-WEB
Per un'integrazione delle risorse in rete
Roma, 27 maggio 1998

WWW da scrivere
Per un'integrazione delle risorse in rete
Coordina Maria Luisa Ricciardi.


L'identità di OPAC1: lo strumento, l'attività del gruppo, gli OPAC, prospettive future / Antonella De Robbio


I lucidi presentati in occasione del Seminario sono disponibili all'indirizzo http://www.math.unipd.it/~adr/opac1/lucidi.htm.

1. LO STRUMENTO OPAC1
2. L'ATTIVITA' DEI REDATTORI IN OPAC1
3. LA FOTOGRAFIA DI OPAC1
4. I CATALOGHI E LE INTERFACCE
5. GLI OPAC
6. LE DIFFERENZE TRA CATALOGHI COLLETTIVI
7. IL META-OPAC
8. IL MULTI-OPAC
9. VERSO IL NUOVO OPAC
10. IL META-OPAC DEGLI OPAC ITALIANI


1. LO STRUMENTO


OPAC1 è il nome tecnico, che adotterò per brevità anche in questa relazione, con cui viene indicato dai suoi redattori il più vasto ed aggiornato repertorio di cataloghi bibliotecari italiani disponibili in Internet, in cui titolo formale è

OPAC italiani. Repertorio dei cataloghi (OPAC) di biblioteche italiane disponibili via Internet

http://www.aib.it/aib/lis/opac1.htm


nato il 9 febbraio 1997 e tuttora disponibile su AIB-WEB.
E' uno strumento informativo fatto da bibliotecari, ad uso di bibliotecari e utenti in generale, con lo scopo di dare informazioni sui Cataloghi italiani in linea, dare l'accesso diretto agli OPAC stessi di modo che siano facilmente consultabili.
Le informazioni sono visualizzate in un formato uniforme, suddivise a livello primario in tre sezioni: Cataloghi Collettivi Nazionali, Cataloghi Collettivi Regionali, Cataloghi Collettivi o Singoli di Biblioteche di Sistemi Provinciali o Comunali.
Gli OPAC sono ordinati alfabeticamente per zone geografiche, sotto il nome della città.
A sua volta nell'intestazione è specificato il tipo di ente a cui si riferisce l'OPAC (università, comune, sistema ...) Il repertorio è uno strumento di lavoro aggiornato e corretto, tutte le informazioni sono attentamente vagliate e verificate dai redattori e dal coordinatore (per quanto di sua competenza).
Viene controllato quanto dichiarato nelle pagine Web di introduzione agli stessi OPAC perchè non sempre infatti ciò che vi è scritto nelle pagine Web di accesso o nei dintorni degli OPAC, corrisponde a notizie esatte; talvolta vi sono incongruenze, che di volta in volta vanno verificate con attenzione.
Le informazioni sono comunicate in lista di discussione, come del resto tutto il lavoro che viene svolto avviene attraverso lista di discussione <mailto:cid+aw-opac@polito.it>.
Il file OPAC1 viene puntualmente aggiornato quasi ogni settimana dal coordinatore, con le informazioni che giungono quotidianamente dai dieci redattori.
E' disponibile anche un indirizzo e-mail per utenti esterni, accessibile dalla pagina di OPAC1, per eventuali quesiti alla redazione: <mailto:aw-opac@aib.it>.

Accanto al file OPAC1 esiste altra pagina correlata, nome file OPAC2 e si riferisce alle

Liste italiane di periodici
Repertorio delle liste alfabetiche di periodici posseduti da biblioteche italiane disponibili via Internet

http://www.aib.it/aib/lis/opac2.htm

La lista che è coordinata da Beppe Merlo e alla quale cooperano gli stessi redattori di OPAC1 è nata da appena sette mesi (dal 25 ottobre 1997), ma già può vantare ben 110 liste di periodici relative a 87 biblioteche.
Le liste sono suddivise per zone geografiche. Vi è anche indicazione della tipologia della lista: periodici posseduti, correnti, doppi.



2. L'ATTIVITA' DEI REDATTORI IN OPAC1


Si possono individuare cinque "zone" di attività nelle quali i dieci redattori si impegnano attivamente in modo sia individuale, ma anche collegiale.
Ogni redattore ha una o più regioni di sua competenza.
Devo dire però che personalmente mi risulta molto più comodo operare a livello trasversale senza tener conto delle suddivisioni geografiche. Questo vale sia per la caccia all'OPAC, per i motivi procedurali che di seguito descriverò, sia per il monitoraggio degli URL, molto più comodo se sequenziale piuttosto che a salti qua e là, da una città all'altra, in quanto il file è suddiviso per ordine alfabetico di città.

Come è evidente tutto il lavoro che si effettua in OPAC1 è stimolante, divertente e appassionante.
Questo tipo di attività lascia ampio spazio ai ritmi personali di ogni redattore, il quale si sceglie tempi e luoghi in piena libertà e autonomia, ma al contempo l'operare in lista, in comunicazione diretta quasi in tempo reale, fa sentire il singolo redattore costantemente collegato agli altri; si avverte in modo molto "forte" l'appartenenza al "gruppo", perciò il problema del gruppo viene condiviso dai singoli, e viceversa il lavoro di ognuno diviene il lavoro collettivo.



3. LA FOTOGRAFIA DI OPAC1

Passo ora alla fotografia di OPAC1, elencando un po' di dati circa la sua composizione.
Va subito detto che ciò che è presente in OPAC1 corrisponde più o meno a ciò che è presente, a livello di OPAC, in Italia.
L'attività dei redattori nel reperire questo genere di risorse, come spiegato precedentemente, è piuttosto coordinata e puntuale e perciò il repertorio fotografa con poco margine di difetto la situazione reale in Italia circa gli OPAC.
Alla data del Seminario AIB-WEB gli OPAC presenti nel Repertorio sono conteggiati in 215 OPAC intesi come Cataloghi + n interfacce.
Qui entra in gioco il discorso sulla numerabilità di un OPAC, concetto assai affascinante che rientra in qualche modo nell'ontologia formale, di cui accennerò nel seguito del presente lavoro.
OPAC1 è uno strumento piuttosto articolato nell'offrire informazione, sono infatti presenti nello strumento differenti tipologie di accesso ai 215 OPAC enumerati.
Le differenze di accesso/interfaccia segnano quindi la differenza.
In OPAC1 abbiamo ben 330 ACCESSI TOTALI, numero che denota un'offerta maggiore rispetto al numero di Cataloghi presenti (215).
Questi 330 accessi si possono suddividere in:

OPAC1 è suddiviso in tre sezioni principali:

  • 9 Cataloghi Collettivi Nazionali: nei cataloghi nazionali anche Catalogo Collettivo SBN che è raggiungibile da OPAC1 da ben 6 collegamenti: 3 in tn3270, 1 telnet, 2 Web (uno con interfaccia z39.50 presso l'Indice, l'altra attraverso il Gateway sempre z39.50 della Library Congress. In questa sezione vi sono anche Multi o Meta Interfacce, di cui parlerò in seguito
  • 10 Cataloghi Collettivi Regionali: sono comprese anche qui alcune interfacce a insiemi di cataloghi
  • 196 Cataloghi Collettivi provinciali o comunali e cataloghi di singole biblioteche o sistemi: vari gli enti rappresentati. Vi sono compresi cataloghi di sistemi di ateneo, di sistemi provinciali o cataloghi di singole biblioteche.

    Relativamente alla tipologia degli enti rappresentati in OPAC1, si può notare subito che sebbene vi siano anche Cataloghi di biblioteche o di centri di documentazione di enti privati, la netta prevalenza è la presenza di enti a carattere pubblico: università, enti di ricerca, regioni, province, comuni, ...
    La presenza delle Università è piuttosto forte, 40 Università presenti per un totale di 90 cataloghi in rete e ben 144 accessi agli stessi. Accanto alle Università vi sono anche 20 Enti a carattere Universitario (osservatori astronomici, libere università, università non statali, scuole universitarie superiori, per ulteriori 20 Cataloghi e 36 accessi.
    Se poi contiamo anche gli Enti di ricerca quali CNR, INFN, ... arriviamo a oltre 200 accessi sui 330 in totale, solo relativi a OPAC del settore ricerca.



    4. I CATALOGHI E LE INTERFACCE


    Definizione di OPAC


    E' bene tracciare delle linee di orientamento per stabilire cosa si intende per OPAC.
    L'acronimo OPAC significa On-line Patron/Public Access Catalogue.
    L'OPAC è il Catalogo assieme alla sua Interfaccia di accesso.
    L'OPAC non è solo il Catalogo come insieme ordinato di record catalografici, o come insieme di procedure operative legate all'utenza, non è nemmeno solamente l'interfaccia di accesso.
    Nel passato l'OPAC era inteso come il Catalogo messo a disposizione attraverso ostici comandi di utilizzo prettamente bibliotecario, ultimamente è invalso l'uso di definire con il termine OPAC solo l'Interfaccia di accesso, la parte software che permette di interrogare il Catalogo che sta dietro.
    Un OPAC è l'insieme della base dati con il suo sistema di gestione più la sua interfaccia, un OPAC è il Catalogo con tutti i suoi record strutturati in campi definiti.
    Un OPAC è uno strumento. Un OPAC è un mezzo. Un OPAC è un insieme coordinato di programmi. Un OPAC è un intervallo (fisico e logico), tra ciò che sta di qua, l'utente, e ciò che sta oltre, il Catalogo.
    E' l'interfaccia che permette di interrogare e di navigare all'interno di un Catalogo elettronico, di vedere i dati bibliografici contenuti in un data base di tipo catalografico, di ritrovare e recuperare l'informazione cercata.

    L'interfaccia senza il Catalogo non ha motivo di esistere, il Catalogo senza interfaccia, resta un Catalogo muto, non comunicante con l'esterno, non è quindi un OPAC.
    E' necessario quindi definire il concetto di Catalogo e il concetto di Interfaccia, e il valore semantico dei termini al fine di comprendere che si tratta di due oggetti distinti con individualità propria, che vanno a fondersi in un oggetto unico, l'oggetto OPAC.

    Il Catalogo

    Per quanto riguarda il Catalogo è necessario individuare alcune coordinate, quali:

  • TIPOLOGIA (singolo/collettivo; generale/parziale; ...)
  • CARATTERISTICHE (software)
  • STRUTTURA (record, n. doc., ..)
  • FUNZIONALITA' GESTIONALI (procedure, proprietà, ...)
  • RELAZIONI CON INTERFACCIA

    Una base dati catalografica (Catalogo) è sostanzialmente differente da una base di dati bibliografica (Bibliografia).
    Il Catalogo descrive i documenti posseduti da una o più biblioteche, quindi nei dati di un Catalogo troviamo anche riferimenti fisici quali disponibilità, collocazione, ...
    La bibliografia invece descrive e raccoglie l'informazione intellettuale di ciò che esiste, in un determinato settore o disciplina, zona geografica, o a livello generale.
    Nei Cataloghi quindi esiste "fisicità" e l'Interfaccia che sta davanti al Catalogo elettronico, ne permette l'accesso ad utenti esterni.

    I primi OPAC, nati all'inizio degli anni '80 erano strumenti funzionali ai cataloghi informatizzati di alcune biblioteche, soprattutto grossi sistemi bibliotecari nazionali, che avevano deciso di renderli accessibili anche via rete, tramite un remote login, ad accesso gratuito ad utenti biblioteche o consorzi.
    In seguito poi con la crescita di risorse di Internet, i Cataloghi più importanti hanno cominciato a fornire accessi non solo a sole biblioteche e consorzi, vedi i grossi consorzi statunitensi (OCLC), ma si sono resi disponibili ad interrogazioni da parte di un'utenza sempre più numerosa, creando delle interfacce più amichevoli, friendly, per una ricerca più agevole e meno "tecnica": ecco quindi le interfacce Web.

    Le Interfacce come OPAC

    Per quanto riguarda l'Interfaccia, le coordinate sono:

  • TIPOLOGIA (telnet, Web, MetaOPAC, MultiOPAC)
  • CARATTERISTICHE (software)
  • STRUTTURA (forma testuale, grafica)
  • FUNZIONALITA' DI RICERCA (funzioni di ricerca all'interno di uno o più cataloghi, presentazione dei dati in output)
  • RELAZIONI CON IL CATALOGO

    Gli OPAC Interfaccia stanno quindi tra l'utente e il Catalogo elettronico della biblioteca, lo guidano nella sua ricerca bibliografica lungo percorsi stabiliti e lo conducono a riferimenti di documenti effettivamente posseduti da quella biblioteca.

    Da semplice accesso ad un Catalogo on-line a Oggetti con identità e individualità propria anche se in stretta relazione con il Catalogo a cui "appartengono", le Interfacce OPAC si sono trasformate in qualcosa di molto più complesso di una serie di programmi di "interrogazione". Esse hanno permesso di "entrare", hanno abbattuto i muri, hanno reso il virtuale qualcosa di reale e viceversa.

    Il concetto di OPAC/Interfaccia ed il suo rapporto con la struttura che "sta dietro", cioè la base dati catalografica, il Catalogo On-line, sono i presupposti per riuscire a ragionare, in termini di ontologia formale (logica delle categorie), cercando di porre alcune considerazioni e valutando alcuni aspetti fondamentali circa le interfacce OPAC.
    Traccerei in queste brevi note alcune coordinate di riferimento:

    Gli OPAC possono essere molto differenti gli uni dagli altri, in quanto si riferiscono alla struttura del database catalografico che interfacciano, e al formato dei record bibliografici che vanno ad interrogare.

    Le tipologie di degli OPAC/Interfaccia

    L'OPAC Web

    Intendiamo per OPAC Web, un Catalogo interfacciato da una maschera di ricerca di tipo GUI (Graphical User Interface), raggiungibile attraverso utilizzo di un browser (Netscape, Explorer, Opera ...).
    Vi sono varie interfacce OPAC Web lungo la rete, tutte diverse in quanto purtroppo non vi è una standardizzazione, neppur minima, nella costruzione di questo tipo di maschere di accesso.
    Va detto però che questo tipo di OPAC è definito friendly per eccellenza. L'interfaccia Web solitamente è intuitiva e permette di accedere al Catalogo in modo agevole e senza conoscenze previe di nessun tipo, sebbene l'amichevolezza che a prima vista conquista, poi si rivela ridondante in momenti successivi, la grafica può risultare "pesante" e inutile e la semplicità di approccio poco efficace in termini di raffinatezze nelle strategie di ricerca

    L'OPAC Telnet

    Se stabiliamo che il Telnet è un comando di accesso, una modalità di "accesso in remoto", per giungere ad un Catalogo, ad uno specifico database catalografico che risiede su di una determinata macchina, dobbiamo dunque affermare che il Telnet è un mezzo per giungere a qualcosa che sta in un certo posto, ad un determinato indirizzo fisico o logico (IP Address). Il Telnet è quindi una chiamata.
    Ma quando facciamo LOGIN, attiviamo una serie di programmi che permettono di interrogare (in modalità testuale e non grafica ovviamente) il database che vogliamo raggiungere.
    Perciò la serie di programmi che viene innescata con la chiamata Telnet permette:

    Sono però presupposti necessari ad un approccio anche di base, conoscenze specifiche di quel Catalogo e della sua struttura al fine di una ricerca ottimizzata, conoscenza quindi di una sorta di "linguaggio" proprio di quello specifico OPAC.
    Abbiamo visto che l'OPAC telnet mantiene le sue caratteristiche di individualità, in quanto si "distingue" per peculiarità specifiche, per proprio linguaggio di interrogazione da qualsiasi altro oggetto (interfaccia).
    Pertanto anch'esso è un Oggetto definibile come Oggetto Interfaccia. Non è solo una modalità di chiamata, ma bensì un insieme di programmi che permettono di accedere ad un Catalogo, esso è quindi un Oggetto che sta tra un utente e la base dati che l'utente vuole interrogare.

    L'OPAC z39.50

    Questa interfaccia permette l'accesso a Cataloghi di tipo z39.50.
    Nel repertorio OPAC1 non sono molti i Cataloghi z39.50 e sono comunque accessibili via Web; si tratta quindi di server Gateway z39.50 che indirizzano all'interrogazione di OPAC z39.50 via Web.
    L'accesso via client è un accesso da una macchina singola ad un insieme personalizzato di Cataloghi, quindi esula dall'elenco OPAC1. E' un accesso che consente, previo caricamento del relativo software client sulla propria macchina, di interrogare contemporaneamente più cataloghi z39.50 attraverso un'unica interfaccia di ricerca.
    Con certi client z39.50 (EndNote per esempio) è possibile anche recuperare i dati dai vari cataloghi e basi di dati bibliografiche ed immetterli e gestirli in un altro database locale, ai fini catalografici o per un loro trattamento diverso (ProCite per esempio utilizzato per le citazioni bibliografiche)
    Con i client z39.50 è possibile raffinare le ricerche in sessioni successive e utilizzare strumenti di authority file laddove l'OPAC originario ne è dotato: non sono moltissimi i prodotti italiani client z39.50 che permettono l'interrogazione di cataloghi e relativo recupero dei dati, esiste un client dell'ICCU che permette di interrogare SBN indice, ma è necessario avere la versione di Windows 3.1 e non superiori. Un client molto versatile e nel contempo amichevole è il client Auriga che gira solo su Windows 95 e per il momento non è disponibile per ambienti Mac. Sta comunque per essere messa a disposizione del pubblico, la versione UNIX / VT100 (Linux).

    Dei Meta e dei Multi parlerò nel seguito del presente lavoro.



    5. GLI OPAC


    Vediamo quindi di comprendere l'OPAC in relazione al suo essere "oggetto" e al concetto di numerabilità applicabile agli OPAC in generale.
    Analizziamo il concetto di "individualità" di un OPAC e le sue proprietà definite, la forma della sua istanza, e le sue categorie, ragionando in termini di "ontologia formale al meta livello".

    L'OPAC come OGGETTO:

    Vi sono quattro punti cardine dai quali non si può prescindere per una corretta analisi del problema, cerco quindi di "riassumere" in modo spero non troppo riduttivo:

    1. Il concetto di numerabilità degli OPAC

    Partiamo quindi dalla definizione di OPAC nel suo insieme CATALOGO/INTERFACCIA quale strumento, mezzo, insieme coordinato di programmi, intervallo (fisico/logico) tra ciò che sta di qua (utente) e ciò sta "oltre" (database).

    Un OPAC è numerabile? Bisogna valutare se si tratta di "entità numerabile" o meno
    (Numerabilità/Non Numerabilità degli Oggetti da considerare) e in questo caso bisogna valutare se andiamo a "numerare" l'OPAC nel suo insieme di Catalogo+Interfaccia oppure gli OPAC come singole interfacce.

    In che maniera quindi gli OPAC sono "numerabili"?
    Il Meta OPAC per esempio, come Interfaccia è un oggetto a sé stante, con propria individualità, e questo si può dire anche per i cataloghi che la Meta interfaccia va ad interrogare.
    Singolarmente i cataloghi sono numerabili, ma nell'insieme?
    In questo caso mi torna in mente il paragone di non numerabilità con termini concettuali come "acqua" e "aria".
    Pertanto un'Interfaccia MetaOpac è numerabile come entità interfaccia, ma non come insieme di cataloghi che va ad interrogare.

    2. L'oggetto come "forma della sua istanza": le sue categorie

    Vediamo quali possono essere le "forme" di un Oggetto OPAC e vediamo subito che queste "categorie" sono essenzialmente riferibili all'OPAC Catalogo:

    3. L'oggetto OPAC come insieme UNICO o come più insiemi staccati e/o correlati: relazione Tutto/Parte

    Premesso quindi che l'OPAC è costituito dal CATALOGO + la sua INTERFACCIA,
    possono esistere SOTTOINSIEMI DI CATALOGO o PORZIONI DI DATABASE
    e questi a loro volta possono avere INTERFACCE DI ACCESSO AUTONOME.

    Altro caso ricorrente:
    UN CATALOGO SINGOLO PUO' ESSERE COMPRESO IN ALTRO CATALOGO COLLETTIVO,
    come pure
    UN CATALOGO COLLETTIVO PUO' ESSERE COMPRESO IN ALTRO CATALOGO COLLETTIVO PIU' AMPIO (interfacce di accesso differenti anche per basi di dati o porzioni di basi di dati sovrapponibili)

    Anche in relazione al concetto di numerabilità dobbiamo proseguire verso un'analisi più approfondita circa l'oggetto OPAC come insieme Unico o come oggetto suddiviso in parti.
    Un Catalogo può essere singolo o collettivo e può avere una o più Interfacce (n Interfacce)

    Un Catalogo intero può essere suddiviso in parti (Tutto/Parti):

    Le porzioni di database, o i cataloghi selezionabili possono essere suddivisi come detto sopra in relazione alle categorie.
    I Cataloghi Generali che comprendono il Tutto sono quindi degli oggetti interi, ma in un catalogo suddiviso in sotto cataloghi, è necessario definire quante sono e come si stabiliscono le relazioni tra i cataloghi.
    A questo punto è lecito porsi la domanda di come numerare i Cataloghi di soli Periodici o di sole Monografie, infatti se consideriamo le parti componenti (cataloghi di soli periodici per esempio) come parte integrante del Tutto (catalogo generale) il problema non si pone in quanto ogni parte componente è implicitamente compresa nel suo intero che lo rappresenta.
    Nel rapporto Tutto/Parte l'interfaccia è sempre la stessa, è uguale anche se legata a differenti categorie del data base, ma non vi è differenza di interfaccia, da questo punto di vista perciò andrebbe contato solo il Catalogo interno (tutto) e non le sue parti componenti

    Per fare degli esempi di tipo pragmatico cito il Catalogo Collettivo SBN-Indice, esso è un Oggetto a sè in quanto è già di per sè un Tutto, è comprensivo di più cataloghi distinti nel loro "sorgere", è una unica e singola unità in quanto è ubicato "fisicamente" su di una macchina ben precisa, cioè la macchina Indice.
    Fisicamente quindi è uno solo, anche se in OPAC1 abbiamo elencato più accessi, più interfacce della stessa "categoria", infatti per collegarsi a SBN indice abbiamo segnalato:

    In questo caso abbiamo un unico Catalogo, come un Tutto intero, ed n interfacce che ne permettono accessi differenziati.
    Vi possono essere quindi diversità di accessi in base a modalità differenti di interfacciamento, modalità di interrogazione diverse con prodotto finale output di recupero dei dati formulati/visualizzati in modi differenti e anche in questo caso ci si riconduce al discorso quantità e/o qualità in base alla diversità di prodotti, dove abbiamo un'interfaccia "diversa" da un'altra interfaccia (individualità degli oggetti Interfacce) per un Unico prodotto che sta dietro, il Catalogo SBN (per esempio) e i suoi sottoprodotti

    Dobbiamo quindi operare una distinzione tra categorie di basi di dati (cataloghi) e categorie di interfacce.
    Anche la numerabilità in questo caso varia, come va considerata e a cosa va collegata? E' riconducibile al Catalogo che sta dietro o alla sua interfaccia: più interfacce quindi più OPAC numerabili, in quanto vi sono diversità e quindi individualità proprie per ogni OPAC? Oppure più interfacce distinte ma collegate sempre ad un unico database catalogo e perciò un'unica entità OPAC?
    L'interfaccia sviluppata da Library Congress per l'accesso a SBN Italiano non è assolutamente la stessa di quella sviluppata in ambito nazionale, si tratta di due prodotti differenti , ma il Catalogo rimane sempre lo stesso, sebbene interfacce diverse per lo stesso Catalogo, offrano approcci differenti e sebbene talvolta i cataloghi siano "ricopiati" (e perciò sono delle copie e non degli originali) e fisicamente collocati in luoghi differenti (macchine diverse in ambienti operativi diversi) con accessi differenti (Maschere Web diverse, telnet, tn3270).

    4. L'oggetto come "individuo": le sue proprietà

    Oltre all'aspetto legato alla classificazione in base alle TIPOLOGIE DEGLI OPAC:
    Telnet, Web, MetaOPAC, MultiOPAC e alle sue caratteristiche tecniche (WAIS, Aleph, Sybilla, Unibiblio, Webif...), vi sono anche altri aspetti fondamentali che vanno a "regolare" l'individualità specifica di un OPAC.

    Quali sono le proprietà di un OPAC che ne fanno un individuo? L'OPAC come individuo e ciò che lo "distingue" che lo differenzia da altri individui, in questo caso da altri OPAC.
    La valutazione avviene quindi in termini di "elementi discreti".
    L'oggetto non viene identificato per quello che è realmente, ma ci si sofferma sullo studio delle sue "proprietà generali", vi è quindi un approccio ad uno studio ontologico.
    Lo studio di oggetti "individuabili" in base a criteri di identificazione si basa su due aspetti principali:

    Qual è la qualità di un OPAC; si riferisce in particolare non tanto alle qualità e attività del Catalogo in sè, ma piuttosto alle qualità e attività della parte OPAC/Interfaccia.

    Stabiliamo quali possono essere alcune delle qualità di un OPAC/Interfaccia:

    Altre qualità legate sempre all'interfaccia sono per esempio il tipo di architettura.
    L'architettura di tipo client/server porta agli OPAC interfacce qualità/vantaggi in termini di:

    Stabiliamo e cerchiamo di identificare quali possono essere le attività:



    6. LE DIFFERENZE TRA CATALOGHI COLLETTIVI


    Oltre ai numerosi OPAC di singole biblioteche vi sono anche gli OPAC Collettivi, che comprendono al loro interno il posseduto di più biblioteche.
    In questi casi abbiamo quindi sempre un solo Catalogo, un unico database catalografico, un OPAC unico, sebbene riferibile a più strutture/biblioteche/enti, eventualmente munito di più accessi (telnet o Web).
    Sostanzialmente vi sono due tipologie di cataloghi collettivi:

  • 1. CATALOGHI COLLETTIVI NATIVI
    (Opac Collettivi Integrati, definizione di Riccardo Ridi)

    Sono Cataloghi Unici che si costruiscono attraverso funzioni di CATALOGAZIONE PARTECIPATA, nascono quindi dall'attività di catalogazione di più biblioteche che adottano lo stesso sistema gestionale e che immettono i dati direttamente nel catalogo comune, recuperando il dato laddove già esistente o creandolo ex-novo se non già esistente nella base.
    Al catalogo unico possono partecipare insiemi di biblioteche di uno stesso ambito geografico, o di un sistema definito (di ateneo, provinciale, regionale, ...). Succede anche che vi sia una prima partenza all'interno di un sistema più piccolo (di ateneo per esempio) che in seguito va ad integrarsi in un catalogo più ampio (SBN indice per esempio), con riversamento dei dati in prima battuta, e relativo schiacciamento delle "notizie" rilevate come identiche e nel proseguo con attività di catalogazione direttamente on-line.
    Lo schiacciamento delle notizie bibliografiche identiche comporta quindi "unicità della notizia bibliografica"
    L'immissione dei dati bibliografici direttamente nel Catalogo Unico Collettivo porta ad un lavoro di catalogazione partecipato e all'adozione comune di procedure per il prestito interbibliotecario.
    Questi cataloghi solitamente nascono da progetti ad ampio respiro, si basano su stesso software gestionale, anche se prossimamente in SBN per esempio sono previsti "ingressi" a "poli" con sistemi gestionali differenti (EasyWeb)
    I cataloghi Unici sono quindi cataloghi di Grossi Sistemi Bibliotecari (Nazionali, Poli Regionali, di Ateneo, ...) e di solito sono muniti di un accesso primario in modalità Telnet.
    Recentemente le Interfacce Web questi Cataloghi Unici sono affiancate da interfacce Web di singola biblioteca; il Catalogo Unico può "generare" Cataloghi Singoli con interfacce simili all'interfaccia madre, interrogabili da altro indirizzo locale.
    In questo caso vi è uno scaricamento locale periodico: dal Catalogo Unico aggiornato in tempo reale a Cataloghi Singoli aggiornati periodicamente.

  • 2. CATALOGHI COLLETTIVI COSTRUITI A POSTERIORI
    (Opac Collettivi Cumulati, definizione di Riccardo Ridi)

    Questo è il Catalogo Collettivo che nasce dal recupero e unione di cataloghi on-line.
    Di solito si uniscono assieme cataloghi di tipologia affine per stesso software gestionale (Unibiblio di Catania) o per discipline o relativi a determinate zone geografiche o aree di ricerca definite.
    Esistono però anche Cataloghi Cumulati che utilizzano software gestionali differenti, per esempio i vari EasyWeb (software differenti, Prontobiblioteca del Friuli).
    Il trasferimento dati in formati adeguati (Unimarc) viene effettuato con un riversamento dei dati "standardizzati" in un unico database, senza schiacciamento delle notizie bibliografiche identiche, vi possono essere quindi più "schede" (record) per una stessa notizia bibliografica, ogni scheda ha una sua localizzazione (a differenza della notizia unica che invece ha un'unica descrizione con più localizzazioni fisiche ad essa collegate)
    L'Interfaccia al database unico costruito a posteriori è sempre con maschera di accesso unica con possibilità di selezionare i Singoli Cataloghi.
    Lo scarico dei dati bibliografici dai singoli cataloghi al cumulato avviene in modalità batch, con aggiornamenti periodici, non si tratta pertanto di un database aggiornato in tempo reale, i Cataloghi aggiornati in tempo reale sono quelli singoli originari.
    Talvolta avviene (Catalogo Collettivo del Sistema di Parma ) che il catalogo cumulato riversato su una macchina diversa da quella che ospita il sistema gestionale, sia munito di una funzionalità di ricerca aggiuntiva che va comunque a "leggere" in tempo reale i dati relativi alle localizzazioni fisiche che si trovano sulla macchina del gestionale. In questo caso abbiamo informazioni legate comunque a dati gestionali on-line.
    Ultimamente sono molti i cataloghi cumulati che stanno sorgendo, soprattutto per "unire" le informazioni provenienti da cataloghi di biblioteche geograficamente vicine (sistemi provinciali).



    7. IL META-OPAC


    Vediamo il significato del termine, anzi prefisso, META, per avere una visione corretta degli usi e del suo significato.
    Se andiamo a fondo alla questione probabilmente è improprio affidare il termine MetaOPAC ai vari Azalai, Imatlib, Midolo e anche Cecchetti e spiego perchè, anche se è un "purismo" ormai sconfitto dall'uso.
    Meta deriva dalla preposizione greca "metà" con i significati fondamentali di:
    "fra", "assieme a", "oltre, dopo"
    Abbiamo quindi tre "blocchi di significato":

    E' chiaro quindi come nessuna delle Interfacce che si autodefiniscono META in realtà lo siano veramente
    Se vogliamo definire un MetaCatalogo questo è solo OPAC1, il Repertorio degli OPAC, che collocherei logicamente nel blocco di significato 2): al di là, che trascende ...

    Il Meta OPAC inteso in termini "recenti" invece è l'Interfaccia Unica di Riferimento.
    Essa si "sostituisce" alle altre interfacce che stanno davanti ai singoli cataloghi. Vi è una "fusione virtuale" di OPAC Web attraverso le funzionalità di una nuova interfaccia che si interpone alle altre e che ne integra le peculiarità in un "unico modello di riferimento".
    L'utente è quindi agevolato perchè l'interfaccia è sempre la stessa per più cataloghi, le possibilità di ricerche trasversali per tipologie, per settori, permettono di recuperare con una sola query posta, informazioni provenienti da più cataloghi. Vi è possibilità di ricercare quindi all'interno di singoli cataloghi o all'interno di più cataloghi in contemporanea.
    Il prodotto finale può dare risultanze ricostruite in file html "omogenei" oppure le risposte finali in output possono mantenere le funzionalità dell'OPAC originario.
    L'integrazione all'interno dei record recuperati dei dati legati alla fisicità e reperibilità dell'informazione, porta all'eventualità di connettersi direttamente all'OPAC originario per eventuali richieste di prestito, in quanto le funzionalita' proprie dell'OPAC interrogato vengono mantenute e riproposte in output.

    Il Meta OPAC effettua ricerca simultanea in parallelo per scomposizione dei dati in domini.
    L'integrazione dei record recuperati con le informazioni correlate alla reperibilità dei documenti rimandano sempre all'OPAC di pertinenza.

    Esempi di MetaOPAC sono Azalai (parola in tifinagh, antico linguaggio tuareg, che significa separarsi per poi ricongiungersi), il WAIS di Cecchetti e il nuovo MultiOPAC di Sebastiano Midolo che sebbene si chiami Multi è in realtà un Meta a tutti gli effetti.
    Si tratta di tre prodotti "diversi" anche se sono tutti dei MetaOPAC: Azalai riconduce ad un insieme "omogeneo" di OPAC da interrogare; il WAIS di Cecchetti, diverso per funzionalita' di Interfaccia, scandaglia gli OPAC di dieci università più tutta l'area CNR pisana e perciò racchiude un insieme alquanto disomogeneo; il nuovo Midolo rimane sempre un set piuttosto vario e random relativamente alla scelta degli OPAC da interrogare.
    Piuttosto incerta, da parte mia, la collocazione di IMATLIB, che continuo a pensare più in termini di MultiOPAC, che di Meta.
    Il suo menu' a tendina che permette di selezionare uno o più OPAC (tutti omogenei: tutti Aleph, tutti relativi a monografie e tutti di area matematica) è basato su un Motore MultiServer che va ad interrogare gli OPAC secondo tempi definiti a priori in un ordine stabilito (non vi è quindi ricerca parallela); per di più l'interrogazione dell'OPAC non avviene come ad insaputa dell'OPAC chiamato (come nei Meta) ma è necessario installare un pezzetto di software nel server dell'OPAC da interrogare;
    non è possibile nemmeno selezionare, attraverso il menù a tendina, il primo o il terzo OPAC, o il secondo e l'ultimo, ma solo:

  • un OPAC alla volta;
  • tutti gli OPAC;
  • una serie di OPAC contigui
    Si tratta quindi di un "difetto" di un'Interfaccia che possiamo comunque definire Meta oppure di un Multi?
    Il dibattito resta aperto.



    8. IL MULTI-OPAC


    Un Multi OPAC è un Interfaccia che funge da Collegamento ad altre Interfacce che continuano ad esistere con le loro caratteristiche e peculiarità.
    E' un qualcosa di diverso da una Meta Interfaccia, anche se le differenze sono sfumate e talvolta a certi livelli possono anche confondersi.
    A livello informatico probabilmente si tratta di software più o meno evoluti, perciò abbiamo interfacce con potenzialità maggiori o con hardware (processori) di numero maggiore per le ricerche in parallelo e perciò le differenze sono solo in termini tecnici legati a prodotti e linguaggi di programmazione.
    L'utente invece nota, in quanto "avverte" delle differenze, e questo capita soprattutto all'utente bibliotecario.

    Il Multi OPAC è comunque un'Interfaccia Web di ricerca a più OPAC, ma ne interroga uno per volta
    Può presentarsi con menù a tendina per la selezione di un OPAC per volta.
    IMATLIB per esempio permette di selezionare più OPAC in sequenza, o tutti (tasto control shift, per fare scorrere la tendina dei menù), ma non per esempio il primo o l'ultimo della serie. Dunque è collocabile, tra un Multi e un MetaOpac.
    Per di più quando interroga un OPAC non lo fa ad insaputa dell'OPAC che va ad interrogare , ma gli è necessario collocare presso il server Web dell'OPAC originario un pezzetto di software per farsi riconoscere.
    Il MultiOpac si può presentare anche come una serie di finestre o "form" di interrogazione una sotto l'altra: dunque non vi e' interfaccia unica di riferimento, ma è necessario porre più query, in canali differenti, per ottenere risposte provenienti da un catalogo per volta. Non vi è quindi un'architettura parallela, ma si tratta di un'interfaccia in qualche modo "estranea", staccata, che funge da strumento semplificativo e di raggruppamento che permette di ricercare in modo "seriale" e differenziato.
    In output le risposte sono date dai singoli OPAC.
    Nei MultiOpac più evoluti, la comunicazione tra l'utente e i singoli "siti'' è guidata da un Motore tipo Multi Server e l'output dei dati avviene a blocchi.
    Uno dei maggiori problemi riscontrati è quello sulle decisioni dei tempi di attesa, affinchè tutti i server remoti diano le risposte relative alla stessa "query'', ma questo può avvenire anche con le Meta interfacce perchè in realtà anche quando si parla di ricerca in architettura parallela, in pratica la ricerca "fisica" avviene attraverso un processore che ricerca in non più di due OPAC alla volta in contemporanea. La ricerca parallela spinta quindi, si basa su questioni tecniche hardware (oltre che software) legate al numero dei processori disponibili.

    Accanto ai Meta e ai Multi esistono anche delle altre Interfacce che definirei "ibride", si tratta di una categoria di interfacce che vanno ad interrogare insiemi diversi
    Sono le Interfacce predisposte da alcuni Enti di Ricerca (CNR per esempio) per scopi specifici di ricerca d'area.
    Queste Interfacce non sono molto raffinate sia per grafica che per funzionalità e solitamente permettono selezione previa sul tipo di fonte su cui si vuole effettuare la ricerca e raggruppano entità/fonti bibliografiche differenti:

    La visualizzazione dei dati in output è quella specifica della fonte.

    Si tratta di strumenti di lavoro per determinati gruppi di utenti che necessitano di informazioni bibliografiche relative a un certo argomento o area disciplinare, ma in ambito tedesco per esempio, questo tipo di interfacce sono piuttosto utilizzate soprattutto per raggruppare insiemi universitari (solo a titolo citazionale perchè questo lavoro si riferisce all'ambito geografico italiano).

    Esempi da citare sono: Interfacce dell'area CNR, interfacce per software CDS/ISIS, Progetto Beppe Romano, e alcune interfacce di progetti Regionali



    9. VERSO IL NUOVO OPAC


    Da sempre in ambito bibliotecario i due mondi Catalogo e Bibliografia si sono in qualche modo contrapposti, il Catalogo come rappresentazione di oggetti fisici precisi recuperabili perchè presenti in un determinato luogo, la Bibliografia come rappresentazione astratta di oggetti di cui si conosce l'esistenza ma si ignora il luogo ove trovarli.

    Da entità distinte con peculiarità definite a nuove forme di comunicazione in cui i due mondi apparentemente separati si correlano; questo è l'inizio di ciò che porterà alla trasformazione di un OPAC in qualcosa che oggi sembra ancora non avere un nome, e non essere ben definito in termini di proprietà.
    Come il Catalogo (a schede) si è trasformato in un Database Catalografico (su supporto elettronico) e in seguito in un OPAC (con interfaccia di accesso), così l'OPAC di oggi si sta trasformando in un oggetto/strumento informativo polistrutturato e polivalente.
    L'inizio dunque è la connessione dei due Oggetti Catalogo e Bibliografia, in uno strumento dinamico che mantiene le due entita' distinte ma le mette in comunicazione diretta.
    Esempio di correlazione Bibliografia-Catalogo è il Progetto CASA che mette in comunicazione il Database ISSN con il Catalogo ACNP. Partendo da un dato citazionale bibliografico relativo ad un periodico contenuto in un database, ci si collega al catalogo collettivo con i relativi dati sul posseduto.

    Dunque da Bibliografia a Catalogo, da informazione secondaria a informazione primaria.
    Mi affascina pensare all'evoluzione di un OPAC in termini di fusione di entità apparentemente distinte: dai dati di un database bibliografico ai dati relativi è già una realtà tangibile offerta dai vari sistemi di database networking che appunto operano in due modalità:

  • statica, ove il database bibliografico offre all'interno dei record il servizio di Library Holding (LH), un campo con le informazioni sulle localizzazioni, catturate dall'OPAC a cui il sistema di database networking si riferisce
  • dinamica, ove la connessione diretta all'OPAC contenente le informazioni sulle localizzazioni crea un link dinamico anche alle informazioni sulle biblioteche stesse.
    Non solo, ma la possibilità di partire da una fonte secondaria, quale appunto un database bibliografico e raggiungere direttamente l'informazione primaria via rete, bypassando la biblioteca, è già possibile all'interno di alcuni sistemi di database networking per certi periodici di cui si possiede già un abbonamento cartaceo.
    Questo quindi realizza uno strumento che non è più solo una bibliografia e nemmeno solo un Catalogo.

    Per andare "oltre" pensiamo a strumenti informativi ancora più strutturati, quali OPAC/Database polifunzionali, ovvero l'OPAC/Database e le rappresentazioni dei suoi Oggetti.
    La direzione è quella in cui Catalogo e Bibliografia trovano unicità, non solo vengono correlati, ma si fondono insieme,
    nello spazio di un "OPAC/DATABASE SCONFINATO" (termine coniato sul momento che sta ad indicare un OPAC unito
    ad un Database bibliografico, sconfinato perchè ogni altra informazione può trovare spazio, in qualcosa che non ha attualmente confini vedibili)
    Questa nuova forma di strumento informativo munita di Unica Interfaccia di accesso alle informazioni/oggetti e loro rappresentazioni, è al contempo un database bibliografico, in quanto nasce come tale, ma è anche un catalogo, perchè lo diviene nel momento in cui alla citazione bibliografica si aggiungono i campi con le localizzazioni fisiche dei documenti. Ma è anche qualcosa di più, qualcosa che va oltre, perchè questo nuovo Sistema Integrato può offrire link a frontespizi virtuali con Tavole dei Contenuti e Abstract, link a eventuali documenti a testo pieno (full-text), attuando così un passaggio da offerta di informazione secondaria a informazione primaria.
    Cosa può quindi contenere uno strumento informativo di questo tipo?



    10. IL META-OPAC DEGLI OPAC ITALIANI


    E' ineluttabile pensare che OPAC1 dovrà evolversi in uno strumento flessibile e al passo coi tempi per far fronte alla massiccia crescita di OPAC italiani che stanno aumentando in modo esponenziale.
    Ogni giorno nascono OPAC nuovi, nuovi interfacce a cataloghi Sebina, Tinlib o a cataloghi collettivi, sono resi pubblicamente disponibili lungo la Rete.
    I 215 OPAC enumerati ad oggi, possono ancora essere raggruppati in un file di accesso e rendere un buon servizio all'utenza specifica e non specifica, ma in un futuro non così remoto, forse imminente, il repertorio OPAC1 non potrà più far fronte ai bisogni dell'utenza se non si passerà a un gradino successivo in termini di offerta di servizio.

    E' corretto quindi porsi il problema di come ripensare ad uno strumento nuovo, ridisegnarne la struttura, ripensare a confini e territori, per rendere uno strumento dinamico ed efficace.
    E' quindi in questi termini che mi accingo a pensare ad OPAC1 come ad uno strumento informativo di tipo nuovo, a concettualizzare un nuovo modello che raggruppi, ma nel contempo interroghi gli OPAC italiani in modo intelligente.
    Il mio pensiero va quindi verso un Meta OPAC nazionale degli OPAC italiani, una Meta Interfaccia che ricerchi all'interno dei vari OPAC italiani l'informazione e la riproponga in modo omogeneo all'utente.
    L'idea di dotare OPAC1 di un'interfaccia Meta del tipo Azalai, parola antica "tifinagh" che significa separarsi per poi congiungersi di nuovo, mi stimola e mi affascina al contempo, laddove la separazione degli OPAC individuali trova rimedio e la frammentazione dell'informazione attualmente esistente si riunisce insieme attraverso ricerche parallele e contemporanee.

    E' necessario quindi pensare dapprima in termini di database, in seguito in termini di base di conoscenza all'interno di un sistema esperto.
    Le fasi su cui bisognerà soffermarsi per concepire questo nuovo modello di strumento informativo si possono riassumere nei seguenti punti:

    Per finire, è suggestivo pensare in termini di continuità non tanto di un OPAC interfaccia perchè essa può essere rinnovabile, rimuovibile, sostituibile, ma in termini di "continuità" e "sopravvivenza" dell'OPAC Catalogo e della sua "vedibilità pubblica": l'OPAC Catalogo come "essere continuante" nel tempo e nello spazio.
    Se accettiamo che si definisca "continuante" ogni entità che sia estesa nello spazio e persistente nel tempo, come ci poniamo di fronte al problema della "continuità e persistenza" nel tempo di un OPAC, e alla sua "conservazione" in uno spazio fisico o logico che sia?
    In quali territori di domani verranno conservate le memorie delle descrizioni catalografiche di oggi?
    La dimensionabilità del concetto spazio/tempo in relazione all'esistenza di un oggetto OPAC è quanto mai affascinante, non priva di incognite, bensì priva di certezze.
    Perciò è lecito domandarsi se un OPAC persisterà nel tempo e nello spazio, in quali luoghi riuscirà a comunicare se stesso nel futuro tramandando informazioni.
    Il vecchio catalogo a schede ha continuato nella sua persistenza nel tempo, come essere continuante a tramandare forme e modi, a riportarci storia e narrazioni, almeno fino ad oggi ha retto, ubicato in uno spazio ben definito e circoscritto, all'interno di edifici fisici chiamati biblioteche (non virtuali).
    Rimane vivo fintanto che un eventuale incendio non lo distrugga, ma quanti e quali pericoli in agguato potrebbero distruggere la fragilità esistenziale di un OPAC?
    Per il momento noi redattori di OPAC1 raccogliamo queste entità così astratte ma così vere, questi Oggetti OPAC così effimeri e talvolta fugaci e li riordiniamo in insiemi definiti.
    Se riusciremo a creare il database da porre "dietro" ad una Meta Interfaccia, riusciremo forse ad avere anche un "controllo" migliore sugli accessi e a fornire un insieme più organizzato di risorse.

    L'approdo finale sarà quindi la costruzione di UNA BASE DI CONOSCENZA PER UN SISTEMA ESPERTO che offra risposte intelligenti a interrogazioni complesse sulle caratteristiche tipologiche, concettuali, semantiche e strutturali dei vari OPAC permettendo un orientamento in un sistema integrato di documentazione.



    Copyright AIB 1998-07-11, a cura di Serafina Spinelli

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