AIB. Commissione nazionale università e ricerca | |
OPAC1 è il nome tecnico, che adotterò per brevità
anche in questa relazione, con cui viene indicato dai suoi redattori il
più vasto ed aggiornato repertorio di cataloghi bibliotecari italiani
disponibili in Internet, in cui titolo formale è
nato il 9 febbraio 1997 e tuttora disponibile su AIB-WEB.
E' uno strumento informativo fatto da bibliotecari, ad uso di bibliotecari
e utenti in generale, con lo scopo di dare informazioni sui Cataloghi italiani
in linea, dare l'accesso diretto agli OPAC stessi di modo che siano facilmente
consultabili.
Le informazioni sono visualizzate in un formato uniforme, suddivise a livello
primario in tre sezioni: Cataloghi Collettivi Nazionali, Cataloghi Collettivi
Regionali, Cataloghi Collettivi o Singoli di Biblioteche di Sistemi Provinciali
o Comunali.
Gli OPAC sono ordinati alfabeticamente per zone geografiche, sotto il nome
della città.
A sua volta nell'intestazione è specificato il tipo di ente a cui
si riferisce l'OPAC (università, comune, sistema ...) Il repertorio
è uno strumento di lavoro aggiornato e corretto, tutte le informazioni
sono attentamente vagliate e verificate dai redattori e dal coordinatore
(per quanto di sua competenza).
Viene controllato quanto dichiarato nelle pagine Web di introduzione agli
stessi OPAC perchè non sempre infatti ciò che vi è
scritto nelle pagine Web di accesso o nei dintorni degli OPAC, corrisponde
a notizie esatte; talvolta vi sono incongruenze, che di volta in volta vanno
verificate con attenzione.
Le informazioni sono comunicate in lista di discussione, come del resto
tutto il lavoro che viene svolto avviene attraverso lista di discussione
<mailto:cid+aw-opac@polito.it>.
Il file OPAC1 viene puntualmente aggiornato quasi ogni settimana dal coordinatore,
con le informazioni che giungono quotidianamente dai dieci redattori.
E' disponibile anche un indirizzo e-mail per utenti esterni, accessibile
dalla pagina di OPAC1, per eventuali quesiti alla redazione: <mailto:aw-opac@aib.it>.
Accanto al file OPAC1 esiste altra pagina correlata, nome file OPAC2 e si riferisce alle
La lista che è coordinata da Beppe Merlo e alla quale cooperano
gli stessi redattori di OPAC1 è nata da appena sette mesi (dal 25
ottobre 1997), ma già può vantare ben 110 liste di periodici
relative a 87 biblioteche.
Le liste sono suddivise per zone geografiche. Vi è anche indicazione
della tipologia della lista: periodici posseduti, correnti, doppi.
Si possono individuare cinque "zone" di attività nelle
quali i dieci redattori si impegnano attivamente in modo sia individuale,
ma anche collegiale.
Ogni redattore ha una o più regioni di sua competenza.
Devo dire però che personalmente mi risulta molto più comodo
operare a livello trasversale senza tener conto delle suddivisioni geografiche.
Questo vale sia per la caccia all'OPAC, per i motivi procedurali che di
seguito descriverò, sia per il monitoraggio degli URL, molto più
comodo se sequenziale piuttosto che a salti qua e là, da una città
all'altra, in quanto il file è suddiviso per ordine alfabetico di
città.
1. La caccia all'OPAC
L'attività primaria consiste nell'individuare e recuperare OPAC
dalla Rete o da altri canali, per l'inserimento in OPAC1.
Questo comporta anche il recupero di informazioni che giungono per esempio
dal canale lista di discussione AIB-CUR, oppure da informazioni recuperate
da altre fonti.
Tutte le informazioni sono soggette a puntuale verifica, anche attraverso
uno scambio attivo di pareri tra i redattori nell'ambito della listina.
La fase attiva di individuazione di nuovi OPAC, ha quasi dei connotati
di tipo ludico, può essere infatti paragonata ad una vera e propria
"caccia al tesoro".
Le dinamiche operative in cui si muove un redattore che va a caccia di
OPAC possono essere riassunte nelle seguenti procedure:
2. Monitoraggio del file
In questa fase avviene il controllo periodico degli URL di accesso diretto
agli OPAC
E' necessario verificare periodicamente la correttezza degli indirizzi
riportati in OPAC1:
E' noto a tutti infatti la variabilità degli URL, di media un URL
sopravvive 44 giorni, come riportato da un recente articolo su Le scienze
di qualche mese fa: ho notato che per gli OPAC la media di "permanenza
in uno stesso luogo" arriva a circa 100 giorni.
Talvolta un OPAC si perde nella Rete e allora bisogna ritrovarlo e riportarlo
in OPAC1.
La ricerca dell'OPAC scomparso porta ad eventuale corrispondenza e-mail
con OPACMaster, bibliotecari o staff di informatici dedicati a quel prodotto
in particolare.
In questa fase è bene anche effettuare controllo delle pagine adiacenti
per eventuali altri OPAC fratelli nati nel frattempo: per esempio laddove
esiste un OPAC relativo solo a monografie, potrebbe essere sorto un OPAC
con sole riviste.
Oltre al controllo dei link di accesso da OPAC1 è bene controllare
anche la funzionalità in generale dell'OPAC e in caso di malfunzionamenti
contattare chi di dovere.
3. Analisi e risoluzione di situazioni complesse
Vi sono state e continueranno ad esserci contesti con situazioni complicate
da sciogliere.
I casi SBN e Roma La Sapienza ci hanno dato molto lavoro, lavoro individuale
che ha impegnato alcuni dei radattori, ma anche lavoro di equipe.
Vi possono essere accessi di difficile interpretazione e/o con varie interfacce,
cambi frequenti di URL che denotato instabilità dell'OPAC che va
quindi tenuto sotto osservazione.
Gli accessi telnet non sempre funzionanti a dovere, vanno osservati con
particolare attenzione, così come gli accessi di tipo tn3270 per
le macchine IBM che solitamente danno problemi di vario tipo.
Le configurazioni dei vari pacchetti client per accedere via telnet a questo
genere di cataloghi non sono tutte standard e pertanto non è sempre
facile riuscire a dare istruzione corrette all'utenza sulle modalità
di collegamento.
Altre difficoltà le abbiamo incontrate nell'interpretazione di quale
fosse il vero accesso, cioè l'accesso più recente, quello
a cui fare riferimento, in quanto coesistevano più server con accessi
differenti: OPAC nuovi e OPAC "relitti non rimossi" che nessuno
si era preoccupato di togliere.
Altri casi complessi con cataloghi di biblioteche compresi sia in OPAC
collettivi sia con propri OPAC indipendenti oppure indirizzi URL differenti
per cataloghi/interfacce apparentemente simili.
Accessi funzionanti solo in determinati orari, davano l'impressione falsa
di non funzionare, ma il lavoro collegiale dei redattori in questi casi,
ha portato a capire che si trattava di server chiusi la notte.
I cataloghi effimeri che spariscono, come detto in precedenza comportano
una ricerca collettiva, quasi una gara a chi rintraccia per primo l'OPAC
sparito per riportarlo a casa...
4. Contatti con OpacMaster, Bibliotecari, Informatici
Per le varie attività descritte sopra, soprattutto nelle fasi 2.
e 3. sono frequenti i contatti e-mail (fuori lista) con varie figure professionali:
responsabili di OPAC o di pagine correlate, Bibliotecari, Tecnici Informatici
produttori delle interfacce, ...
La corrispondenza in genere verte su richieste di informazioni su malfunzionamenti,
problemi di accesso, link non funzionanti, indirizzi obsoleti, ...
5. Risposte a quesiti posti dagli utenti
Gli utenti che consultano il Repertorio OPAC1 non sono solo bibliotecari
o tecnici dell'informazione, ma spesso ci vengono poste le più svariate
domande da utenti in generale.
Talvolta i quesiti posti sono di difficile e/o ambigua interpretazione
;-))
In quei casi è necessario anche "individuare e capire"
l'utente che sta dietro alla domanda posta, che può sembrare "strana".
A certe richieste si cerca di rispondere in modo adeguato e si spera esaustivo.
Anche Bibliotecari si rivolgono alla lista per chiarimenti circa gli OPAC
e i loro accessi
Come è evidente tutto il lavoro che si effettua in OPAC1 è
stimolante, divertente e appassionante.
Questo tipo di attività lascia ampio spazio ai ritmi personali di
ogni redattore, il quale si sceglie tempi e luoghi in piena libertà
e autonomia, ma al contempo l'operare in lista, in comunicazione diretta
quasi in tempo reale, fa sentire il singolo redattore costantemente collegato
agli altri; si avverte in modo molto "forte" l'appartenenza al
"gruppo", perciò il problema del gruppo viene condiviso
dai singoli, e viceversa il lavoro di ognuno diviene il lavoro collettivo.
Passo ora alla fotografia di OPAC1, elencando un po' di dati circa la sua
composizione.
Va subito detto che ciò che è presente in OPAC1 corrisponde
più o meno a ciò che è presente, a livello di OPAC,
in Italia.
L'attività dei redattori nel reperire questo genere di risorse, come
spiegato precedentemente, è piuttosto coordinata e puntuale e perciò
il repertorio fotografa con poco margine di difetto la situazione reale
in Italia circa gli OPAC.
Alla data del Seminario AIB-WEB gli OPAC presenti nel Repertorio sono conteggiati
in 215 OPAC intesi come Cataloghi + n interfacce.
Qui entra in gioco il discorso sulla numerabilità di un OPAC, concetto
assai affascinante che rientra in qualche modo nell'ontologia formale, di
cui accennerò nel seguito del presente lavoro.
OPAC1 è uno strumento piuttosto articolato nell'offrire informazione,
sono infatti presenti nello strumento differenti tipologie di accesso ai
215 OPAC enumerati.
Le differenze di accesso/interfaccia segnano quindi la differenza.
In OPAC1 abbiamo ben 330 ACCESSI TOTALI, numero che denota un'offerta
maggiore rispetto al numero di Cataloghi presenti (215).
Questi 330 accessi si possono suddividere in:
OPAC1 è suddiviso in tre sezioni principali:
Relativamente alla tipologia degli enti rappresentati in OPAC1, si può
notare subito che sebbene vi siano anche Cataloghi di biblioteche o di centri
di documentazione di enti privati, la netta prevalenza è la presenza
di enti a carattere pubblico: università, enti di ricerca, regioni,
province, comuni, ...
La presenza delle Università è piuttosto forte, 40 Università
presenti per un totale di 90 cataloghi in rete e ben 144 accessi agli stessi.
Accanto alle Università vi sono anche 20 Enti a carattere Universitario
(osservatori astronomici, libere università, università non
statali, scuole universitarie superiori, per ulteriori 20 Cataloghi e 36
accessi.
Se poi contiamo anche gli Enti di ricerca quali CNR, INFN, ... arriviamo
a oltre 200 accessi sui 330 in totale, solo relativi a OPAC del settore
ricerca.
Definizione di OPAC
E' bene tracciare delle linee di orientamento per stabilire cosa si intende
per OPAC.
L'acronimo OPAC significa On-line Patron/Public Access Catalogue.
L'OPAC è il Catalogo assieme alla sua Interfaccia di accesso.
L'OPAC non è solo il Catalogo come insieme ordinato di record catalografici,
o come insieme di procedure operative legate all'utenza, non è nemmeno
solamente l'interfaccia di accesso.
Nel passato l'OPAC era inteso come il Catalogo messo a disposizione attraverso
ostici comandi di utilizzo prettamente bibliotecario, ultimamente è
invalso l'uso di definire con il termine OPAC solo l'Interfaccia di accesso,
la parte software che permette di interrogare il Catalogo che sta dietro.
Un OPAC è l'insieme della base dati con il suo sistema di gestione
più la sua interfaccia, un OPAC è il Catalogo con tutti i
suoi record strutturati in campi definiti.
Un OPAC è uno strumento. Un OPAC è un mezzo. Un OPAC è
un insieme coordinato di programmi. Un OPAC è un intervallo (fisico
e logico), tra ciò che sta di qua, l'utente, e ciò che sta
oltre, il Catalogo.
E' l'interfaccia che permette di interrogare e di navigare all'interno di
un Catalogo elettronico, di vedere i dati bibliografici contenuti in un
data base di tipo catalografico, di ritrovare e recuperare l'informazione
cercata.
L'interfaccia senza il Catalogo non ha motivo di esistere, il Catalogo senza
interfaccia, resta un Catalogo muto, non comunicante con l'esterno, non
è quindi un OPAC.
E' necessario quindi definire il concetto di Catalogo e il concetto di Interfaccia,
e il valore semantico dei termini al fine di comprendere che si tratta di
due oggetti distinti con individualità propria, che vanno a fondersi
in un oggetto unico, l'oggetto OPAC.
Il Catalogo
Per quanto riguarda il Catalogo è necessario individuare alcune coordinate,
quali:
Una base dati catalografica (Catalogo) è sostanzialmente differente
da una base di dati bibliografica (Bibliografia).
Il Catalogo descrive i documenti posseduti da una o più biblioteche,
quindi nei dati di un Catalogo troviamo anche riferimenti fisici quali disponibilità,
collocazione, ...
La bibliografia invece descrive e raccoglie l'informazione intellettuale
di ciò che esiste, in un determinato settore o disciplina, zona geografica,
o a livello generale.
Nei Cataloghi quindi esiste "fisicità" e l'Interfaccia
che sta davanti al Catalogo elettronico, ne permette l'accesso ad utenti
esterni.
I primi OPAC, nati all'inizio degli anni '80 erano strumenti funzionali
ai cataloghi informatizzati di alcune biblioteche, soprattutto grossi sistemi
bibliotecari nazionali, che avevano deciso di renderli accessibili anche
via rete, tramite un remote login, ad accesso gratuito ad utenti biblioteche
o consorzi.
In seguito poi con la crescita di risorse di Internet, i Cataloghi più
importanti hanno cominciato a fornire accessi non solo a sole biblioteche
e consorzi, vedi i grossi consorzi statunitensi (OCLC), ma si sono resi
disponibili ad interrogazioni da parte di un'utenza sempre più numerosa,
creando delle interfacce più amichevoli, friendly, per una ricerca
più agevole e meno "tecnica": ecco quindi le interfacce
Web.
Le Interfacce come OPAC
Per quanto riguarda l'Interfaccia, le coordinate sono:
Gli OPAC possono essere molto differenti gli uni dagli altri, in quanto
si riferiscono alla struttura del database catalografico che interfacciano,
e al formato dei record bibliografici che vanno ad interrogare.
Le tipologie di degli OPAC/Interfaccia
L'OPAC Web
Intendiamo per OPAC Web, un Catalogo interfacciato da una maschera di ricerca
di tipo GUI (Graphical User Interface), raggiungibile attraverso utilizzo
di un browser (Netscape, Explorer, Opera ...).
Vi sono varie interfacce OPAC Web lungo la rete, tutte diverse in quanto
purtroppo non vi è una standardizzazione, neppur minima, nella costruzione
di questo tipo di maschere di accesso.
Va detto però che questo tipo di OPAC è definito friendly
per eccellenza. L'interfaccia Web solitamente è intuitiva e permette
di accedere al Catalogo in modo agevole e senza conoscenze previe di nessun
tipo, sebbene l'amichevolezza che a prima vista conquista, poi si rivela
ridondante in momenti successivi, la grafica può risultare "pesante"
e inutile e la semplicità di approccio poco efficace in termini di
raffinatezze nelle strategie di ricerca
L'OPAC Telnet
Se stabiliamo che il Telnet è un comando di accesso, una modalità
di "accesso in remoto", per giungere ad un Catalogo, ad uno specifico
database catalografico che risiede su di una determinata macchina, dobbiamo
dunque affermare che il Telnet è un mezzo per giungere a qualcosa
che sta in un certo posto, ad un determinato indirizzo fisico o logico (IP
Address). Il Telnet è quindi una chiamata.
Ma quando facciamo LOGIN, attiviamo una serie di programmi che permettono
di interrogare (in modalità testuale e non grafica ovviamente) il
database che vogliamo raggiungere.
Perciò la serie di programmi che viene innescata con la chiamata
Telnet permette:
Sono però presupposti necessari ad un approccio anche di base,
conoscenze specifiche di quel Catalogo e della sua struttura al fine di
una ricerca ottimizzata, conoscenza quindi di una sorta di "linguaggio"
proprio di quello specifico OPAC.
Abbiamo visto che l'OPAC telnet mantiene le sue caratteristiche di individualità,
in quanto si "distingue" per peculiarità specifiche, per
proprio linguaggio di interrogazione da qualsiasi altro oggetto (interfaccia).
Pertanto anch'esso è un Oggetto definibile come Oggetto Interfaccia.
Non è solo una modalità di chiamata, ma bensì un insieme
di programmi che permettono di accedere ad un Catalogo, esso è quindi
un Oggetto che sta tra un utente e la base dati che l'utente vuole interrogare.
L'OPAC z39.50
Questa interfaccia permette l'accesso a Cataloghi di tipo z39.50.
Nel repertorio OPAC1 non sono molti i Cataloghi z39.50 e sono comunque accessibili
via Web; si tratta quindi di server Gateway z39.50 che indirizzano all'interrogazione
di OPAC z39.50 via Web.
L'accesso via client è un accesso da una macchina singola ad un insieme
personalizzato di Cataloghi, quindi esula dall'elenco OPAC1. E' un accesso
che consente, previo caricamento del relativo software client sulla propria
macchina, di interrogare contemporaneamente più cataloghi z39.50
attraverso un'unica interfaccia di ricerca.
Con certi client z39.50 (EndNote per esempio) è possibile anche recuperare
i dati dai vari cataloghi e basi di dati bibliografiche ed immetterli e
gestirli in un altro database locale, ai fini catalografici o per un loro
trattamento diverso (ProCite per esempio utilizzato per le citazioni bibliografiche)
Con i client z39.50 è possibile raffinare le ricerche in sessioni
successive e utilizzare strumenti di authority file laddove l'OPAC originario
ne è dotato: non sono moltissimi i prodotti italiani client z39.50
che permettono l'interrogazione di cataloghi e relativo recupero dei dati,
esiste un client dell'ICCU che permette di interrogare SBN indice, ma è
necessario avere la versione di Windows 3.1 e non superiori. Un client molto
versatile e nel contempo amichevole è il client Auriga che gira solo
su Windows 95 e per il momento non è disponibile per ambienti Mac.
Sta comunque per essere messa a disposizione del pubblico, la versione UNIX
/ VT100 (Linux).
Dei Meta e dei Multi parlerò nel seguito del presente lavoro.
Vediamo quindi di comprendere l'OPAC in relazione al suo essere "oggetto"
e al concetto di numerabilità applicabile agli OPAC in generale.
Analizziamo il concetto di "individualità" di un OPAC e
le sue proprietà definite, la forma della sua istanza, e le sue categorie,
ragionando in termini di "ontologia formale al meta livello".
L'OPAC come OGGETTO:
Vi sono quattro punti cardine dai quali non si può prescindere per una corretta analisi del problema, cerco quindi di "riassumere" in modo spero non troppo riduttivo:
1. Il concetto di numerabilità degli OPAC
Partiamo quindi dalla definizione di OPAC nel suo insieme CATALOGO/INTERFACCIA quale strumento, mezzo, insieme coordinato di programmi, intervallo (fisico/logico) tra ciò che sta di qua (utente) e ciò sta "oltre" (database).
Un OPAC è numerabile? Bisogna valutare se si tratta di "entità
numerabile" o meno
(Numerabilità/Non Numerabilità degli Oggetti da considerare)
e in questo caso bisogna valutare se andiamo a "numerare" l'OPAC
nel suo insieme di Catalogo+Interfaccia oppure gli OPAC come singole interfacce.
In che maniera quindi gli OPAC sono "numerabili"?
Il Meta OPAC per esempio, come Interfaccia è un oggetto a sé
stante, con propria individualità, e questo si può dire anche
per i cataloghi che la Meta interfaccia va ad interrogare.
Singolarmente i cataloghi sono numerabili, ma nell'insieme?
In questo caso mi torna in mente il paragone di non numerabilità
con termini concettuali come "acqua" e "aria".
Pertanto un'Interfaccia MetaOpac è numerabile come entità
interfaccia, ma non come insieme di cataloghi che va ad interrogare.
2. L'oggetto come "forma della sua istanza": le sue categorie
Vediamo quali possono essere le "forme" di un Oggetto OPAC
e vediamo subito che queste "categorie" sono essenzialmente riferibili
all'OPAC Catalogo:
3. L'oggetto OPAC come insieme UNICO o come più insiemi staccati e/o correlati: relazione Tutto/Parte
Premesso quindi che l'OPAC è costituito dal CATALOGO + la sua
INTERFACCIA,
possono esistere SOTTOINSIEMI DI CATALOGO o PORZIONI DI DATABASE
e questi a loro volta possono avere INTERFACCE DI ACCESSO AUTONOME.
Altro caso ricorrente:
UN CATALOGO SINGOLO PUO' ESSERE COMPRESO IN ALTRO CATALOGO COLLETTIVO,
come pure
UN CATALOGO COLLETTIVO PUO' ESSERE COMPRESO IN ALTRO CATALOGO COLLETTIVO
PIU' AMPIO (interfacce di accesso differenti anche per basi di dati o porzioni
di basi di dati sovrapponibili)
Anche in relazione al concetto di numerabilità dobbiamo proseguire
verso un'analisi più approfondita circa l'oggetto OPAC come insieme
Unico o come oggetto suddiviso in parti.
Un Catalogo può essere singolo o collettivo e può avere una
o più Interfacce (n Interfacce)
Un Catalogo intero può essere suddiviso in parti (Tutto/Parti):
Le porzioni di database, o i cataloghi selezionabili possono essere suddivisi
come detto sopra in relazione alle categorie.
I Cataloghi Generali che comprendono il Tutto sono quindi degli oggetti
interi, ma in un catalogo suddiviso in sotto cataloghi, è necessario
definire quante sono e come si stabiliscono le relazioni tra i cataloghi.
A questo punto è lecito porsi la domanda di come numerare i Cataloghi
di soli Periodici o di sole Monografie, infatti se consideriamo le parti
componenti (cataloghi di soli periodici per esempio) come parte integrante
del Tutto (catalogo generale) il problema non si pone in quanto ogni parte
componente è implicitamente compresa nel suo intero che lo rappresenta.
Nel rapporto Tutto/Parte l'interfaccia è sempre la stessa, è
uguale anche se legata a differenti categorie del data base, ma non vi è
differenza di interfaccia, da questo punto di vista perciò andrebbe
contato solo il Catalogo interno (tutto) e non le sue parti componenti
Per fare degli esempi di tipo pragmatico cito il Catalogo Collettivo
SBN-Indice, esso è un Oggetto a sè in quanto è già
di per sè un Tutto, è comprensivo di più cataloghi
distinti nel loro "sorgere", è una unica e singola unità
in quanto è ubicato "fisicamente" su di una macchina ben
precisa, cioè la macchina Indice.
Fisicamente quindi è uno solo, anche se in OPAC1 abbiamo elencato
più accessi, più interfacce della stessa "categoria",
infatti per collegarsi a SBN indice abbiamo segnalato:
In questo caso abbiamo un unico Catalogo, come un Tutto intero, ed n
interfacce che ne permettono accessi differenziati.
Vi possono essere quindi diversità di accessi in base a modalità
differenti di interfacciamento, modalità di interrogazione diverse
con prodotto finale output di recupero dei dati formulati/visualizzati in
modi differenti e anche in questo caso ci si riconduce al discorso quantità
e/o qualità in base alla diversità di prodotti, dove abbiamo
un'interfaccia "diversa" da un'altra interfaccia (individualità
degli oggetti Interfacce) per un Unico prodotto che sta dietro, il Catalogo
SBN (per esempio) e i suoi sottoprodotti
Dobbiamo quindi operare una distinzione tra categorie di basi di dati
(cataloghi) e categorie di interfacce.
Anche la numerabilità in questo caso varia, come va considerata e
a cosa va collegata? E' riconducibile al Catalogo che sta dietro o alla
sua interfaccia: più interfacce quindi più OPAC numerabili,
in quanto vi sono diversità e quindi individualità proprie
per ogni OPAC? Oppure più interfacce distinte ma collegate sempre
ad un unico database catalogo e perciò un'unica entità OPAC?
L'interfaccia sviluppata da Library Congress per l'accesso a SBN Italiano
non è assolutamente la stessa di quella sviluppata in ambito nazionale,
si tratta di due prodotti differenti , ma il Catalogo rimane sempre lo stesso,
sebbene interfacce diverse per lo stesso Catalogo, offrano approcci differenti
e sebbene talvolta i cataloghi siano "ricopiati" (e perciò
sono delle copie e non degli originali) e fisicamente collocati in luoghi
differenti (macchine diverse in ambienti operativi diversi) con accessi
differenti (Maschere Web diverse, telnet, tn3270).
4. L'oggetto come "individuo": le sue proprietà
Oltre all'aspetto legato alla classificazione in base alle TIPOLOGIE
DEGLI OPAC:
Telnet, Web, MetaOPAC, MultiOPAC e alle sue caratteristiche tecniche (WAIS,
Aleph, Sybilla, Unibiblio, Webif...), vi sono anche altri aspetti fondamentali
che vanno a "regolare" l'individualità specifica di un
OPAC.
Quali sono le proprietà di un OPAC che ne fanno un individuo?
L'OPAC come individuo e ciò che lo "distingue" che lo differenzia
da altri individui, in questo caso da altri OPAC.
La valutazione avviene quindi in termini di "elementi discreti".
L'oggetto non viene identificato per quello che è realmente, ma ci
si sofferma sullo studio delle sue "proprietà generali",
vi è quindi un approccio ad uno studio ontologico.
Lo studio di oggetti "individuabili" in base a criteri di identificazione
si basa su due aspetti principali:
Qual è la qualità di un OPAC; si riferisce in particolare non tanto alle qualità e attività del Catalogo in sè, ma piuttosto alle qualità e attività della parte OPAC/Interfaccia.
Stabiliamo quali possono essere alcune delle qualità di un OPAC/Interfaccia:
Altre qualità legate sempre all'interfaccia sono per esempio il
tipo di architettura.
L'architettura di tipo client/server porta agli OPAC interfacce qualità/vantaggi
in termini di:
Oltre ai numerosi OPAC di singole biblioteche vi sono anche gli OPAC Collettivi,
che comprendono al loro interno il posseduto di più biblioteche.
In questi casi abbiamo quindi sempre un solo Catalogo, un unico database
catalografico, un OPAC unico, sebbene riferibile a più strutture/biblioteche/enti,
eventualmente munito di più accessi (telnet o Web).
Sostanzialmente vi sono due tipologie di cataloghi collettivi:
Sono Cataloghi Unici che si costruiscono attraverso funzioni di CATALOGAZIONE
PARTECIPATA, nascono quindi dall'attività di catalogazione di più
biblioteche che adottano lo stesso sistema gestionale e che immettono i
dati direttamente nel catalogo comune, recuperando il dato laddove già
esistente o creandolo ex-novo se non già esistente nella base.
Al catalogo unico possono partecipare insiemi di biblioteche di uno stesso
ambito geografico, o di un sistema definito (di ateneo, provinciale, regionale,
...). Succede anche che vi sia una prima partenza all'interno di un sistema
più piccolo (di ateneo per esempio) che in seguito va ad integrarsi
in un catalogo più ampio (SBN indice per esempio), con riversamento
dei dati in prima battuta, e relativo schiacciamento delle "notizie"
rilevate come identiche e nel proseguo con attività di catalogazione
direttamente on-line.
Lo schiacciamento delle notizie bibliografiche identiche comporta quindi
"unicità della notizia bibliografica"
L'immissione dei dati bibliografici direttamente nel Catalogo Unico Collettivo
porta ad un lavoro di catalogazione partecipato e all'adozione comune di
procedure per il prestito interbibliotecario.
Questi cataloghi solitamente nascono da progetti ad ampio respiro, si basano
su stesso software gestionale, anche se prossimamente in SBN per esempio
sono previsti "ingressi" a "poli" con sistemi gestionali
differenti (EasyWeb)
I cataloghi Unici sono quindi cataloghi di Grossi Sistemi Bibliotecari (Nazionali,
Poli Regionali, di Ateneo, ...) e di solito sono muniti di un accesso primario
in modalità Telnet.
Recentemente le Interfacce Web questi Cataloghi Unici sono affiancate da
interfacce Web di singola biblioteca; il Catalogo Unico può "generare"
Cataloghi Singoli con interfacce simili all'interfaccia madre, interrogabili
da altro indirizzo locale.
In questo caso vi è uno scaricamento locale periodico: dal Catalogo
Unico aggiornato in tempo reale a Cataloghi Singoli aggiornati periodicamente.
Questo è il Catalogo Collettivo che nasce dal recupero e unione
di cataloghi on-line.
Di solito si uniscono assieme cataloghi di tipologia affine per stesso software
gestionale (Unibiblio di Catania) o per discipline o relativi a determinate
zone geografiche o aree di ricerca definite.
Esistono però anche Cataloghi Cumulati che utilizzano software gestionali
differenti, per esempio i vari EasyWeb (software differenti, Prontobiblioteca
del Friuli).
Il trasferimento dati in formati adeguati (Unimarc) viene effettuato con
un riversamento dei dati "standardizzati" in un unico database,
senza schiacciamento delle notizie bibliografiche identiche, vi possono
essere quindi più "schede" (record) per una stessa notizia
bibliografica, ogni scheda ha una sua localizzazione (a differenza della
notizia unica che invece ha un'unica descrizione con più localizzazioni
fisiche ad essa collegate)
L'Interfaccia al database unico costruito a posteriori è sempre con
maschera di accesso unica con possibilità di selezionare i Singoli
Cataloghi.
Lo scarico dei dati bibliografici dai singoli cataloghi al cumulato avviene
in modalità batch, con aggiornamenti periodici, non si tratta pertanto
di un database aggiornato in tempo reale, i Cataloghi aggiornati in tempo
reale sono quelli singoli originari.
Talvolta avviene (Catalogo Collettivo del Sistema di Parma ) che il catalogo
cumulato riversato su una macchina diversa da quella che ospita il sistema
gestionale, sia munito di una funzionalità di ricerca aggiuntiva
che va comunque a "leggere" in tempo reale i dati relativi alle
localizzazioni fisiche che si trovano sulla macchina del gestionale. In
questo caso abbiamo informazioni legate comunque a dati gestionali on-line.
Ultimamente sono molti i cataloghi cumulati che stanno sorgendo, soprattutto
per "unire" le informazioni provenienti da cataloghi di biblioteche
geograficamente vicine (sistemi provinciali).
Vediamo il significato del termine, anzi prefisso, META, per avere una visione
corretta degli usi e del suo significato.
Se andiamo a fondo alla questione probabilmente è improprio affidare
il termine MetaOPAC ai vari Azalai, Imatlib, Midolo e anche Cecchetti e
spiego perchè, anche se è un "purismo" ormai sconfitto
dall'uso.
Meta deriva dalla preposizione greca "metà" con i significati
fondamentali di:
"fra", "assieme a", "oltre, dopo"
Abbiamo quindi tre "blocchi di significato":
E' chiaro quindi come nessuna delle Interfacce che si autodefiniscono
META in realtà lo siano veramente
Se vogliamo definire un MetaCatalogo questo è solo OPAC1, il Repertorio
degli OPAC, che collocherei logicamente nel blocco di significato 2): al
di là, che trascende ...
Il Meta OPAC inteso in termini "recenti" invece è l'Interfaccia
Unica di Riferimento.
Essa si "sostituisce" alle altre interfacce che stanno davanti
ai singoli cataloghi. Vi è una "fusione virtuale" di OPAC
Web attraverso le funzionalità di una nuova interfaccia che si interpone
alle altre e che ne integra le peculiarità in un "unico modello
di riferimento".
L'utente è quindi agevolato perchè l'interfaccia è
sempre la stessa per più cataloghi, le possibilità di ricerche
trasversali per tipologie, per settori, permettono di recuperare con una
sola query posta, informazioni provenienti da più cataloghi. Vi è
possibilità di ricercare quindi all'interno di singoli cataloghi
o all'interno di più cataloghi in contemporanea.
Il prodotto finale può dare risultanze ricostruite in file html "omogenei"
oppure le risposte finali in output possono mantenere le funzionalità
dell'OPAC originario.
L'integrazione all'interno dei record recuperati dei dati legati alla fisicità
e reperibilità dell'informazione, porta all'eventualità di
connettersi direttamente all'OPAC originario per eventuali richieste di
prestito, in quanto le funzionalita' proprie dell'OPAC interrogato vengono
mantenute e riproposte in output.
Il Meta OPAC effettua ricerca simultanea in parallelo per scomposizione
dei dati in domini.
L'integrazione dei record recuperati con le informazioni correlate alla
reperibilità dei documenti rimandano sempre all'OPAC di pertinenza.
Esempi di MetaOPAC sono Azalai (parola in tifinagh, antico linguaggio tuareg,
che significa separarsi per poi ricongiungersi), il WAIS di Cecchetti e
il nuovo MultiOPAC di Sebastiano Midolo che sebbene si chiami Multi è
in realtà un Meta a tutti gli effetti.
Si tratta di tre prodotti "diversi" anche se sono tutti dei MetaOPAC:
Azalai riconduce ad un insieme "omogeneo" di OPAC da interrogare;
il WAIS di Cecchetti, diverso per funzionalita' di Interfaccia, scandaglia
gli OPAC di dieci università più tutta l'area CNR pisana e
perciò racchiude un insieme alquanto disomogeneo; il nuovo Midolo
rimane sempre un set piuttosto vario e random relativamente alla scelta
degli OPAC da interrogare.
Piuttosto incerta, da parte mia, la collocazione di IMATLIB, che continuo
a pensare più in termini di MultiOPAC, che di Meta.
Il suo menu' a tendina che permette di selezionare uno o più OPAC
(tutti omogenei: tutti Aleph, tutti relativi a monografie e tutti di area
matematica) è basato su un Motore MultiServer che va ad interrogare
gli OPAC secondo tempi definiti a priori in un ordine stabilito (non vi
è quindi ricerca parallela); per di più l'interrogazione dell'OPAC
non avviene come ad insaputa dell'OPAC chiamato (come nei Meta) ma è
necessario installare un pezzetto di software nel server dell'OPAC da interrogare;
non è possibile nemmeno selezionare, attraverso il menù a
tendina, il primo o il terzo OPAC, o il secondo e l'ultimo, ma solo:
Un Multi OPAC è un Interfaccia che funge da Collegamento ad altre
Interfacce che continuano ad esistere con le loro caratteristiche e peculiarità.
E' un qualcosa di diverso da una Meta Interfaccia, anche se le differenze
sono sfumate e talvolta a certi livelli possono anche confondersi.
A livello informatico probabilmente si tratta di software più o meno
evoluti, perciò abbiamo interfacce con potenzialità maggiori
o con hardware (processori) di numero maggiore per le ricerche in parallelo
e perciò le differenze sono solo in termini tecnici legati a prodotti
e linguaggi di programmazione.
L'utente invece nota, in quanto "avverte" delle differenze, e
questo capita soprattutto all'utente bibliotecario.
Il Multi OPAC è comunque un'Interfaccia Web di ricerca a più
OPAC, ma ne interroga uno per volta
Può presentarsi con menù a tendina per la selezione di un
OPAC per volta.
IMATLIB per esempio permette di selezionare più OPAC in sequenza,
o tutti (tasto control shift, per fare scorrere la tendina dei menù),
ma non per esempio il primo o l'ultimo della serie. Dunque è collocabile,
tra un Multi e un MetaOpac.
Per di più quando interroga un OPAC non lo fa ad insaputa dell'OPAC
che va ad interrogare , ma gli è necessario collocare presso il server
Web dell'OPAC originario un pezzetto di software per farsi riconoscere.
Il MultiOpac si può presentare anche come una serie di finestre o
"form" di interrogazione una sotto l'altra: dunque non vi e' interfaccia
unica di riferimento, ma è necessario porre più query, in
canali differenti, per ottenere risposte provenienti da un catalogo per
volta. Non vi è quindi un'architettura parallela, ma si tratta di
un'interfaccia in qualche modo "estranea", staccata, che funge
da strumento semplificativo e di raggruppamento che permette di ricercare
in modo "seriale" e differenziato.
In output le risposte sono date dai singoli OPAC.
Nei MultiOpac più evoluti, la comunicazione tra l'utente e i singoli
"siti'' è guidata da un Motore tipo Multi Server e l'output
dei dati avviene a blocchi.
Uno dei maggiori problemi riscontrati è quello sulle decisioni dei
tempi di attesa, affinchè tutti i server remoti diano le risposte
relative alla stessa "query'', ma questo può avvenire anche
con le Meta interfacce perchè in realtà anche quando si parla
di ricerca in architettura parallela, in pratica la ricerca "fisica"
avviene attraverso un processore che ricerca in non più di due OPAC
alla volta in contemporanea. La ricerca parallela spinta quindi, si basa
su questioni tecniche hardware (oltre che software) legate al numero dei
processori disponibili.
Accanto ai Meta e ai Multi esistono anche delle altre Interfacce che definirei
"ibride", si tratta di una categoria di interfacce che vanno ad
interrogare insiemi diversi
Sono le Interfacce predisposte da alcuni Enti di Ricerca (CNR per esempio)
per scopi specifici di ricerca d'area.
Queste Interfacce non sono molto raffinate sia per grafica che per funzionalità
e solitamente permettono selezione previa sul tipo di fonte su cui si vuole
effettuare la ricerca e raggruppano entità/fonti bibliografiche differenti:
La visualizzazione dei dati in output è quella specifica della
fonte.
Si tratta di strumenti di lavoro per determinati gruppi di utenti che necessitano
di informazioni bibliografiche relative a un certo argomento o area disciplinare,
ma in ambito tedesco per esempio, questo tipo di interfacce sono piuttosto
utilizzate soprattutto per raggruppare insiemi universitari (solo a titolo
citazionale perchè questo lavoro si riferisce all'ambito geografico
italiano).
Esempi da citare sono: Interfacce dell'area CNR, interfacce per software
CDS/ISIS, Progetto Beppe Romano, e alcune interfacce di progetti Regionali
Da sempre in ambito bibliotecario i due mondi Catalogo e Bibliografia si
sono in qualche modo contrapposti, il Catalogo come rappresentazione di
oggetti fisici precisi recuperabili perchè presenti in un determinato
luogo, la Bibliografia come rappresentazione astratta di oggetti di cui
si conosce l'esistenza ma si ignora il luogo ove trovarli.
Da entità distinte con peculiarità definite a nuove forme
di comunicazione in cui i due mondi apparentemente separati si correlano;
questo è l'inizio di ciò che porterà alla trasformazione
di un OPAC in qualcosa che oggi sembra ancora non avere un nome, e non essere
ben definito in termini di proprietà.
Come il Catalogo (a schede) si è trasformato in un Database Catalografico (su supporto elettronico)
e in seguito in un OPAC (con interfaccia di accesso), così l'OPAC di oggi si sta trasformando
in un oggetto/strumento informativo polistrutturato e polivalente.
L'inizio dunque è la connessione dei due Oggetti Catalogo e Bibliografia,
in uno strumento dinamico che mantiene le due entita' distinte ma le mette
in comunicazione diretta.
Esempio di correlazione Bibliografia-Catalogo è il Progetto CASA
che mette in comunicazione il Database ISSN con il Catalogo ACNP. Partendo
da un dato citazionale bibliografico relativo ad un periodico contenuto
in un database, ci si collega al catalogo collettivo con i relativi dati
sul posseduto.
Dunque da Bibliografia a Catalogo, da informazione secondaria a informazione
primaria.
Mi affascina pensare all'evoluzione di un OPAC in termini di fusione di
entità apparentemente distinte: dai dati di un database bibliografico
ai dati relativi è già una realtà tangibile offerta
dai vari sistemi di database networking che appunto operano in due modalità:
Per andare "oltre" pensiamo a strumenti informativi ancora
più strutturati, quali OPAC/Database polifunzionali, ovvero l'OPAC/Database
e le rappresentazioni dei suoi Oggetti.
La direzione è quella in cui Catalogo e Bibliografia trovano unicità,
non solo vengono correlati, ma si fondono insieme,
nello spazio di un "OPAC/DATABASE SCONFINATO" (termine coniato sul
momento che sta ad indicare un OPAC unito
ad un Database bibliografico, sconfinato perchè ogni altra informazione
può trovare spazio, in qualcosa che non ha attualmente confini vedibili)
Questa nuova forma di strumento informativo munita di Unica Interfaccia
di accesso alle informazioni/oggetti e loro rappresentazioni, è al
contempo un database bibliografico, in quanto nasce come tale, ma è
anche un catalogo, perchè lo diviene nel momento in cui alla citazione
bibliografica si aggiungono i campi con le localizzazioni fisiche dei documenti.
Ma è anche qualcosa di più, qualcosa che va oltre, perchè
questo nuovo Sistema Integrato può offrire link a frontespizi virtuali
con Tavole dei Contenuti e Abstract, link a eventuali documenti a testo
pieno (full-text), attuando così un passaggio da offerta di informazione
secondaria a informazione primaria.
Cosa può quindi contenere uno strumento informativo di questo tipo?
E' ineluttabile pensare che OPAC1 dovrà evolversi in uno strumento
flessibile e al passo coi tempi per far fronte alla massiccia crescita di
OPAC italiani che stanno aumentando in modo esponenziale.
Ogni giorno nascono OPAC nuovi, nuovi interfacce a cataloghi Sebina, Tinlib
o a cataloghi collettivi, sono resi pubblicamente disponibili lungo la Rete.
I 215 OPAC enumerati ad oggi, possono ancora essere raggruppati in un file
di accesso e rendere un buon servizio all'utenza specifica e non specifica,
ma in un futuro non così remoto, forse imminente, il repertorio OPAC1
non potrà più far fronte ai bisogni dell'utenza se non si
passerà a un gradino successivo in termini di offerta di servizio.
E' corretto quindi porsi il problema di come ripensare ad uno strumento
nuovo, ridisegnarne la struttura, ripensare a confini e territori, per rendere
uno strumento dinamico ed efficace.
E' quindi in questi termini che mi accingo a pensare ad OPAC1 come ad uno
strumento informativo di tipo nuovo, a concettualizzare un nuovo modello
che raggruppi, ma nel contempo interroghi gli OPAC italiani in modo intelligente.
Il mio pensiero va quindi verso un Meta OPAC nazionale degli OPAC italiani,
una Meta Interfaccia che ricerchi all'interno dei vari OPAC italiani l'informazione
e la riproponga in modo omogeneo all'utente.
L'idea di dotare OPAC1 di un'interfaccia Meta del tipo Azalai, parola antica
"tifinagh" che significa separarsi per poi congiungersi di nuovo,
mi stimola e mi affascina al contempo, laddove la separazione degli OPAC
individuali trova rimedio e la frammentazione dell'informazione attualmente
esistente si riunisce insieme attraverso ricerche parallele e contemporanee.
E' necessario quindi pensare dapprima in termini di database, in seguito
in termini di base di conoscenza all'interno di un sistema esperto.
Le fasi su cui bisognerà soffermarsi per concepire questo nuovo modello
di strumento informativo si possono riassumere nei seguenti punti:
Per finire, è suggestivo pensare in termini di continuità
non tanto di un OPAC interfaccia perchè essa può essere rinnovabile,
rimuovibile, sostituibile, ma in termini di "continuità"
e "sopravvivenza" dell'OPAC Catalogo e della sua "vedibilità
pubblica": l'OPAC Catalogo come "essere continuante" nel
tempo e nello spazio.
Se accettiamo che si definisca "continuante" ogni entità
che sia estesa nello spazio e persistente nel tempo, come ci poniamo di
fronte al problema della "continuità e persistenza" nel
tempo di un OPAC, e alla sua "conservazione" in uno spazio fisico
o logico che sia?
In quali territori di domani verranno conservate le memorie delle descrizioni
catalografiche di oggi?
La dimensionabilità del concetto spazio/tempo in relazione all'esistenza
di un oggetto OPAC è quanto mai affascinante, non priva di incognite,
bensì priva di certezze.
Perciò è lecito domandarsi se un OPAC persisterà nel
tempo e nello spazio, in quali luoghi riuscirà a comunicare se stesso
nel futuro tramandando informazioni.
Il vecchio catalogo a schede ha continuato nella sua persistenza nel tempo,
come essere continuante a tramandare forme e modi, a riportarci storia e
narrazioni, almeno fino ad oggi ha retto, ubicato in uno spazio ben definito
e circoscritto, all'interno di edifici fisici chiamati biblioteche (non
virtuali).
Rimane vivo fintanto che un eventuale incendio non lo distrugga, ma quanti
e quali pericoli in agguato potrebbero distruggere la fragilità esistenziale
di un OPAC?
Per il momento noi redattori di OPAC1 raccogliamo queste entità così
astratte ma così vere, questi Oggetti OPAC così effimeri e
talvolta fugaci e li riordiniamo in insiemi definiti.
Se riusciremo a creare il database da porre "dietro" ad una Meta
Interfaccia, riusciremo forse ad avere anche un "controllo" migliore
sugli accessi e a fornire un insieme più organizzato di risorse.
L'approdo finale sarà quindi la costruzione di UNA BASE DI CONOSCENZA PER UN SISTEMA ESPERTO che offra risposte intelligenti a interrogazioni complesse sulle caratteristiche tipologiche, concettuali, semantiche e strutturali dei vari OPAC permettendo un orientamento in un sistema integrato di documentazione.